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serie
583, 29/09/2012 - Referenze
583
29 . 09 . 2012

La copertina nera

Per essere un fumetto che si chiama Follow The Rabbit, il coniglio in questione si vede piuttosto poco su queste pagine.
Questa netta carenza di lagomorfi non farà dispiacere ai lettori abituali, d'altronde: il nostro Coniglio, si sa, è un cinico bastardo con un passato criminale. Nessuna sorpresa quindi che spetti a lui il lavoro sporco in questa nuova fase della serie Jobs... reclutare nuovamente i nostri beniamini (???), rimasti per una fortuita coincidenza senza lavoro proprio nello stesso momento.
Ma basta parlare di noi, che anche stavolta andiamo di fretta. Bisogna che il Videoludo si riprenda lo spazio che merita, dopo vari editoriali dedicati più che altro al Cinema. Certo, il Videoludo questo spazio se lo deve guadagnare, non è che possiamo parlare soltanto per il gusto di battere la tastiera. Ma qualche tempo fa c'è stato il Tokyo Game Show 2012: direi che come motivo è sufficiente, per tornare a parlare di divertimento elettronico.

Mi ha colto un'ombra di tristezza quando sono andato a rileggere quel che scrivemmo gli anni scorsi, più o meno in questo periodo, sul Tokyo Game Show: quanto entusiasmo, quanta passione bavosa, quanto luccichìo negli occhi di noialtri ossessionati...
E quest'anno invece la grande fiera di Tokyo è passata quasi sotto silenzio, ignorata da Cymon (che è normale) e da me (che è preoccupante). Forse dipende dal fatto che quest'anno non c'erano Final Fantasy degni di nota: a quanto pare Final Fantasy Versus XIII, il mio gioco inesistente preferito, non è stato cancellato ufficialmente, però di fatto non si è visto neppure quest'anno. Ma la fede, si sa, spesso non ascolta la ragione.
Se proprio devo trovare un motivo di entusiasmo, potrei citare il giochetto orientale che citavo qualche settimana fa, quello che mi ha fatto venire voglia di avere un Nintendo 3DS Piccino Picciò: parlo di Bravely Default. È stata presentata la copertina del gioco in Giappone, e questa è una notizia perché si tratta di una copertina nera. Il colore nero, sembra, viene riservato da Nintendo Japan esclusivamente ai titoli vietati ai minori di 15 anni. Ma Bravely Default, poverino, è un gioco talmente innocuo che non farebbe male a nessuno: a meno che le motivazioni della censura non siano le solite di qualunque gioco di ruolo nipponico, vaghe allusioni ad alcol e droghe, e l'occasionale battuta a sfondo vagamente sessuale. Ad ogni modo, è tutto molto misterioso. Di sicuro il colore nero dona parecchio alla copertina.

Lo-Rez: arte, storia, web design
29 . 09 . 2012

Il mattino ha l'oro in bocca

Questa settimana nessuna recensione cinematografica, state tranquilli! Ho pensato che avrei finito con l'annoiarvi a essere così assurdamente monotematico e comunque Resident Evil lo vado a vedere domani.

