Diavoli della Tasmania
Sfuggito per miracolo a un branco di Diavoli della Tasmania rabbiosi, durante le lunghissime ore di viaggio chiuso nel razzo di epoca sovietica che mi ha riportato nell'emisfero corretto, c'è stato un momento in cui mi sembrava importantissimo determinare se la notte che vedevo fuori dall'oblò fosse la notte del mio ieri o quella del mio domani: ho potuto formulare varie teorie al riguardo, nessuna troppo convincente.
Ma era in fondo soltanto una notte, la notte stellata più sfolgorante che potete vedere senza uscire dall'atmosfera terrestre.
Assediato come sono tuttora dagli incubi e dalle paranoie indotte dal repentino cambio di fuso orario, luce, stagione, latitudine, tutto, non fatico ad immedesimarmi in Gabe di Penny Arcade, che guardacaso proprio negli stessi giorni si trovava anch'egli nella regione australe per presiedere alla gigantesca manifestazione del Penny Arcade Expo Melbourne. Solo che lui l'ha presa male, molto, molto peggio di me. Ma passerà.
Ma quel che più conta è che sono di nuovo pienamente immerso nel mondo del Divertimento Elettronico. Nelle ultime settimane ho decisamente trascurato l'argomento su queste colonne, preso com'ero dalla travolgente passione per il cinema o dalle curiose abitudini dei marsupiali. Ora però ci sono tantissimi giochi e annunci che meritano un approfondimento.
Ad esempio è uscito il nuovo Assassin's Creed ambientato nell'Antico Egitto. Mi asterrò da qualsiasi valutazione, sia sul gioco che sull'accoglienza che ha ricevuto da stampa e pubblico: sarebbe troppo amaro, troppo deprimente. Voglio però soffermarmi su un aspetto, e cioé la polemica sorta quando si è scoperto che anche questo gioco come altri non si vergogna di consumare il 40% di energia elettrica soltanto per il software di protezione contro la pirateria. Naturalmente chi ottiene il gioco senza pagare invece non soffre di questo disagio.
E poi c'è un'altra polemica strettamente collegata (ci sono polemiche su tutto), quella sulle prestazioni del gioco su PC: è affascinante leggere le discussioni in cui i bimbetti di oggi si improvvisano tutti esperti di grafica computazionale, e tentano di motivare con il gergo più tecnico che riescono a produrre la disputa più antica del mondo, ovvero il mio computer va più forte del tuo. Bravi ragazzi, continuate così! Mi commuove vedere che le nuove generazioni continuano la tradizione.
Ci sarebbe molto altro di entusiasmante nel settore videoludico, dopotutto ci avviciniamo all'apoteosi natalizia, ma per oggi basta così. Bisogna andare per gradi, alla nostra età.
Lo-Rez: arte, storia, web designPecunia vacui
Sembra strano che FTR faccia una strip quasi d'attualità, però non posso negare di avere avuto l'idea per lo script odierno a causa della grande ondata di promozione che c'è stata per questa nuova edizione di IT uscita quest'anno. Al cinema, in realtà, non sono andato a vederlo, anche se ne ho visto la prima scena. Infatti, il giorno che mi sono presentato a vedere Blade Runner, mi sono ritrovato nella sala sbagliata perchè quelli simpatici degli UCI l'avevano cambiata senza premurarsi di avvertire i prenotati. Così, oltre ai consueti quaranta minuti di pubblicità, invece di trovarmi davanti un Nexus 8 invecchiato ho cominciato a galleggiare. Fortuna che il mio istinto nerd mi ha fatto capire subito l'anomalia e mi ha permesso di fuggire senza che mi perdessi praticamente niente. Ma son comunque cose.
Non solo non ho visto quest'ultimo IT appena uscito, ma volendo non ho mai neanche visto la serie TV degli anni 90 né ho letto il libro. L'orrore, ai miei tempi, era troppo mainstream e io stavo coltivando gioiosamente la mia emarginazione a colpi di fantascienza di qualità, quindi mi sono perso tutto King, senza mai avere tanta voglia di recuperarlo in un secondo tempo, perché, in fondo, la scintilla nei confronti di quel tipo di storie lì non è mai scoccata.
