Strip
serie
55, 11/05/2002 - L'arte di Link
55
11 . 05 . 2002

The Resident of Evil Creek

Nel caso vi foste persi la strip della settimana scorsa, ho l'ingrato dovere di presentarvi l'ultimo arrivato nella Casa di FTR: l'odioso, detestabile, cel-shaded Link. Zelda Gamecubès Link.

Probabilmente me ne pentirò, ma vorrei dire due cosette su un Argomento Spinoso.
E' dal 19 aprile 2002 che cerco di non pensare alla sentenza pronunciata dal Giudice Limbaugh, Distretto del Missouri, ma spesso mi ritrovo tuttora ad imprecare agitando al vento i pugnetti, colmo di frustrazione e sdegno.
In breve, il fatto è questo: detto giudice ha sentenziato che i videogiochi non soltanto non possono rientrare tra le forme di espressione protette dal Primo Emendamento (ovvero quelle che non possono essere censurate integralmente), ma si e' spinto anche ad affermare categoricamente che i videogiochi non sono un mezzo in grado di trasmettere emozioni, e pertanto vanno accomunati agli sport e ai flipper piuttosto che a film e libri.
La sentenza è stata pronunciata dopo che la corte ha esaminato 4 (quattro) videogiochi. Ora, già su questo punto avrei qualcosa da obiettare: quattro esemplari non sono un campione sufficiente a rappresentare un media che conta un centinaio di nuove uscite al mese, da circa 15 anni. La cosa buffa, la cosa davvero tragicomica, e' però la scelta dei quattro titoli: non sono capace di trascriverli senza che mi prendano le convulsioni, per cui vi do' solo un link. Basti dire che tra i giochi c'e' anche quello del titolo di questo editoriale... come, non lo conoscete? Scommetto che neanche Capcom lo conosce.

Comunque non mi sembra questo il punto importante; non credo affatto che la sentenza sarebbe cambiata se i giochi campione fossero stati qualcosa come:

(Ma anche soltanto Shenmue grida "Obiezione, vostro onore!" a chiunque sia disposto ad ascoltarlo).
Piuttosto mi pare che la Magistratura (o l'Inquisizione Spagnola, a seconda dei punti di vista) dovrebbe decidersi su un punto... Ma insomma, questi Videogiochi sono:
a) Un mezzo demoniaco dall'immenso potere, tale da trasformare i migliori virgulti della società in belve dementi assetate di sangue semplicemente dopo una singola partita a Counter-Strike.
b) Un passatempo assimilabile al caro vecchio calcio-balilla e con la stessa valenza emotiva, non più adatto a raccontare storie e convogliare emozioni di un tavolo da ping-pong.
Non serve essere il divino Aristotele per cogliere che queste due visioni, entrambe portate avanti parallelamente da autorità legislative e mass-media, si escludono a vicenda.
Personalmente sono d'accordo con chi ritiene che anche i videogiochi, come ogni altro mezzo espressivo (ebbene sì, vostro onore!), debbano attraversare agli albori della loro storia un periodo di incomprensioni e ostilità. La Storia si ripete, baby. Consoliamoci pensando che, quando iniziera' la nuova Era, potremo dire "Io c'ero, quando se eri un videogiocatore tutti ti scherzavano".

Questo discorso ci conduce dritti dritti a Gameforms, di fatto l'erede dell'ormai leggendario e sempre compianto The GIA. E' un sito che promette molto bene, ha una filosofia originale e interessante, e gli scrittori più bravi del settore. La loro prima recensione è nientemeno che l'ultima incarnazione di Tactics Ogre, un'oscura perla per pochi iniziati. E poi c'e' la scatola di Castlevania: White Night Concerto, per non parlare di una copertina sostitutiva per l'orribile confezione di Resident Evil. Non fanno tanta tenerezza?

Metal Gear Solid 2 per PC??? Se prima ero indeciso sull'acquisto di una console, ora lo sono ancora di più.

