Palle
La visione attenta di The Hateful Eight ci ricompensa con un tesoro di dettagli impossibili da notare altrimenti. Uno dei più criptici è il gesto di un certo personaggio particolarmente colmo d'odio, che a un certo punto gira una ad una le pallottole nella sua arma da fuoco: si tratta di una pratica brutale da tempo messa al bando da tutte le convenzioni di guerra, che rende i colpi meno precisi ma causa ferite dilanianti (come ben illustrato nel film!).
Ecco, anch'io oggi ho le palle girate.
Ma sì, perché sono uscite tutte le nomine dei The Game Awards 2025, e come da tradizione mi fanno salire l'acidità di stomaco.
Grazie al cielo almeno quest'anno i candidati a Gioco dell'Anno sono incontestabili: tutto pacifico, tutto ragionevole, niente sorprese funeste. Chiunque vinca sarà meritevole a modo suo.
Ma se uno ha la pervicacia di addentrarsi tra gli altri premi, ecco che cominciano i dolori... Le categorie di genere, tanto per cominciare, sembrano ormai una provocazione. Un deliberato attentato alla maturità del medium videoludico. Le categorie di genere, gli anni scorsi, ci regalarono epici confronti come... erm, Flight Simulator contro Unicorn Overlord? Per non parlare del dibattito sempreverde: cosa è “indie” e cosa no.
Quest'anno abbiamo poi un Monster Hunter cacciato a forza tra gli RPG, e altre demenzialità tutto sommato meno imperdonabili degli anni scorsi.
Quel che non mi va di perdonare è la pioggia di nomination ricaduta su Ghost of Yotei, la vacanza per famigliole tutto compreso in un villaggio turistico alle pendici del monte Fuji. Una protagonista sciapa, un copione da età pre-scolare, e uno sferragliare di katana a quanto pare bastano per catturare le anime vacue dei votanti, se il marketing martella abbastanza forte e duro.
Perlomeno questo eccelso collegio di elettori si è ricordato che Silksong ha la Colonna Sonora più fantasmagorica che sia sentita dai tempi d'oro di Nobuo Uematsu.
Tutto qua: non c'è davvero di che accendere gli animi. Forse dopotutto ero già irritato di mio, e queste nomine ogni anno ormai sono una tenera preda in cui affondare i denti.
Con questo stato d'animo, mi guarderò bene dall'affondare ancora nelle pozze catramose della Polemica che sta agitando la scena dei Creatori di Contenuti italiani. Ho già dato più di quel che avrei voluto su queste pagine. Zuffe tra bamboccini nel cortile dell'asilo: e tutt'attorno una platea di scimmiette a lanciare lordura, e qualche furbastro che si aggira vendendo noccioline.
Del resto la pochezza disarmante della critica videoludica, e l'entusiasmo morboso per i drammi parasociali degli streamer, sono aspetti diversi del medesimo disagio. Povera industria! M-ma... ma quest'anno sono usciti almeno cinque capolavori sublimi che segneranno il corso della storia videoludica...! Un Capolavoro Dopo l'Altro!
Vuoi vedere allora che non c'è mai stato un momento più felice per gli appassionati di videogiochi, e di tutto il resto possiamo anche batterci le p-... Ma sì, non ce ne curiamo. Dobbiamo preparare lo slancio per affrontare indenni le fiamme della stagione natalizia che ci si para davanti.
Lo-Rez: arte, storia, web design“We have a serious problem. I think our computer is horribly depressed.”
Mettici del coriandolo
The Apothecary Diaries non ha certo bisogno di me che venga a parlarvene o che venga a farvi notare che la traduzione italiana "Il monologo dello speziale" è più aderente al titolo originale di quella inglese. E' una delle serie di maggior successo dello scorso periodo, ha chiuso la sua trama principale in due corpose stagioni da 25 episodi e nonostante questo sembra aver annunciato un proseguo. Ma se non recensissimo anche le cose più mainstream come faremmo ad apparire fighetti?
In un impero cinese (che però non è la Cina) la giovane Maomao viene rapita e portata come schiava alla corte interna dell'imperatore. Visto che comunque questo non è poi un gran problema per i poveracci del suo tempo si adatta facilmente alla vita di corte, al servizio delle spose dell'imperatore, e, usando la sua intelligenza, entra nelle grazie dell'eunuco plenipotenziario Jinshi che amministra il luogo come una specie di generale o maggiordomo o un qualche mix estremamente delicato dei due e che le sottopone spesso casi misteriosi, sovente legati al mondo dei veleni, di cui la ragazza è appassionatissima. A reggere la trama tra gli episodi anche i misteri dell'origine di Maomao e un più esteso intrigo volto forse a rovesciare nientemeno che l'imperatore.