Un'altra cosa che ci attira, ma che ci spaventa come un buon horror di questi tempi è indubbiamente il bitcoin. Dovete sapere che il bitcoin, di cui non abbiamo mai parlato, vero, ma che abbiamo sempre tenuto d'occhio, è ufficialmente diventato mainstream, ha cominciato cioè a riempire le pagine dei rotocalchi che arrivano all'uomo comune. Non solo quindi l'uomo comune ha sancito che la nascita del bitcoin è adesso, ma ha anche deciso di parlarne diffusamente, ovviamente con tori orripilati e spaventati, perché l'uomo comune ha le sinapsi che gli si imballano, se non si fa prendere dal panico.
Sfortunatamente il bitcoin è un argomento che si trova sul crocevia di diverse discipline e quindi è veramente difficile trovare qualcuno che ne possa parlare in maniera esaustiva. Innanzitutto c'è il tema tecnico, assolutamente precluso a chi non abbia una robusta infarinatura informatica, poi c'è il tema sociale che riguarda i vari aspetti della vita che lo spingono o lo trovano utile, infine c'è la finanza, sia la microeconomia spicciola, che quel grande gorgo che riguarda gli investimenti. E' quasi impossibile dominare la bestia senza avere in mano almeno qualcosa in tutti e tre questi campi.
Per quello che mi riguarda ultimamente ho finalmente trovato lo stimolo a studiare l'argomento dal punto di vista tecnico ed è ovviamente affascinante il modo in cui il sistema lotti per rimanere ferocemente distribuito e allo stesso tempo solido. Ricordo che ai tempi di Napster è nata naturalmente la corrente di quelli che erano convinti che il peer to peer sarebbe stato la rivoluzione della nostra epoca. Sebbene dei software fortemente peer to peer oggi hanno un'importanza di tutto rispetto (come la rete torrent) anche questa consueta profezia millenarista è stata smentita dai fatti, che hanno preso altre direzioni con ottime ragioni. Questo perché il peer to peer come si intendeva appunto ai tempi era decisamente troppo naive per avere un impiego che andasse certi specifici argomenti. Il bitcoin, invece, ha sotto di sé il concetto di block chain, che potenzialmente può essere utilizzato per tutto e potrebbe persino scrivere una nuova internet completamente priva di controllo, una specie di esistenza alveare sottesa al mondo attuale e senza padroni. Anche se persino profezie del genere sono molto ottimiste, per certi versi mi sembrano più interessanti da seguire.
Il bitcoin, però, impossibile negarlo, è anche una valuta e quindi anche in questo senso va valutato. Per quello che riguarda gli investimenti non metto bocca, quello che mi viene da dire è che, naturalmente, essendo qualcosa di molto giovane e molto astratto, è naturale che per ora si muova come un cavallo imbizzarrito facendo guadagnare e perdere somme notevoli senza logica. Entrarci e provarci forte è ovviamente un azzardo, con tutti i pro e i contro del caso. Il discorso del bitcoin come valuta-valuta è invece secondo me sociologicamente molto più affascinante. E' indubbio che il concetto di valuta, spogliato della sacralità che gli attribuisce certa vulgata, è imperfetto. Abbiamo creato la valuta come strumento di intermediazioni per permetterci di dare un valore alle risorse e rendere agile lo scambio. Essa non dovrebbe essere nulla più di questo. Invece, a causa dell'ambito delicato di cui stiamo parlando, in realtà sopra essa vi sono pesantissime sovrastrutture politiche, economiche e sociali necessarie a proteggerla, ma spesso persino impiegate per sfruttarla al di là del suo scopo. Il bitcoin, essendo un concetto ancora più astratto della moneta, sembra persino più efficace, nella mia idea, a incarnare il concetto di intermediario, ma nel nostro mondo economico moderno in cui con le valute si è giocato spesso di sponda, forse è difficile che riesca a interfacciarsi correttamente con il mondo. Serve ancora molto, molto lavoro e su questo percorso ci saranno molti cadaveri (finanziari) da mettere in conto. Giusto quindi guardare a questo ribollente futuro con sospetto e approcciarsi a esso con prudenza, ma guai a metterglisi contro di petto per partito preso o, peggio, cercare di seminare miti negativi solo per apparire più ieratici della media della popolazione. Quello è... il modo in cui metabolizza le cose l'internet, che è sempre il modo peggiore.
Cymon: testi, storia, site admin“Rimane il fatto che, in ogni modo, capire la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando. Forse la cosa migliore sarebbe dimenticare di aver ragione o torto sulla gente e godersi semplicemente la gita. Ma se ci riuscite... Beh, siete fortunati.”