TOMORROW IS IN YOUR HANDS
E il bello è che Clara non sta nemmeno guardando lo schermo: per sgamare Neo le basta il suo intuito, e del resto in presenza dei sui famigerati Ingegneri (delle Tenebre) non commetterebbe mai l'errore di accendere la videocamera.
Hideo Kojima e la sua banda, dopo averci regalato con Death Stranding la consapevolezza di ciò che ci attendeva di lì a poco, di come le vite di tutti sarebbero state stravolte, continuano tuttora a fornirci strumenti utili per affrontare la Situazione presente: la giacca J1A-GT di ACRONYM in versione Death Stranding (di cui si parlava la scorsa settimana) è ricomparsa fugacemente nei negozi online.
Di nuovo milleottocento euro, e di nuovo non temete: è andata esaurita in un'ora. Meno male che non mi piace (!!!): mi pare una pacchianata che rovina il rigore della combinazione nero/verde oliva che da sempre caratterizza l'abbigliamento tecnico di alto livello (o tech-ninja, se vogliamo)... con tutto il bene che voglio a Kojima.
Ma la Situazione presente deve avermi davvero sconvolto il cervello, nonostante tutte le nostre ironie sullo stile di vita nerd, perché sempre la scorsa settimana mi sono lasciato andare all'elogio di certa informazione videoludica... dopo che da 19 anni non facciamo altro che lanciare su di essa gli strali della nostra collera sacra.
A distanza di sette giorni lo ribadisco: certe dirette video di Multiplayer.it mi intrattengono e mi informano. Siamo malmessi? Forse, ma non più del solito.
In particolare segnalo il Cortocircuito di ieri, con Pierpaolo e altri due ultra-veterani del settore videoludico (hanno persino qualche annetto più di noi). A tenere banco in questi tempi strani sono, tanto per cambiare, le polemiche: i fuochi della Console War bruciano più alti che mai, alimentati dalla nuova generazione ormai alle porte; e come se non bastasse, ecco uno scandalo colossale che coinvolge The Last Of Us 2 e scuote l'industria intera.
Non mi interessa parlarne qui ed ora.
E di cosa parleremo dunque stasera, Doc? Ma di quello di cui parliamo tutte le sere, Mignolo: DI ARTE.
Nessuno è immune dalla stranezza del tempo presente: nemmeno i famigerati Editori Videoludici, che fino a ieri stringevano in pugno i destini delle genti. Ma ora i loro templi e le loro torri crollano, spazzate via dal vento del cambiamento inesorabile...! Se non vogliono fare la fine dei dinosauri devono evolversi, e in fretta. A fine anno ci attende una Singolarità tecnologica, un punto di svolta epocale che vedrà l'avvento di una nuova generazione di console, e anche di una nuova generazione di componentistica per PC da gioco. Ma la crisi incombe: cosa si inventeranno i nostri eroi per fronteggiarla?
(Sì, sono decisamente malmesso.)
Ubisoft (con cui abbiamo un rapporto complesso) doveva promuovere in pompa magna il suo nuovo Giocazzo Popolare Generalista che riempirà lo scaffale del supermercato giusto in tempo per gli acquisti natalizi. Mister Minimo Comun Denominatore: Assassin's Creed Gioco del Popolo 2020.
Non potendo invitare la stampa per un weekend di corruzione morale tutto spesato, come avrebbe fatto in tempi normali, anche Ubisoft come tutti gli altri si è dovuta inventare una strategia di comunicazione totalmente telematica per presentare “Assassin's Creed 2020: Quello Coi Vichinghi”.
E qui è dove il mio cuore si intenerisce, e la mia corazza di cinismo si incrina. Perché Ubisoft ha scelto di rivelare il suo gioco al termine di una diretta di 8 ore in cui un artista famoso, BossLogic, ha disegnato l'illustrazione promozionale del gioco (se ne parla appunto qui).