Sarebbe giusto, giornalisticamente parlando (giornalisticamente è un avverbio che mi fa sempre molto ridere) che tornassi a volgere lo sguardo ai videogiochi, ma se vi dicessi che in questo momento la scena mi appare mortalmente noiosa?
In questo momento M.it titola con la delusione per le scarse vendite di Mist of Pandaria, il gioco di Kung Fu Panda senza licenza accidentalmente ambientato nell'universo di WoW. Direi che è anche ora che le cose vadano così. Se veramente la gente fosse pronta, a ogni maledetta espansione del gioco, di buttarcisi sopra a pesce con la medesima foga, significherebbe che in Blizzard hanno un sistema per il controllo della mente o un generatore di moto perpetuo emozionale videoludico. La gente è stufa di espansioni di World of Warcraft. Sapete perché? Oh, è una motivazione che solo un'analisi tecnica molto specialistica può rilevare: World of Warcraft è in giro da decisamente troppo tempo e, checché se ne dica, è realmente solo un videogioco.
Probabile che il brand vada avanti ancora anni, comunque. Magari non con nuove espansioni, ma i server continueranno a essere popolati ancora a lungo. Ma ci troviamo comunque sulla coda del fenomeno e ne sono contento. Il mondo dei videogiochi è una landa di cose caduche dove la longevità è malvista.
Intanto testimonianze dirette riguardo Guild Wars 2 piuttosto entusiaste mi fanno esitare nel dire cheil genere dei MMORPG è in crisi. Sembra che Guild Wars 2 sia molto bello e divertente e, un po' come l'uno, si scaverà una generosa nicchia che gli permetterà di campare a lungo sulla cresta dell'onda. Come lui è in salute possiamo ben pensare che altri titoli troveranno di che crescere nel filone, lasciando il mercato comunque stabile. Da osservatore il tramonto di WoW mi porterebbe a sperare in una qualche lotta all'ultimo sangue per il predominio, con una pioggia di nuovi titoloni a combattersi all'ultimo sangue, ma probabilmente questo non accadrà. Come dicevo, siamo in un momento mortalmente noioso. L'unico rammarico è che Star Wars sia uscito probabilmente troppo presto. In un momento così vulnerabile avrebbe potuto far valere il suo brand ben oltre quanto ha fatto e guadagnare tutt'altra longevità.
Guild Wars 2 però sembra anche indicare il modello di business del prossimo futuro, che è quello senza canone. Il gioco, dopotutto, è venduto tranquillamente a prezzo pieno, garantendo gli introiti per l'azienda di qualsiasi altro titolo retail e, considerando la sua natura, lo si può tranquillamente considerare un long seller. Certo, nel passato si giustificò il canone parlando del fatto che un MMORPG deve anche manutenere dei server e degli ambienti di gioco. Oggi probabilmente questa è una scusa piuttosto peregrina. La manutenzione dei server finirà, sicuramente, annegata nella manutenzione dell'intera infrastruttura IT dell'azienda mentre lo sviluppo evolutivo del gioco da una parte è qualcosa che ormai tutti sono costretti a fare (vendendo giochi praticamente beta) e dall'altra ha dei ritorni di immagine e risonanza che da soli valgono lo sforzo. Vendendo poi le espansioni scatolate (come d'altronde fa già WoW) porterà poi altri introiti a costi oggettivamente irrisori (per quanto si possa innovare un MMORPG, almeno il suo nocciolo più duro - e costoso - deve rimanere intatto ed è già bello che pronto).

Con la scusa di raccontarvi le vicende del mondo MMORPG attuale, ragionamento che ho seguito scrivendo a braccio, in modo assolutamente spontaneo, ho quasi perso di vista la mia esperienza personale. Ultimamente ho recuperato per 3DS un Dragonquest DS (la sposa del destino). Come sapete dalle colonne di Lo-Rez Dragonquest è la serie di Dio in terra blah blah blah, l'unica che abbia senso paragonata a Final Fantasy blah blah blah capolavoro e GOTY blah blah blah.
Io non sono un fan sfegatato dei JRPG, lo ho preso perché penso che il JRPG sia un genere molto adatto al 3DS, proprio perché, anche quando impone sessioni molto noiose, comunque fa parte di un'esperienza di gioco molto leggera. Personalmente però... ecco... posso anche dirlo con un certo imbarazzo... trovo che il purismo di questo titolo sia un pochinooooo eccessivo. Voglio dire, a parte alcune leggere migliorie e l'ottima introduzione degli ambienti tridimensionali ci troviamo di fronte a un gioco ligio a un gameplay che ha ormai una quindicina d'anni... Sarà anche il suo bello, ma non riesco a convincermene.
Perdonatemi.

“Areumdawo sarangseureowo / Keurae neo hey keurae baro neo hey / Chigeumbu-teo kal dekkaji kabol-kka / Oppan gang-namseutayil”

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