Vado là e ficco tutti
La mia colonna oggi sarà breve: corre voce che quella qui di fianco al contrario sarà gargantuesca, forse quanto quella di settimana scorsa... la lunga vacanza agli antipodi a quanto pare ha reso il nostro Cymon alquanto prolisso, oppure è semplicemente tornato con tantissimo da dire.
Solo un chiarimento sulla strip di oggi: mi rincresce molto, ma temo che il Lettore Distratto (che sei tu, miserabile creatura che ci segui saltuariamente!) avrà bisogno di cliccare sul tasto Indietro, e forse più di una volta, per capire cosa sta succedendo ai nostri amati personaggi. Siamo nel bel mezzo di una piccola rivoluzione nella nostra serie Jobs, e prima che le cose si assestino ci vorrà ancora un po' di tempo.
Un paio di settimane fa c'è stato un torneo di giochi di combattimento 1 contro 1 a Milano: l'Astral Showdown. Si giocava a BlazBlue, che è un giochino di nicchia all'interno di un genere che a sua volta è molto di nicchia rispetto al mercato complessivo dei videogiochi. Se poi considerate che questo torneo era in Italia, c'è da stupirsi che ci fossero abbastanza partecipanti da riuscire addirittura a formare le squadre.
Lo dico con tristezza, perché queste iniziative naturalmente mi scaldano il cuore. Ci saremo anche persi il torneo, ma non va persa assolutamente l'intervista ai vincitori, che ci presenta una carrellata di esemplari molto rari, e in via d'estinzione, ripresi nel loro ambiente naturale: è un documento prezioso.
Neanche a farlo apposta i primi tre classificati sono rappresentanti di tre stereotipi diversi di questo ambiente... c'è il timido, lo sbragone e lo straniero dagli occhi di ghiaccio. Grazie a tutti, siete dei grandi, e tenete alta la nostra bandiera (qualunque essa sia).
Ma parliamo un secondo di BlazBlue. Picchiaduro in 2D, erede del più famoso Guilty Gear X. A me non piace, il chara-design è troppo assurdo e per imparare a fare le mosse bisogna ritirarsi 10 anni in un monastero segreto nelle montagne del Tibet. Davvero, se non avete la destrezza di una scimmia nelle mani questo gioco vi violenterà senza misericordia.
Ad ogni modo, è stato da poco annunciato il seguito, dal nome poco roboante di:
BlazBlue Chronophantasma.
Scritto rigorosamente tutto attaccato.
Lo-Rez: arte, storia, web design“She said the devil will want you back”
Rise
Abbastanza scontato, questa settimana, l'editoriale dedicato al Ritorno del Cavaliere oscuro. Devo dire che, una volta completata la visione, quando sono andato in rete, ho trovato curiosamente, negli ambiti nerd che sono di mio interesse, una certa ostilità nei confronti di questa pellicola, basata su varie questioni. Questo, in qualche modo, ha modificato il mio approccio a questo editoriale, anche se spero non più di tanto.
Sono qui a seppellire Batman? A onorarlo? A difenderlo? La speranza è: nessuna delle tre, perché una recensione non deve partire dal presupposto di fare la guerra a un certo gusto del pubblico piuttosto che a un altro. Comunque a me Batman è piaciuto e quindi, probabilmente, sarà il caso di rimbalzare alcune accuse, almeno le più rancorose. Poi, naturalmente, mi spenderò abbondantemente nello spiegarvi perché mi è piaciuto. Non temete che spazio ce n'é (o temetelo, come al solito).
Partiamo da un assunto importante: un film come Dark Knight esce una volta ogni dieci-quindici anni ed è una fortuna che sia così. Sperare che Rise potesse eguagliarlo era pia illusione, considerando anche che le due pellicole non hanno una forte continuità tra loro, ma sono anzi decisamente diverse. Dark Knight è altro rispetto a molta cinematografia moderna, è altro rispetto a tutto il cinema di supereroi e, in parte, è altro anche rispetto a Rise. Perché Rise è un po' più film di supereroi di quanto lo si sarebbe voluto e questo è sinceramente un peccato. Però gli riconosco una continuità di intenti e idee con DK che probabilmente è il motivo per cui lo ho amato, a suo modo, senza rimpianti.
