L'amore nell'aria
Le nubi oscure dello smog si levano puntualmente in questo periodo dell'anno: sono gli araldi della Stagione degli Acquisti, ci soffocano da ogni lato e provengono da una terra di Mordor sempre più difficile da localizzare, perché ormai Mordor è dove viviamo noi.
Anche la Quarta e la Quinta Profezia di Kojima si sono fatte realtà concreta vicina a noi: la guerra fabbricata su scala industriale, venduta e comprata, combattuta per procura dalle macchine intelligenti ma senza evitare danni ai fragili umani, come nello scenario di Metal Gear Solid 4. Bande di mercenari ex-sovietici con base in Africa e un teschio come stemma, che scalpitano per usare testate nucleari, come in Metal Gear Solid V.
In questo clima gelido e fuligginoso al tempo stesso, in una realtà sempre più ostile a noi ma anche alla specie umana in generale, i deboli di cuore rischiano di soccombere.
E allora costruiamo un rifugio per mettere al sicuro il nostro cuoricino, dentro un videogioco romantico: Until Then. Un videogioco fatto da filippini nelle Filippine e ambientato nelle Filippine. Vale lo stesso discorso che ho fatto per A Space For The Unbound, che era fatto in Indonesia: sono titoli preziosissimi perché in grado di trasmetterci un vero shock culturale perfino nel nostro mondo interconnesso. Una realtà straniera non mediata da Comitati Ideologici di Amazon o Netflix, che ci arriva senza filtri.
L'ambientazione è dunque affascinante ed è sostenuta da un'arte pixellosa mista a poligoni grossi, che non raggiunge mai le vette che vorrei, ma che non posso dire mi abbia nemmeno mai deluso. È sospesa in un limbo, diciamo.
Il gioco è quasi completamente passivo, non richiede nulla più che un tasto per mandare avanti i dialoghi e scorre su binari rigidissimi... ironico, perché la storia invece si basa su realtà parallele e stranezze quantistiche, anelli temporali e fluttuazioni casuali nei destini delle persone.
I rarissimi minigiochi fanno anche schifo, per cui è un bene che siano così pochi. Questo è un gioco che sacrifica tutto il resto per raccontare la sua storia: una scelta rispettabile, se uno ha pochi soldi e poche competenze. Senz'altro ben più rispettabile di certi grossi titoloni anche recentissimi, che sembrano scritti da scimmie che battono a caso su una tastiera. Il gioco conosce i suoi limiti e i suoi punti di forza, e ha l'umiltà di concentrarsi sui secondi. La traduzione italiana oltretutto è veramente pregevole, un fatto talmente raro che mi faccio sempre un dovere di sottolinearlo.
Until Then dunque è una storia ben scritta, con dialoghi super-autentici, anche se la trama si perde un po' e il finale è un po' pasticciato. È innanzitutto una storia d'amore, con elementi sovrannaturali che si inseriscono gradualmente nelle vite di questi adolescenti normali: e il protagonista non è un emerito coglione, caso rarissimo!
Le numerose sequenze sulle chat con le varie ragazze sono particolarmente ben fatte, autentiche fin nelle pause cariche di significato e nei testi subito cancellati e riscritti.
A proposito invece di Storie Romantiche con Protagonisti Emeriti Coglioni™, mi sono lasciato stregare anch'io come il volgo dalla sigla d'apertura di Dan Da Dan. Mi vergogno sempre un po' ad esibire su queste sacre pagine visioni tanto banali, tanto più che io i cartoni animati giapponesi in teoria non dovrei nemmeno mai guardarli... ma l'arte di questo è davvero esuberante e ben fatta, e per una volta fa buon uso dei soldi di Netflix: tanto basta. Il resto però non riesce a mantenere il mio interesse abbastanza alto da garantire una visione continuativa. Mi fa solo molto ridere la localizzazione italiana estremamente sboccata, volgare e laida: sarà uno stile diffuso? I cartoni giapponesi moderni sono così? Chi lo sa!
Lo-Rez: arte, storia, web designRossetto e cioccolato
Rouge ha l'animo di una ragazzina indolente sempre affamata di cioccolato, ma in realtà è un potentissimo guerriero Nean, una creatura sintetica che, agli ordini di suo fratello (umano) dà la caccia ai Nean ribelli che formano il gruppo degli Immortal Nine, aiutata dall'ancor più ambigua Naomi, apparentemente capace di darle solo supporto logistico. La storia di
Metallic Rouge, l'anime di cui parleremo nella colonna odierna, si può riassumere quasi totalmente in queste poche parole, ma questo non nega ai suoi autori la possibilità di approfondire un universo fantascientifico ricco e pieno di interessanti spunti.
