Infinimania
Alla fine forse abbiamo visto L'Esperimento del Dottor Zagros (1963). (Spoiler: l'esperimento consiste nel bere l'acqua che sgocciola dalla volta nella cripta di famiglia. Cosa potrebbe mai andare storto?)
Ma la nostra vita è tale che l'orrore non ci abbandona certo una volta che il film è finito, o che le zucche sono state gettate tra i rifiuti compostabili. I laghi di montagna in compenso sono sempre lì, e ora a quote basse sono adornati del foliage che tanto piace a Instagram. Ma è bello trovarcisi dentro anche per l'umidità che filtra tra le maglie larghe del tessuto Polartech Alpha Direct™ (?!), e per il profumo delle foglie bagnate, che per il momento non è stato digitalizzato.
Ma sì, tutto lo Zeitgeist di internet è ormai proiettato verso il natale, e si è già lasciato alle spalle l'orrore immaginario della festa dei costumi di carnevale in novembre (la cartolina 2025 è stato il Maestro Kojima che benedice la folla dei fedeli affacciato alla balconata di Lucca). E invece noialtri qui andiamo ancora dietro alle menate di Ognissanti... cosa volete, questo coniglio è in ritardo da ventiquattro anni. Però siamo ancora qui: il che non si può dire del 99.999% degli altri che iniziarono con noi (le prime centinaia di editoriali su questo sito sono un deserto di link rotti che mette depressione).
È facile: basta non farlo per voi. Basta smettere di guardare il contatore delle visite. Provate a dire una cosa del genere a tutti quei patetici fantocci che popolano non dico i Social, ma anche Le Riviste Di Settore, quelle patinate, quelle Diverse™...
Ok, la smetto. Sono troppe settimane ormai che lancio invettive contro certi polemizzatori di professione, al tempo stesso assai permalosi e in torto marcio. Notiamo però come mi sia astenuto dal mettere un collegamento ipertestuale su quelle “riviste di settore” e quei “social”...! Sono stato bravo?
Anche perché non ci mancherebbero gli argomenti, una volta archiviata l'Ira. Siamo rimasti indietro, dicevo, ancora fissati con la festa dell'orrore: e cioé con questo bel saggio che coniuga orrore & gatti.
Anzitutto prendiamoci un minuto di silenzio per esprimere incredula gratitudine davanti allo spettacolo ormai rarissimo di un Sito Web: no un video di 5 secondi, no un Contenuto in un Contenitore. Proprio un Sito Web come si facevano una volta, impaginato con cura e persino con quelle soluzioni originali che sono andate perdute quando abbiamo consegnato le chiavi del regno a Facebook e tutti gli altri.
E poi c'è il contenuto, una tesi delirante come piacciono a noi: i gatti sono come il serial killer in un film horror; siamo affascinati e allertati ogni volta che sono nei paraggi, e non possiamo fare a meno di osservarli anche quando non fanno nulla e non rappresentano una minaccia immediata. Il pericolo a distanza di sicurezza ci affascina. Il motivo profondo? I felini sono il primo predatore naturale dei primati.
(L'altra idea, che siamo tutti controllati da un parassita nel cervello che ci condiziona a servire i gatti, è un po' troppo, onestamente?!)
Sempre in tema di Siti Web veri, e di Orrore in costume: il, erm... lookbook di ACRONYM stagione P/E 2026.
ACRNM INFINIMANIA.
Acronym è la casa di moda di abbigliamento tecnico che ha ispirato certi riferimenti nei libri di William Gibson, e che ha vestito i personaggi di Death Stranding (e Kojima e Shinkawa stessi), e che anche noialtri qui abbiamo tante volte citato come fonte di ispirazione e di dilapidazione economica. Questo... questa cosa, questa installazione artistica, non saprei come definirla, è l'equivalente del servizio fotografico che le case di moda normali fanno per presentare le loro collezioni.
Acronym non è una casa di moda normale. Cioé, alla fine sì, ma a parole fa di tutto per distinguersi. Ad esempio concependo un intero universo cyberpunk postapocalittico heavy metal, popolato di femmine spudoratamente sessualizzate e altre fantasie da adolescenti, che sembra scritto da adolescenti reduci dalla visione di Matrix nel 1999 che hanno appena comprato una scheda video Voodoo 3Dfx con una donnina nuda serigrafata sullo chassis.
Tutti i personaggi ritratti sono i fondatori o collaboratori di Acronym: si saranno voluti divertire coi costumi di Halloween coordinati, e poi la cosa sarà sfuggita di mano. Ognuno decida da sé.
Lo-Rez: arte, storia, web design- Dracula hasn't had servants in 400 years and then a man comes to his ancestral home, and he must convince him that he... that he is like the man.
He has to feed him, when he himself hasn't eaten food in centuries. Can he even remember how to buy bread? How to select cheese and wine? And then he remembers the rest of it. How to prepare a meal, how to make a bed. He remembers his first glory, his armies, his retainers, and what he is reduced to.
The loneliest part of the book comes... when the man accidentally sees Dracula setting his table.
