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348, 16/02/2008 - Macroeconomia
348
16 . 02 . 2008

Poteva essere una bella storia

Mettiamo il naso fuori dalla porta e andiamo a trovare Cloud sul suo balcone/ufficio, alle prese come al solito con traffici al limite della legalità nel settore dei MMORPG: è la routine che possiamo ormai aspettarci dalla serie Jobs.
Questa settimana cadeva il compleanno di Lara Croft (che per l'occasione non ha disdegnato di mostrarsi tutta bagnata), una ricorrenza che nel Mondo è comunemente nota con il nome in codice di S. Valentino. Per motivi del tutto irrazionali, che si perdono nelle nebbie dei tempi lontani, all'origine di questo fumetto, noialtri di FTR onoriamo la ricorrenza con un'illustrazione. La galleria d'arte è qui a testimoniarlo. Ebbene, ho prodotto qualcosa anche quest'anno: ecco il tributo a S. Val. 2008, tutto rosa come vuole la nostra tradizione. I lettori smaliziati noteranno che i personaggi ritratti non sono i soliti protagonisti del fumetto. Ma è solo un dettaglio.

A proposito del colore rosa, salta subito alla mente Poison Pink (se siete dei folli ossessionati)... un RPG orientale dannatamente hardcore sviluppato dai tizi di Flight Plan, che si stanno guadagnando un certo rispetto nel settore. Promette benino.
Devo tenere alta la densità di contenuti hardcore su queste colonne, dopo che nelle ultime settimane mi sono lasciato prendere da argomenti lievemente più mondani: proseguiamo dunque con un'altra segnalazione rivolta ad un pubblico maturo, un pubblico cioè in grado di apprezzare i più duri e i più spartani tra i videogiochi da bar... Eurogamer ha pubblicato una Storia Dei Picchiaduro, condita di citazioni da Bruce Lee in persona: è una lettura edificante.
Vagabondando per sentieri poco praticati, ho scovato di recente il terzo capitolo perduto di Baldur's Gate, quel Baldur's Gate III: The Black Hound che fu cancellato per far posto al gioco che divenne poi Neverwinter Nights.
A quanto pare uno dei designer originali sta portando avanti da solo quel vecchio progetto sotto forma di un mod per NWN2... ma non è questo che conta. Quel che conta è l'atmosfera espressa dall'arte concettuale, anch'essa mai pubblicata: l'artista è lo stesso di Icewind Dale, ma c'è qualcosa che mi colpisce, un gusto particolare e diverso dalla noia mortale di quel deserto di disperazione che sono i Forgotten Realms classici di D&D.
Prendete la (presunta) copertina di questo Black Hound: è splendida. Senza dubbio sarebbe stata scartata prima della pubblicazione, in favore di una donnina formosa renderizzata in un 3D pacchiano... e allora teniamoci stretto almeno il ricordo di un gioco che avrebbe potuto, forse, rinnovare gli RPG occidentali. Invece abbiamo avuto Neverwinter Nights: non aggiungo altro.
The Black Hound poi è un titolo che suona bene, che ispira: poteva essere una storia più intimista del solito, lontana dai soliti stereotipi che sembrano scritti da Dungeon Master dilettanti.
Poteva, ma non lo sapremo mai.

“But if Belruel could hear me now /
This song would pierce her heart”

Lo-Rez: arte, storia, web design
16 . 02 . 2008

Ringraziamenti al produttore

Il D.I.C.E. Summit non ha avuto esattamente la copertura che compete a una fiera e non è stato propriamente messo al centro dell'attenzione dalla stampa specializzata. In verità, un incontro che si definisce "Design, Innovate, Communicate, Entertain" si capisce a stento che coinvolge anche i videogiochi, ma oltre a questo credo che molto sia valso il taglio particolarmente critico della riunione, in cui si è discettato più di massimi sistemi che di prossime uscite. Come ben sapete è mia ferma convinzione che parlarsi un po' addosso e ragionare delle meccaniche dei videogiochi dovrebbe essere prezioso come scoprire la data d'uscita di Duke Nukem Forever, ma il cosiddetto giornalismo ha un'idea diametralmente opposta su questo, quindi non mi stupisco di come sono andate le cose. Se almeno Nintendo si fosse presentata portando qualche nuovo stupido aggeggio da collegare al Wii spacciandolo per opera di sublime design magari ci saremmo divertiti di più, ma non c'è da contare sui giapponesi per queste cose.
Almeno, il summit è stato teatro di uno dei rituali più inutili e divertenti del mondo dei media in generale, che diventa un vero spasso parlando di videogiochi: la consegna di premi. Eccovi quindi il listone dei premiati del 11th Annual Interactive Achievement Awards. Pur accordando a questi verdetti il consueto cinico beneficio d'inventario ho deciso di riflettere un attimo su questi risultati. Sicuramente i nomi riportati in questa lista non sono sorprendenti e tutti meritevoli, ma qualche sbavatura c'è. Ad esempio è piuttosto confusa l'attribuzione del titolo PC a Orange Box, che in verità non è un videogioco, ma una collezione di titoli anzi, tecnicamente, una furba operazione commerciale, se si giudica il tutto al netto del valore qualitativo dei contenuti. Avrebbe avuto più senso dare la palma a Portal, per esempio, anche se capisco che le dimensioni del gioco avrebbero potuto non essere tali affinché esso potesse sostenere una tale responsabilità. Forse, allora, era il caso di scegliere altrimenti. A dirla tutta, in generale, trovo che Bioshock manchi in un po' troppe posizioni. Il capolavoro subacqueo ha ottenuto riconoscimenti tecnici, ma si è sempre visto superare nei premi che contano. Perché? Scarsa immediatezza? Eccessiva piciitudine? Call of duty 4 è stato riconosciuto come un capolavoro di divertimento da molte fonti, indubbiamente, ma per quello che riguarda il gamedesign credo che BigDaddy e sorelline gli diano più di una pista e forse quello si sarebbe dovuto premiare, se non nell'ambito console, dove CoD4 indubbiamente ha la sua dimensione più corretta, almeno nella categoria Action. Per il resto mi sembra non ci sia niente di clamoroso, anzi, in certi casi sembra quasi che si sia scelto il basso profilo, ovvero premiare il titolo più ovvio piuttosto che quello più clamoroso. Non so se questo possa valere per Zelda, ma credo valga almeno un po' per C&C3.
Pratica archiviata. L'iniziativa editoriale del giorno è il manga di Kingdom Hearts. Sicuramente la cosa che più stupisce di questo volumetto non è solo la presenza di personaggi disney accanto a ragazzini dagli occhi grandi, ma il fatto che la disney stessa abbia messo soldi per stamparlo. Indubbiamente si tratta di un innegabile segno dei tempi, è noto che la testata principale della casa editrice dalle larghe orecchie non sta vivendo ottime acque, ma non credo sia comunque da censurare un così coraggioso atto di svecchiamento. A parte questo parliamo di nientemeno che Kingdom Hearts, una specie di follia giapponese nata dallo stesso brodo genetico di Final Fantasy (con tanto di presenza di eroi di Final Fantasy) con innesti di personaggi disney, videogioco di cui andare orgogliosi in tutte le sue incarnazioni. Ricordo di aver giocato con piacere per un po' alla versione DS (il capitolo chain of memories) anche se trovai il sistema di combattimento con le millemila carte eccessivamente complesso. In fondo l'opera letteraria è composta da 4 soli volumi a un prezzo piuttosto standard. Si potrebbe quasi pensare al sacrificio.

“- Are you a teacher?
- Part-time”
E' tornato e sembra sia ancora lui

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