I Nean, tanto per dire, non hanno proprio niente di cattivo, anzi, nonostante siano perfettamente senzienti sono tenuti in schiavitù dagli umani, vincolati a non fargli male mediante il codice Asimov. Nel passato sono stati fondamentali nella guerra contro gli usurpatori, una razza aliena non ancora completamente sconfitta che ancora brama di conquistare la Terra dai confini del sistema solare. Si capisce abbastanza in fretta che gli Immortal Nine altro non vogliono se non la rivoluzione, nonostante questo significhi rompere il vincolo del codice Asimov e quindi, probabilmente, far collassare la società così com'è.
Intanto, sullo sfondo, un'altra razza aliena, quella dei visitatori, sembra osservare l'evolversi del mondo senza mai intervenire anche se è evidente che anche loro hanno i loro piani segreti.
Metallic Rouge è un anime che ti esplode rapidamente in faccia, sia per la raffinata veste grafica che per lo scenario che pone. Il maghettologo che è in me avrebbe voluto una più articolata scena di vestizione della protagonista, ma sono pignolerie. E' un anime che sembra voler raccontare tanta roba ponendo alcuni temi cardine della fantascienza come quello del libero arbitrio e della colpa. La crudeltà (spesso gratuita) nei confronti dei Nean pone il tema etico con grande forza con evidenti echi di Blade Runner e altre rappresentazioni del sintetico sicuramente più cupe di quella Asimoviana, che viene citata quasi con una certa ironia, rendendo le celebri leggi della robotica non la porta d'ingresso per un'utopia, ma la pietra d'angolo di una crudele dittatura. La posizione complicata di Rouge (che è una Nean, che ha un fratello umano e che ha infinite altre articolazioni relative alla sua famiglia che non vi spoilero) permette anche una visione piuttosto intima del problema.
Appoggiare su questo impianto anche le invasioni aliene, la situazione politica instabile e i consueti conflitti di potere all'interno dell'amministrazione offre un ricco buffet per la mente e fa andare avanti per le puntate con notevole piacere.
Purtroppo, però, a un certo punto, Metallic Rouge si ricorda di non essere qui per mostrarci un imponente affresco galattico, ma di essere semplicemente un anime con una ragazza robotica simpatica. Il circo itinerante nel ruolo di deux ex machina dalle oscure mire è quasi un cliché ormai, ma soprattutto sul finale tutte le possibili implicazioni dei temi messi in campo si accartocciano su un cattivo che vuole un corpo robotico super-forte per prendere a sberle Rouge che, naturalmente, con l'aiuto dei buoni sentimenti e delle technobubble, riesce invece a sconfiggerlo.
Metallic Rouge è un buon anime di fantascienza, divertente e dinamico. I Bones, al solito, offrono una resa grafica notevole che rende sicuramente allettante la visione. Da queste parti però abbiamo spesso sostenuto come gli anime possano essere qualcosa di più, ovvero delle grandi storie di fantascienza, affiancando il media ad altri di sicuramente più chiara nobiltà. Così non è in questo caso, la vicenda principale si esaurisce in un compitino esile con tanto di colpi di scena un po' caciaroni e telefonati fino a una conclusione che ha anche un po' del ridicolo. Verrebbe quasi voglia di prendere l'universo dell'anime e ambientarci delle storie che approfondiscano i suoi aspetti più affascinanti, mostrino coerentemente la guerra con gli usurpatori e sviluppino le mire dei visitatori, magari mettendo nel mezzo di questi conflitti anche le evoluzioni dei Nean. Così, ovviamente, non sarà perché non tutti gli universi sono fatti per estendersi illimitatamente e questo certo non sembra candidato a divenire uno degli eletti. Rimane quindi un'occasione un po' sprecata che però posso anche consigliare, perché in ogni caso la visione è stata piacevole. Incredibilmente anche stavolta ci tengo a segnalarvi una canzone dell'anime, la opening. In generale sembra che il JPop stia trovando un po' modo di rialzare la testa.
Cymon: testi, storia, site admin“You can make a six pack on the carpet / Taste like a million dollar bill / You can make a one bedroom apartment / Feel like a house up on the hill / You can make my truck out in the driveway / Roll like a cleaned up Cadillac / Girl, lookin' at you, lookin' at me that way / Can make a man feel rich on minimum wage”