Strip
serie
579, 01/09/2012 - Il capannone vuoto
579
01 . 09 . 2012

Un nuovo inizio

Il Rabbit-segnale (vedi settimana scorsa), che ci richiama al dovere lampeggiando in queste notti tardo-estive, oramai non serve più.
Basta davvero poco per riaccomodarsi nella routine quotidiana, non importa quanto violentemente l'abbiamo distorta durante le vacanze. Eppure resta ancora qualcosa di speciale nell'aria, una specie di euforia perché in realtà è adesso che inizia davvero il nuovo anno, quando tutto riprende. Noialtri ci siamo presi la settimana scorsa per un atterraggio morbido, con una strip di circostanza: ma oggi non si scherza, questo è l'inizio di una nuova catena di cambiamenti per la nostra serie Jobs.
Anzi, forse avremmo dovuto avvertirvi, nel caso tra i nostri lettori ci sia qualcuno debole di cuore, ma la volta scorsa probabilmente è stata l'ultima in cui abbiamo visto l'angioletto Bob nella sua occupazione abituale. Ma forse anche no.

Ad ogni modo, non ci siamo soltanto noi e questo fumetto al mondo: a volte è molto facile crederlo, vista la nostra popolarità, ma non è così. Dicevo la volta scorsa che alla fiera del Gamescom 2012 in Germania sono stati presentati dei giochi notevoli.
O meglio, notevoli sono i filmati promozionali per quei giochi... i giochi in sé, per la gran parte, debbono rivelarsi una grossa delusione: è la legge della statistica. Comunque, DmC mi piace sempre di più ogni volta che lo rivedo, e l'apparizione di Vergil non è da meno. Gli effetti di post-processing in questo gioco sono fenomenali, non mi importa cosa dicono i suoi detrattori.
Poi c'è Remember Me, sempre di Capcom. È una roba nuova, e non pare male. Lo stile è notevole come in quasi tutto quel che viene prodotto da Capcom.

Ma la notizia che mi preme di più questa settimana è un'altra. Sono già in colpevole ritardo, e non posso rimandarla ancora. Da qualche settimana va avanti un torneo di giochi di combattimento 1 vs 1 in Giapponia, il Topanga A League. Non è famoso come il Tougeki Battle Opera, ma potrebbe diventarlo presto, visto che l'edizione di quest'anno del Tougeki è stata un disastro completo sotto tutti i punti di vista.
Forse l'idea di di tenere un torneo di videogiochi all'aperto, sotto il sole battente, a 40 °C + afa, nel bel mezzo della campagna sperduta a 3 ore di treno da Tokyo, sarà sembrata geniale agli organizzatori... ma di fatto non è stato così. Gli spettatori, miserabili ingrati, si sono stancati di stare 10 ore sotto il sole a guardare un maxi-schermo su cui non si vedeva nulla. E perfino i giocatori si sono lamentati dei riflessi del sole sugli schermi, nonché dei due o tre cabinati arcade che sono andati letteralmente a fuoco per il caldo. Non li fanno più come una volta. Peccato, perché il Battle Opera mi era simpatico, ne avevo già parlato un paio di anni fa.
Stando così le cose, il Topanga A League sembra essere diventato uno dei tornei più seri di Nippolandia. Oltretutto il mio favorito, Daigo Umehara, è tornato alla vittoria battendo Mago. Sarà perché è ritornato a usare Ryu dopo averlo tradito per Yun (ma con scarsi risultati).
Ci sarebbero altre entusiasmanti notizie dal mondo della competizione, ma possono aspettare.

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01 . 09 . 2012

Jet-lag

Bhe, non è stato esattamente un pic-nic.
Benritrovate, genti del coniglio. Vi ho già riaccolto nella tana settimana scorsa, ma avrete capito facilmente che quell'editoriale contava poco, era un artifizio, un tappabuchi, un trucco. Quando quell'editoriale è andato online, potenza della tecnica, io ero ancora dall'altra parte del globo e, in verità, quelle parole raccontavano del me ancor prima di partire, lo stesso me, per intenderci, che aveva scritto l'editoriale di chiusura.
Quindi mi permetto oggi di riaccogliervi nella tana, che ha intanto riaccolto anche me dopo il lungo-lungo-lungo viaggio in Australia, viaggio di cui verrete a sapere poco o niente, visto il suo irrisorio contenuto nerd. C'era giusto una mostra di gaming a Melbourne su cui ho glissato e se vi interessa i giochi 3DS costano persino più che qui, ma per il resto non credo vi interessi sapere di balene, koala, canguri e tutte quelle altre cose attinenti alla natura che poco hanno a che fare col nostro discettare.

La strip che vedete qua sopra segna un piccolo nuovo inizio, un leggero spostamento di prospettiva della serie Jobs a cui siamo arrivati in modo spontaneo, affatto studiato a tavolino. Abbiamo fatto partire i nostri personaggi ognuno per una sua strada e per qualche strana ragione, alla fine, ci siamo trovati in mano esattamente tutte le componenti di una software house. E' quindi forse il momento che tutti tornino all'ovile, che il cerchio si chiuda, ovviamente per... continuare a lavorare.
Come forse ho già avuto modo di dire in passato i cambiamenti sono qualcosa di fisiologico e necessario in un fumetto, una tecnica di sopravvivenza. Non è vero che le idee escono fuori dalla testa degli autori. Le idee sgorgano dalle situazoni in cui gli autori si mettono. E le situazioni sono affatto inesauribili. Per questo, quando ormai si capisce che la sorgente va seccandosi, bisogna spostarsi un po' per avere nuove risorse. Una sorta di nomadismo creativo. Il nomadismo forse non permetterà il sorgere di società evolute come la nostra, ma comunque permette di creare e favorisce la comunione con l'ambiente che ti circonda. Insomma, è giusto così.

Non sarà per voi una novità assoluta, ma devo ammettere candidamente che tra le tante cose di cui non ho ancora ripreso le fila c'è anche il mondo dei videogiochi. Bhe, qualcosa la so, qualche appunto l'ho preso, ma sono proprio cose sorte così, casualmente, estemporanee. Prima di poter rimettere bocca sul ribollente rimestio della nuova console war e di tutto il resto voglio riprendere una doverosa visuale dall'alto del tutto. Sarà facile? Mah... a guardare il mio attuale spirito di abnegazione nei confronti della res videoludica potrei anche dirvi di no, ma a pensarci bene anche i VG con l'estate si sono un po' fermati, nonostante Colonia. O forse, più precisamente, è già da un po' che vanno parecchio lenti, un po' perché temono tutti la prossima svolta e quindi cercano di rimanere indietro per godersi gli ultimi istanti di pace. Questo è già un argomento interessante da trattare, ma ne troveremo sicuramente molti altri.

Devo, direi, lasciarvi ahimé dopo un altro editoriale di transizione. Il titolo dell'editoriale ha purtroppo riferimenti autobiografici. Non ho avuto problemi ad adattarmi allo shift 8 ore avanti, ma sto avendo qualche disturbo a tornare otto ore indietro. In particolare mi sveglio presterrimo nonostante poche ore di sonno e arrivo a sera stanco. Mi conforta almeno il tempo gelido subitaneamente sceso sulla penisola, che mi permetterà almeno di rintanarmi sotto le coperte come uno scoiattolo e cercare di riprendere le forze.

“And when he saw her raised for the slaughter / Abraham's daughter raised her bow / How darest you child defy your father / You better let young isaac go”

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