Lo-Rez: arte, storia, web design
11 . 05 . 2002

Escatologia spicciola

Sembra strano, ma oggi le console ci fanno riflettere sui problemi dell'universo molto più di quanto non riescano a fare gli altri media. Siamo partiti che possedevamo molte certezze, credavamo ad esempio che l'arcana sequenza cerchietto-triangoletto-crocetta-quadretto fosse alla base di ogni risposta importante, addirittura credavamo che di mondo ce ne fosse uno solo! Ma in fondo erano tempi migliori, la SEGA aveva ancora una console in produzione, il PC non veniva messo in discussione come mezzo per giocare e Follow The Rabbit non esisteva.
Dopo di ciò, però, il crollo di ogni teoria. La stessa azienda che ci aveva fornito la sequenza di cui sopra se ne uscì dandoci il benvenuto al third world e già la cosa ci sconvolse. Terzo? E il secondo? E poi questo terzo mondo assomiglia a un campo da tennis in mezzo al deserto? Assillammo un po' tutti con queste domande l'uomo con la testa d'anatra (?) che trovammo, ma non ottenemmo risposte, solo un radiatore nero capace di leggere DVD e far girare videogiochi.
Una cosa del genere già potrebbe bastare, ma la nostra epoca non conosce pietà. In seguito al parto più movimentato della storia uno strano personaggio ci ricordò che life is short e quindi bisognava play more. Play more? Ci chiedemmo tutti allibiti. Ma se stiamo già gaming 24:7 (ovviamente dopo esserci muniti di pannolone) con il GBA! Quanto more si può giocare? Basterà davvero affidarsi a un sarcofago neroverde con una X sopra per arrivare al livello adeguato?
Vabbè, lo avremmo anche fatto se avesse funzionato, anzi, stavamo già tutti per affidarci a questo nuovo credo quando arrivarono i borg. Si, i borg. Arrivarono su un cubo un po' più carino di quello di Picard e al posto di una regina possedevano un giapponesino fissato con gli idraulici, ma erano proprio i borg. Non dissero "you will be assimilated", ci sarebbe andato bene, un drone borg è sempre collegato in fibra ottica alla sua rete senza bisogno di salmodiare imprecazioni contro la telefonia in genere, vuoi mettere che lusso? E invece no, dissero "Cittadini! Utenti! Life is short, d'accordo, ma life is a game!"
Questa dichiarazione fu la goccia che fece trabboccare il vaso. A questo punto il panico si diffuse fra di noi, poveri videogiocatori. Non solo questi strani borg con gli occhi a mandorla non sradicarono la razza umana dalla terra, ma si pigliarono l'esclusiva di Resident Evil! La X decise di reagire sventolandoci davanti Halo mentre il radiatore del third world lasciava parlare il mercato che un pochino già gli voleva bene. Avremmo potuto avere una guerra fredda a tre e invece ci trovammo nel mezzo di uno scontro atomico di marketing che portò all'inverno nucleare delle idee.
Oggi cosa rimane da dire? Ho visto in un negozio i tre gioiellini uno accanto all'altro, tutti funzionanti e giocati e non mi sembrava neanche che si odiassero più di tanto, erano così carini, a condividere la stessa ciabatta per mettere la spina...Forse stiamo cominciando a perdere di vista qualcosa, continuiamo a parlare di vita, morte, tecnologia, evoluzione e alla fine giriamo solo intorno a giocattoli che piacciono ai grandi e proprio per questo, chissà per quale legge, non possono essere definiti per quello che sono.
E' uscito il GameCube, ora tutti e tre gli scatolotti sono sul territorio nazionale coccolati dalle rispettive aziende, non è il caso che tiri fuori l'ennesima storiella della guerra, della rissa e del volemose male, l'avete già sentita un po' troppe volte. Oggi ho voglia di tornare terra-terra, sulle cose che, nel piccolo dei VG, contano. Cose come slogarsi i polsi su un maledetto platform che abbiamo già bollato come ingiocabile, ma da cui non riusciamo a staccarci, cose come la mamma che ci dice che è pronto in tavola esattamente dove non possiamo salvare e a mettere in pausa il gioco ci fidiamo poco, cose come mucchietti di pixel vettoriali contro cui abbiamo tirato insulti più che al tipo che ci ha rubato la ragazza.
Perciò dico: giocate, gente, giocate, anche fosse solo lo snake del vostro telefonino! Non fatene una missione di vita, ma, se vi diverte, prendete in mano un joystick e smanettate per un'ora o due, male non fa (non credete a chi dice il contrario con argomentazioni che sono insulti all'intelligenza). Giocate, dico, g-i-o-c-a-t-e, fate quello che gli esperti di marketing delle grandi aziende, mi sa, non fanno mai.

"Ruotate le dita...
Unite le falangi..."

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