Salterei pié pari la questione della trama che è abbastanza nota, o almeno è nota nel suo elemento principale: il cattivo è Bane. Chi ha una conoscenza superficiale di Batman o comunque non ne è un fan potrebbe storcere il naso, perché effettivamente Bane non fa parte di quella rosa di sei-sette villain che sono universalmente riconosciuti come arcinemici del pipistrello e quindi rientrano nell'immagine che anche la gente comune ha di lui. Ma Bane, se guardiamo la storia del fumetto, è il nemico naturale in un film del genere. Innanzitutto è uno dei catalizzatori principali delle avventure del Batman moderno e poi la sua esistenza, dal punto di vista fumettistico, è legata a doppio filo con la caduta del cavaliere, quel momento in cui l'oscuro paladino DC si è ritrovato con la schiena spezzata, ridotto a una larva, mentre intorno tutto impazziva. Una storyline importante, che fa il paio con la morte di Superman, sull'altro fronte, e che è sia una abile iniziativa commerciale per riattizzare l'interesse sul brand sia una presa di coscienza del genere fumetto delle fragilità dei suoi eroi, per cui non possono più esistere certezze assolute.
Bane poi viene reimpastato con la setta delle ombre e questo ha la benefica funzione di riavvicinare Batman Begins, un film che aveva certamente subito Dark Knight perché lo stacco da lui era stato decisamente troppo netto, troppo crudele. Difficile pensare l'uno come seguito dell'altro, più facile ora ricostruire una struttura in cui Dark Knight rappresenza un punto di rottura, ma non definitivo, e quindi reintegrabile nella struttura generale.
La continuità tra DK e Rise, quindi, non è nella forma e nemmeno nei contenuti, ma è negli intenti e nel messaggio. E visto che intenti e messaggio sono proprio le questioni che il resto del cinema di supereroi proprio non si pone è così che, comunque, Rise se la cava e guadagna il mio rispetto. Rise, in maniera più forte di DK, più incisiva, fa alcune assunzioni forti sulla figura di Batman, che non è un supereroe solo perché è tutto nero, molto figo e picchia i cattivi, ma lo è in quanto è un simbolo, un punto di riferimento morale, quasi una metafora del desiderio di sacrificio e rivalsa che cova in ogni uomo comune, che cova nella città di Gotham, ma ha bisogno di essere risvegliato e guidato per servire a qualcosa. Ma, notate bene, se Batman decidesse di combattere la sua crociata da solo e non riuscisse a risvegliare l'anima dei suoi concittadini, la sua crociata sarebbe inevitabilmente un fallimento, la vuota ossessione di un individuo disturbato.
Perché questo, dopotutto, è Bruce Wayne: un individuo disturbato, debole, malato, consumato da un progetto che è effettivamente un'allucinazione, uno che non ha proprio niente di che vantarsi a vestirsi con un mantello e andare in giro la notte a fare a botte. Batman non è un personaggio in cui il pubblico può immedesimarsi, perché Batman è uno sfigato. Non stiamo parlando della manfrina dei supereroi con superproblemi, stiamo parlando di un superproblema a cui si è trovata la soluzione sbagliata. Una delle critiche che ho sentito muovere a Rise è il fatto che Batman, ancor più di Bruce, è presente per una percentuale molto bassa della pellicola. E' questo shift che rende il film intelligente. Se andate a guardare tutte le altre pellicole di supereroi i registi sono ossessionati dal mantenere sempre l'attenzione sul protagonista, fare si che tutto lo riguardi, che ogni cosa lo colpisca nella sua sfera personale, anche accidentalmente. Rise ha un approccio completamente diverso: tutti i personaggi sono protagonisti della vicenda, tutti i protagonisti subiscono la presenza di Batman, ma molto spesso devono agire a prescindere da Batman, perché Batman non c'è, Batman è spezzato, oppure perché non é Batman la chiave del loro successo, ma loro stessi e il loro personale bisogno di riscatto.
