Lo spazioporto di Acerra
Si può vedere una volta e mezzo abbondante Frankenstein Junior nel tempo che impieghereste a vedere Frankenstein (2025): sarebbe un uso migliore del nostro tempo.
Sì, ancora un film “dell'orrore” dopo la volta scorsa. Sarà la bruma novembrina, che rende un'impresa disperata e facilmente mortale anche caricare la batteria dell'auto, a cofano aperto, senza un riparo dalle intemperie... (ma io, novello dottor F., dovevo provarci lo stesso.)
E insomma ci sono cascato un'altra volta: ho provato aspettativa per un film del regista più sopravvalutato della nostra epoca. E ancora una volta ne sono rimasto mortificato... ma bene così! È sempre la scelta giusta coltivare la scintilla di speranza che ci arde in petto, anche se ci espone ai fulmini della cattiva sorte, perché l'alternativa sarebbe un petto inerte stretto dal gelo del rigor mortis...
Questo ultimo Frankenstein è la grottesca parodia di un bel film: immagini belle di per sé (anche se è sempre l'alba o il tramonto?!) ma assemblate in un corpo inerte che nessuna tensione galvanica ha potuto animare... Basta. Non mi interessa dissezionarlo sul tavolo operatorio, abbiamo altro di cui occuparci.
Andiamo veloci. Ogni fibra del mio essere vibra tuttora delle melodie celestiali di Silksong, ma preferisco tenermi tutto dentro. Verrà il momento propizio.
Restiamo invece sull'attualità: vedete che sappiamo fare come i giovani anche noi! E addirittura parleremo di un Gioco Multigiocatore A Servizio?! Dove si spara e si arraffa bottino in un eterno circolo.
ARC Raiders.
La prima meraviglia di questo titolo è che la nostra base si trova all'ex spazioporto di Acerra. Questo gioco internazionale, modernissimo e di grandi speranze, è ambientato in Italia?! Nello specifico lungo la, erm, la Salerno Reggio-Calabria.
Non è fatto da una casa italiana, e questo rende ancora più stupefacente la scelta dell'ambientazione geografica: non ho preso a cuore questo gioco abbastanza da seguire le interviste o altro, ma mi piace pensare che qualcuno sia rimasto fulminato dopo una vacanza tra Napoli e la costa calabra.
La geografia delle mappe usa nomi di fantasia, ma i casolari sperduti nell'Appennino e le chiesoline diroccate sono inconfondibili, così come i cartelli stradali e tutti i nostalgici relitti che costellano il solito mondo postapocalittico (al di là delle facili ironie).
Robot alieni hanno invaso la Terra del futuro, gli ultimi superstiti sono rifugiati nelle profondità del sottosuolo e compiono brevi incursioni in superficie per procurarsi le risorse vitali: la più classica delle ispirazioni letterarie, tra Lem e i fratelli Strugatskij.
Una cornice su misura per partite tesissime a squadre da tre sotto la costante minaccia non solo dei robot, ma pure dei giocatori umani delle altre squadre, che potrebbero cooperare pacificamente oppure spararci a vista, oppure cambiare idea col capriccio del momento...
Mi sento un pesce fuor d'acqua a commentare questa roba, che non trova mai spazio in queste pagine, ma per ARC Raiders ho voluto fare un'eccezione per via della suddetta ambientazione che me lo rende simpatico, e poi per la direzione artistica strepitosa. Questo genere di giochi punta a spillarci dalle tasche un flusso continuo di denaro grazie anche allo shopping cosmetico, e l'estetica NASA-punk curatissima ha fatto innamorare anche me.
Il gioco è partito a razzo verso un successo strepitoso. È un razzo su cui non sono salito, e che non prenderò mai. Ma non è pregiudizio o spregio: è solo che non si può amare tutto, nemmeno volessimo. Questo genere ti detta i suoi ritmi, è un buco nero di attenzioni più di un neonato, più di una carriera ossessiva, e oltretutto ti espone alla Socialità... il che, tra sconosciuti su internet, è un girone infernale.
Non è cosa per me. Anche solo per farmi un'idea di come si svolge la partita, e di quali potessero essere le attrattive, ho dovuto educarmi guardando giocare qualcun altro.
Si fa così, mi pare, tra i giovani d'oggi.