In altre parole, Ubisoft Cagna Maledetta ha messo l'arte al centro. Davvero ci voleva l'apocalisse globale! Sull'illustrazione in sé, in realtà, ho qualcosina da ridire: pur essendo un risultato notevolissimo, assolutamente magico nella naturalezza con cui prende forma sotto i nostri occhi, si tratta comunque di un copincolla di riferimenti fotografici, per quanto pesantemente ritoccato.
In effetti per comporre queste strip io stesso uso un procedimento simile, che mi porta ben di rado a prendere in mano il pennino e, ehm, disegnare davvero. Ma non ne vado molto fiero.
Avrei preferito che avessero ingaggiato, per esempio, un artista della specie del maestro Kim Jung Gi, che in occasione di un evento promozionale per League of Legends ha dipinto un murales di quattro metri usando solo un pennarello nero senza una traccia sotto, senza sbagliare mai neanche un tratto, a una velocità tale che sembrano video accelerati anche quelli che non lo sono.
Ma in fondo non voglio ridurmi a contestare il gusto artistico del reparto marketing di Ubisoft: è già straordinario quello che hanno fatto.
Davvero questa è la primavera dei miracoli.
Adulti
19 anni significa che sei adulto, ma non è vero. I 18 sono una specie di ubriacatura o così preferisci fartela passare. Non succede niente, realmente, ma il cervello, che ha sempre bisogno di piazzare in giro simboli e punti di riferimento, ti dice che ora sei una persona grande, che ora è cambiato tutto. Lo dice la legge, certo, ma praticamente nessun altro. Il passaggio dai 17 ai 18 però è come un lungo salto senza avere bene presente dove atterri, in cui ti guardi intorno cercando quelle responsabilità che ti dicevano sarebbero arrivate e non si vedono ancora, durante il quale decidi quali cose è il caso di abbandonare, della tua vita precedente, anche se un po' ti dispiace.
In realtà, però, non c'è niente di diverso anche perché i 18 anni cascano di solito che sei ancora nel pieno del liceo e essere un liceale conta più che essere un diciottenne. Magari scopri che cose che prima facevi un po' di nascosto e un po' erano proibite adesso puoi farle alla luce del giorno, agari ti organizzi per la patente, magari ragioni sul futuro. Magari, quando poi non c'è in giro nessuno, ti racconti fra te e te che non ci stai capendo niente.
Tutta questa confusione però non è che può andare avanti indefinitamente, c'è proprio un limite fisiologico che deve calmare le acqua, il bisogno di un nuovo simbolo, di un nuovo paletto, di un nuovo punto di riferimento. Ci vuole un atterraggio. Quell'atterraggio sono i 19 anni.
A 19 anni non puoi mica fare più niente per nasconderti, sei adulto. Il liceo finisce, la tua vita cambia, devi fare delle scelte che, finalmente, avranno un effetto per tutto il resto della tua vita natural durante, sei chiamato a farti un persuaso che sei qualcuno, non si capisce bene chi.
Non ho celebrato tutti i compleanni di FTR, nei primi anni li ho celebrati con gran pompa (termine che mi fa sempre ridere), ma a un certo punto farlo ha cominciato ad annoiarmi, forse perché gli anni diventavano tanti. Magari non troppi, ma comunque tanti, non sembrava più così importante contarli. Oggi però l'editoriale lo voglio fare, perché in un periodo così strano ci si può prendere anche un momento per guardarsi indietro. Aprendo un momento la porticina della "vita reale" 19 anni fa, pochi mesi dopo la nostra nascita, vi fu l'11 settembre e possiamo tranquillamente raccontare che è stato un evento tale per cui è esistito un mondo "prima" e un mondo "dopo". Oggi stiamo probabilmente in un altro momento del genere. Ognuno ha sicuramente molte cose da stendere per congiungere questi due eventi e abbracciarli in quello che possiamo chiamare "epoca" (qualcuno, un giorno, gli darà un nome stupido). Io, tra tante altre, ho anche FTR che nasceva lì e arriva qui.