E, a suo modo, Bruce Wayne fa parte di tutti questi. Ok, la questione degli amorazzi è mal gestita e chiaramente posticcia (Batman non è uno che si innamora), ma al centro di questi c'è realmente un relitto consumato dal proprio simbolo, convinto che il costume sia il fine (e non il mezzo) e per questo motivo cade. E senza costume, senza niente da perdere né guadagnare, senza nessuno che possa chiamarlo eroe, anche Bruce Wayne deve risalire, uscire dalla prigione reale e metaforica di Bane, scalare il pozzo per ritrovare il bisogno di vivere e quindi rimettersi il mantello senza venirne soffocato, ricordandosi che è Gotham, non lui, a dover vincere.
Criticabilissime le sequenze finali. Un difetto che si può imputare a Nolan è di non avere grande dimestichezza con le scene di combattimento. O ha un pessimo coreografo di quelle o semplicemente non pensa gli serva e ne fa a meno. Lo scontro definitivo è una scazzottata un po' becera, ma è il motivo per cui si arriva allo scontro, è la grande ribellione al male che lo scontro rappresenta quello su cui deve focalizzarsi lo spettatore, quello che lo trascina... verso l'alto.
La seconda ragione per cui secondo me Rise è un'opera preziosa è sicuramente il grande studio della letteratura batmaniana che è stato fatto per realizzarlo. Uno studio di cui un fan coglie molti riflessi, molti più di quanto persino poteva coglierne in Dark Knight. Nolan ha fatto la scelta (corretta) di non seguire la storia del fumetto. La tiene presente, molto spesso vi si poggia in maniera strumentale, ma rimane sulla sua strada senza che per lui diventi un vincolo. Ruba poco a Year One (solo un paio delle scene migliori), non mette in campo esattamente il Joker letterario (e di certo non mette in campo il Due Facce letterario) e anche in questo Rise costruisce un Bane completamente nuovo su una storyline priva di un esplicito riferimento al fumetto. Durante tutto il film, però, si sentono gli echi di molti momenti "importanti" di cui si cerca di cogliere il senso, il sapore, il cuore, riproponendoli con amore citazionistico, ma anche con l'umiltà di fare riferimento ai dei pezzi di letteratura fumettistica importanti e densi di significato. Impossibile mancare gli echi di Return of the Dark Knight negli inizi del film, per quello che riguarda la Caduta del cavaliere i riferimenti vanno oltre la scena spezzaschiena e sicuramente coinvolgo anche il momento del salto, lo stesso salto che il Batman del fumetto deve affrontare per sentirti nuovamente Batman. Ma, soprattutto, è incredibile il lavoro che è stato fatto per riuscire a inglobare nel film Terra di Nessuno, arrivando persino a sforzare la trama fino ai suoi limiti strutturali. Nolan ha deciso di riproporre l'idea della città ridotta all'anarchia, dominata dal caos, divisa in territori, intrappolata in processi farsa e spaventosa. Una delle immagini più incredibili dell'universo batmaniano e quindi più difficili da mostrare. E anche qui, tornando al discorso di prima, ha mostrato quello che Terra di Nessuno rappresenta: ovvero il crogiuolo da cui possono sorgere le persone giuste, decise a lottare anche quando hanno contro tutto. Il luogo dove il simbolo del pipistrello arriva a contare più del pipistrello stesso. Anche in Terra di Nessuno l'assenza del pipistrello conta quanto la sua presenza e anche lì il suo ritorno è segno di rivalsa.
Quindi, concludendo: Rise è un film cinematograficamente buono, ma non eccezionale. Costruito bene, ma con addosso tutti i peccati e le sbavature propri di un film del suo genere. Ma tutto ciò è un prezzo che è stato pagato per conservare il valore simbolico della sua vicenda, per impedire che tutto venisse ridotto a una storia di banditi e poliziotti con un poliziotto vestito in maniera un po' kitch. Lavorare così significa camminare su una sottile lastra di ghiaccio e, bisogna ammetterlo, ogni tanto il ghiaccio si è spezzato.
Ma per quello che mi riguarda il simbolo del pipistrello comunque risplende fiammeggiante nella notte.
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Bruce Wayne: What does that mean?
Prisoner: Rise.