Il catrame dell'armadillo
Avremmo dovuto parlare di Lucca settimana scorsa, ma sapete come siamo fatti. Avremmo pure dovuto andarci, se fossimo stati giornalisti, ma quello direi che non esiste proprio. Non è che noi di FTR non andiamo mai alle manifestazioni nerd, abbiamo avuto le nostre esperienze con tanto di reportage, ma Lucca è qualcosa per cui ci vuole una certa devozione o l'innata incoscienza della gioventù. Come sapete abbiamo perso quasi ogni tipo di fede e sulla gioventù vi abbiamo ragguagliato spesso, quindi le cose stanno così.
In generale quindi, è vero, abbiamo sempre detto poco di Lucca, che comunque ci colpisce solo in alcuni affetti nerd, ma non colpisce in pieno quello che è caro al nostro cuore, ma quest'anno l'intreccio tra i personaggi e la vita reale (purtroppo) è tale da spendere un paio di parole.
Come sapete quest'anno Kojima era a Lucca. Aveva le sue buone ragioni, non tanto per venire in Italia, ma per farsi vedere a un evento non strettamente legato ai videogiochi, ma di una certa risonanza nel nerdomondo. Perché Death Stranding 2 è un videogioco e merita ancora della sana promozione, ma lo stesso universo ora annovera anche un prossimo film di animazione e addirittura una serie anime di recentissimo annuncio, tutte cose per cui bisogna coltivare fandom dai gusti più variegati.
Se un personaggio come Kojima è a Lucca e tu hai un po' di conoscenze nell'ambiente è ovvio che la prima cosa che fai è provare a farci una fotina insieme. E' quello che ha fatto legittimamente pure Zerocalcare ed è qui che è scoppiata la gran polemica.
Come sapete qui a FTR non ci teniamo tanto a ricordarvi come va la scena internazionale, lo sapete anche voi e probabilmente sapete anche voi cosa è successo senza che ve lo dica io. Senza scendere troppo nei dettagli la Turchia se l'è presa con Kojima (e qui fa già ridere) per essersi fatto una foto con Zerocalcare (riderissimo). Kojima, una volta avere realizzato che era tutto vero ha visto pure la necessità di dare una dichiarazione formale sull'argomento (per completezza, anche da Zerocalcare è venuto un feedback. La cosa è morta lì, ma what a time to be alive.
Non sono interessato qui a parlare delle cause per cui lotta Zerocalcare (ma Kobane Calling è l'unico libro suo che possiedo, sappiatelo), quello che mi interessa sottolineare qui è come ormai si è perso il senso delle proporzioni e non so se lo si è perso in un senso o nell'altro. Innanzitutto immaginatevi quanti turchi sanno che cos'è Lucca Comics&Games e quindi quale risonanza possa aver avuto in generale il fatto. Poi pensate, dall'altra parte, quanto i turchi siano interessati alle opinioni politiche di un produttore di videogiochi giapponesi e infine quanta voglia un produttore di giochi giapponese abbia voglia di dirimere questioni interne turche. Il comunicato di Kojima, che prende le distanze da tutto, io l'ho sentito proprio come un caro vecchio Don't Feed the Troll. Cioè, non ci dice niente sul pensiero di Kojima sull'argomento, ci dice solo che evidentemente in quel momento e in quell'assurda scheggia di realtà non era il caso di intraprendere un dibattito. Tanto meglio ripiegare e ritirarsi in buon ordine.
E' ovvio che la cassa di risonanza che ha reso tutto questo possibile è il mondo social. La miccia che ha realmente acceso la fiamma è stato Kojima che ha postato la foto sui suoi social e quindi ha avuto una risonanza tale da arrivare in Turchia. Ma questo significa che la polemica parte da qualcosa di completamente decontestualizzato e il semplice parlarne è ridicolo. A MENO CHE non accettiamo il fatto che ormai tutte le polemiche sono fortemente decontestualizzate e quindi ormai l'intero sistema è una serie di scimmiette che reagiscono quando uno picchia il vetro dove con intero sistema comprendo anche la politica che invece dovrebbe estraniarsi da certe dinamiche.
Questo tipo di questioni che cupamente funestano il nostro mondo sono ahimé molto diffuse, ma oggi ho deciso di dedicargli una paginetta perché naturalmente il coinvolgimento di Kojima ce le avvicina abbastanza. Può sembrare una piccola cosa, può fare ridere, ma se pensate quale sia l'attuale precario equilibrio della geopolitica non vorreste salire nemmeno su quelle altalene. Viene anche da chiedersi quali riflessioni si sia fatto Kojima nella sua cameretta sull'argomento, dopo tutto quello che ha fatto nei Metal Gear Solid. Ma questo, probabilmente, non lo sapremo mai. O ce lo troveremo, senza saperlo, in un videogioco.
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