La prima cosa che viene in mente guardando Il monologo dello speziale è certamente Lanterne Rosse. Ci sono un po' meno suicidi (ma noi poi così tanti meno) e un ritmo un po' meno rarefatto (ma non poi così meno rarefatto), ma in generale si sente la tensione anche sessuale della corte interna in cui le varie consorti si sfidano per avere un posso speciale nelle attenzioni dell'imperatore e allo stesso tempo devono sfuggire ai complotti e ai dispetti delle loro sottoposte in un universo femminile-centrico, ma dominato da un uomo, Jinshi, che, al di là della questionabile eunucocità deve comunque fare riferimento nuovamente a una donna, Maomao, per venire a capo del complesso universo che cerca con enormi sforzi di controllare.
All'apparenza il Monologo dello Speziale sembra vendersi come uno di quegli anime di investigazione di cui abbiamo parlato spesso dove al centro dei mini-arch che compongono le stagioni si trova un qualche crimine o mistero che Maomao, intelligentissima oltre ogni limite umano e scientifico, risolve parlando per la maggior parte del tempo. Questa definizione è però inesatta perché palesemente quella dei misteri è solo una stampella rispetto ai veri intenti degli autori ovvero raccontare uno slice of life ambientato in un universo antico più o meno mitologico riscaldato da una storia d'amore del genere non ti voglio io-non mi vuoi tu in cui tutti capiscono da subito come va a finire tranne i due personaggi coinvolti. La bellezza della serie viene dai momenti in cui questo tre elementi (mistero, ambientazione e amore) si miscelano correttamente, allo stesso modo le brutte cadute che sono sempre presenti nel prodotto si anno quando questi tre elementi mostrano un palese squilibrio.
Scrivo questa recensione dopo aver visto entrambe le stagioni, non capita quasi mai, ma è meglio così, perché credo che con la seconda stagione il mio giudizio sia cambiato, purtropppo in peggio, non fino a squalificare la serie, ma comunque abbastanza per mettermi qui a fare le pulci un po' più a lungo su certi difetti.
Quando Maomao si trova a indagare su qualcosa, dobbiamo dirlo, il ritmo è incredibilmente buono, per gli standard del genere, anche perché i ragionamenti della ragazza sono intervallati da gag di varia natura (tra cui i siparietti con Jinshi ovviamente). L'intera prima stagione chiude in maniera molto bella la vicenda delle origini di Maomao e allo stesso tempo mostra una notevole complessità riguardo l'altro tema importante del complotto contro l'impero. In questa solida gabbia anche il racconto di come funzioni questa simil-cina con i suoi quartieri dei piaceri, i suoi protocolli rigidi e le sue danze sgarzoline è un arricchimento veramente interessante alla visione. Nella seconda stagione, invece, venendo a mancare l'indagine sulla stessa Maomao e tirando terribilmente in lungo alcune parti del complotto la serie si annacqua e a volte, letteralmente, assistiamo alla nostra protagonista che si incaponisce a spiegarci un qualche aspetto irrilevante del mondo in cui vive in un contesto di staticità assoluta, manco fosse un documentario di Focus, ma senza alieni (quindi senza la parte divertente). La cosa che fa rabbia è che il complotto in sé, invece, è una storia imponente e estramente coraggiosa, che però viene relegata agli angoli della stagione invece di essere sapientemente distribuita tra gli episodi.
Tecnicamente invece parliamo di un anime di assoluta eccellenza per cura delle ambientazioni e dei costumi e per pulizia del tratto. Ogni personaggio è reso con grande sapienza e, un po' come per Lanterne Rosse, l'imponenza della corte coi suoi colori e le sue maschere è protagonista indiscusso della storia. Ovvio, non è una serie d'azione, non ci sono scene dinamiche con cui si sia messo alla prova, ma il suo nobile incedere attraverso i corridoi imperiali ha un'infinita classe.
Al netto dei difetti riportati sopra e che in un certo senso dipendono anche dalla serialità del media, bisogna anche dire che il Monologo dello Speziale è tecnicamente molto ben fatto anche dal punto di vista narrativo perché la storia ha la rispettosità e la solidità di un romanzo, con molti personaggi scritti bene, molti retroscena e piani paralleli lavorati con cura e pazienza e una storia principale che non ha mai la tentazione di ribaltare tutto per un momento shock, ma arriva in fondo sicura dei suoi mezzi. In questo sta forse la vera motivazione del suo grande successo (anche come manga) più che tutti gli altri aspetti. La semplice descrizione di cosa ci sia in questa serie potrebbe farlo sembrare un anime mediocre, simile a tanti altri, è invece il come tutto questo è realizzato e portato avanti che rende la visione un reale piacere.
La nota sulle canzoni: forse si fa notare e intriga la seconda opening, il resto è, come ormai di consueto, abbastanza dimenticabile.
Concludendo, il monologo dello speziale è vivamente consigliato. Aspettatevi qualcosa che non faccia stare in punta di divano pronti a scattare eh, è più una vicenda da osservare rannicchiati sotto il te, con una tazza di té al gelsomino in mano, ma una volta che avrete capito con che prodotto avete a che fare non potrete fare a meno di notare la grande abilità con cui è stato in generale realizzato.
Certo, pensando al calo di ritmo della seconda stagione sono abbastanza terrorizzato da cosa potrebbe essere una terza iterazione della serie.
Cymon: testi, storia, site admin“There’s no toxin so terrifying as a woman’s smile”