Essere vecchi è l'unico pregio che mi sento di riconoscere a questo sito senza se e senza ma. Se volete sapere come si sono evoluti gli aspetti più stupidi della nostra società negli ultimi 19 anni potete leggerlo qui, troverete dettagli che probabilmente il resto dell'internet ha dimenticato o che ha sempre ignorato o magari scoprirete elementi di cui non sospettavate neanche l'esistenza. Il grande problema della nostra epoca connessa, della conoscenza diffusa e di tutte le altre balle che vi raccontano gli evangelisti digitali (sempre meno, in giro) è che con tutta questa massa di "adesso" a disposizione nessuno riesce a mettere nulla in prospettiva storica. Sembra sempre che tutto esista solo perché lo stiamo guardando ora, sembra che ogni cosa sia stata fatta per essere vista oggi, sembra che la gente tiri fuori dal cilindro idee dal nulla. Non è niente vero, esiste una storia di cui non ci possiamo liberare e che a ondate risuona dentro l'adesso. Quando eravamo giovani e entusiasti, sicuramente, eravamo convinti che questa storia sarebbe rimasta proprio in questa grande matassa di luci che è internet, perché l'internet non dimentica niente e può contenere tutto. Quello che oggi sappiamo guardandoci indietro è che proprio l'internet ha divorato il suo passato, semplicemente perché non era più interessante, perché non era utile, perché era ingombrante. Ci è rimasta però questa fissa che l'internet contiene tutto e dobbiamo farci riferimento in ogni caso, ottenendo un doppio danno. Le cose sono scomparse e noi non riusciamo a vederne l'assenza.
Sono certo che se una persona, out of the blue, atterrasse su FTR oggi non capirebbe il senso della sua esistenza, non comprenderebbe perché è fatto in questa maniera, perché non riesce a leggerlo sul telefonetto, non capirebbe nemmeno perché due sconosciuti dovrebbero mettersi a scrivere delle strisce online e sotto sproloquiare k e k di caratteri, molti più di quelli che consigliano i social media manager pure per i post di facebook. Non capirebbe perché non ci sono meme, immagini buffe o contenuti multimediali o condivisioni o score o stellette o faccine.
Questo sito contiene strip online perché 19 anni fa i fumetti online erano "a thing" e ne spuntavano ovunque come funghi. Alcuni di quelli che c'erano 19 anni fa esistono ancora e sono diventate delle potenze del mercato multimediale, molti sono scomparsi, persino certi fumettisti online italiani oggi hanno ricollocazioni, altri sono spariti nell'oblio, altri continuano a esistere, ma sempre nell'oblio, come noi. La forma di questo sito è liberamente ispirata a quella di un fumetto che era una potenza dell'epoca e così questi lunghi articoli, che chiamavamo rant. Questo è avvenuto prima che questo stesso oggetto venisse frainteso come un "blog", un'altra cosa di cui probabilmente avete ormai perso percezione, che poi era la prima idea di creazione di contenuti "orizzontali". I social network, tolte le scritte in glitter su myspace, erano ancora di là da venire.
Si, ma potevate cambiare, obietterete, Oppure anche no. Cambiare o morire, dice il vecchio adagio, ma il cambiamento sull'internet non è indice di vita, il cambiamento sull'internet è il lupo che ti divora e ti rimastica. Avremmo potuto diventare una pagina facebook? Un tumblr? Un account Twitter? Certamente, ma non era quello che volevamo. Non lo è tutt'oggi. Ma quindi chi vi legge? Probabilmente nessuno. Siamo l'albero che cade da solo nella foresta. Nessuno lo vede, ma, per vostra informazione, lui continua a divertirsi un mondo a cadere.
Cymon: testi, storia, site admin“On a gathering storm comes / A tall handsome man / In a dusty black coat / With a red right hand”