La seconda volta è sempre dopo
In un certo senso anche le call conference possono essere una forma di ASMR, quando le persone si mettono a raccontare i progetti con mille dettagli e sciorinano dati su dati invece di indicare solo dove li stanno leggendo e cose così. Se avete a che fare con la persona giusta questo continuo mormorio, nelle vostre cuffie a cancellazione di rumore, può ben diventare come il rumore del mare o la pioggia e il phon e quindi conciliarvi il sonno, darvi quella pace che così difficilmente nel mostro mondo frenetico si riesce a trovare.
Però ricordatevi di spegnere la cam.
Vi ho parlato giusto settimana scorsa di Fantasy General 2. Alla fine della campagna di Fantasy General 2 avete due modi per continuare a esprimere il vostro amore per il gioco: comprare i DLC (che poi è il motivo per cui i giochi base vengono regalati) o giocarlo di nuovo. Riguardo questa seconda opzione il gioco ti tenta perché ti mostra una sorta di classifica dicendoti quanto sei stato bravo a finirlo, esortandoti a fare di meglio, magari riuscendo con più efficacia nelle missioni o alzando il livello di difficoltà. Ho guardato quella schermata per qualche secondo, quando è apparsa, tentato. Perché, bisogna ammetterlo, il concetto di seconda run è assolutamente sensato, sotto molti punti di vista.
Innanzitutto sappiamo tutti che imparare un videogioco è una cosa pallosissima, anche se all'inizio abbiamo tutti il piacere della scoperta, dopo un po' doversi schiantare contro le meccaniche fino a capirle è un po' frustrante e anzi, molto spesso è lì che il gioco deve dosare bene la sua giocabilità per non essere abbandonato. In una seconda run il grosso delle cose che dovete fare le sapete già e, anzi, anche le missioni che inizialmente avete portato avanti in maniera confusa vi possono apparire più intuitive. Da contraltare a questo viene l'opportunità di alzare la difficoltà e quindi avere a disposizione una sfida più stimolante con a disposizione i mezzi e le conoscenze per affrontarla. Vi ho detto che Fantasy General II smette di essere sfidante a difficoltà standard, molti forum invece parlano di come tutte le sue meccaniche più raffinate (come quelle del morale) diano il più meglio mettendosi in difficoltà contro un computer più cattivo.
Infine non è che manchi un obiettivo. Se anche la trama del videogioco si è ormai dispiegata davanti a voi nella prima run quella classifica, per quanto stupida, ha un certo non so che, ti da l'idea di provare a migliorare te stesso. Anche senza un sistema di trofei (che FG2 comunque ha, ovviamente) l'idea di fare meglio e soprattutto il pensiero di poter sicuramente fare meglio dopo aver giocato la prima volta non può che essere stimolante.
Ovviamente ci sono anche dei contro. Come vi ho detto ho giocato Fantasy General 2 per quasi novanta ore. Se anche l'avessi pagato sarebbe già sicuramente valso il suo prezzo e per mettere un nuovo risultato negli score ci vorrebbe comunque una bella quantità di tempo (anche se il gioco l'ho già imparato io sono endemicamente lento, come strategie) e poi c'è una ragione più profonda che si mette di traverso di fronte a una soluzione del genere: il tempo per giocare, per me, è terribilmente poco e quindi terribilmente prezioso. Allora è vero che mi divertirei a tornare in Fantasy General II e magari provare una partita più sfidante perché spendere il poco di tempo che ho in questo mi sembra uno spreco rispetto, magari, a provare a mettere la testa su un altro gioco, andare in cerca di una nuova infatuazione, magari spendere ottanta ore da qualche altra parte.
Possiamo realmente dire di aver finito un gioco dopo una prima run? Ho deciso di scrivere questo editoriale dopo aver riletto quanto avevo scritto di Death's Gambit. Anche lì arrivai in fondo alla prima run, anche lì mi ero divertito tanto da poter forse pensare di continuare a giocare, anche lì mollai. Difficile dire di aver finito Death's Gambit dopo una run (in cui letteralmente il protagonista perde), è invece abbastanza chiaro che si gioca una seconda run di Fantasy General 2 solo per la sfida del punteggio. Alla fine la prima run di Death's Gambit ti lascia necessariamente più incompleto, ma la scelta rimane a te.
La conclusione di questo editoriale è che voglio affermare la legittimità della rigiocabilità dei videogiochi, come forse non avevo mai fatto in passato. Nell'evoluzione del nostro mondo ci sono stati dei momenti in cui rigiocabilità è stato anche un po' un marciare sulla possibilità di riutilizzo per aumentare le ore d'uso e giustificare certi prezzi, ma erano tempi in cui effettivamente la gente "finiva" i giochi e esisteva un'univoca misura del tempo impiegato. Oggi l'approccio è molto cambiato, ci sono già più generazioni che si sono abituate a un diverso modo di intendere il completamento del gioco e l'idea delle second run è oggi un'opportunità, un'opportunità per giocare addirittura meglio e un'alternativa all'online nel mettere in pratica quello che abbiamo imparato giocando e quindi vivere un'esperienza da giocatore esperto.
Lo so che queste a voi risulteranno ovvietà, ma come sapete le cose viste con lo sguardo di un anziano legato a antichi retaggi. Che sono un po' come gli occhi di un bambino, a volte.
Cymon: testi, storia, site admin“Morì nel 1536, dopo di aver corso molto, studiato molto, molto invettivato, molto sofferto e poco vissuto”