Strumenti di controllo
Il demone della Continuity ha scagliato la sua maledizione ancora una volta su FTR. Letteralmente. Per apprezzare (si fa per dire) la strip odierna è bene che il lettore abbia presente la strip della settimana scorsa. Lo so, è uno sforzo insolito quello che si sta chiedendo alle cellule cerebrali del lettore medio, ma ho fiducia che ce la farete. La saga del colloquio di lavoro di Neo con il Direttore (la cui identità è ancora ignota, ma ormai è facilmente intuibile) andrà avanti ancora per qualche settimana.
Ora che Cymon qui di fianco è salito di livello, sbloccando nuove entusiasmanti feats della sua classe di personaggio, non resta che sperare che si trovi un datore di lavoro diverso da quello del nostro neo-ingegnere Neo.
Questa storia del passaggio di livello mi fa venire in mente che non ho ancora scritto il mio trattatello di 120 pagine su Dragon Quest VI, che vi ho più volte anticipato. Il fatto è, mi vergogno a dirlo, che non l'ho ancora finito. Il gioco, intendo.
Mi ci è voluta buona parte di un'estate, un autunno e un inverno per arrivare all'ultimo dungeon, ma ormai sono mesi che ho abbandonato laggiù il mio party... mi manca la forza di volontà per proseguire e affrontare le dure ore di levelling che mi aspettano per essere all'altezza dell'ultimo Boss. Ero arrivato a questa disperazione anche in Final Fantasy IV, ma poi ne ero uscito appellandomi al carisma del Dragoon Kain. In DQ6 l'eroe non ha neanche un nome, anzi, veramente si chiama "Eroe" (in giapponese, ovviamente)... posso appellarmi soltanto al mio onore personale, afferrare il joypad e finire questo dannato gioco una volta per tutte. Auguratemi buona fortuna.
Un RPG che non avrei difficoltà a finire è Jade Empire, a quanto pare. Ovviamente ero entusiasta di questo gioco fin dalle prime indiscrezioni della newsletter che Bioware manda agli abbonati: l'ambientazione mistica cinese con tanto di macchine volanti da guerra, le arti marziali, lo sparatutto a scorrimento verticale come minigioco (!)... Peccato che a quanto si vocifera sia decisamente facile e breve, per attirare il giocatore casual.
Al diavolo il giocatore casual! Non rimpiango certo la Vecchia Scuola (di cui DQ6 è appunto un esempio, vedi sopra), ma annacquare il gameplay per catturare un pubblico più ampio è una bestemmia contro l'essenza stessa dell'RPG. Il problema non sta tanto in Bioware, quei poveracci hanno speso cifre esorbitanti per fare un gioco di quel livello tecnico e se non vendono abbastanza copie hanno chiuso baracca, con buona pace di tutti. Il problema è che negli anni '90 potevi raggiungere un pubblico molto ampio anche con giochi dannatamente hardcore (per gli standard attuali)... oggi le cose sono diverse, il settore del divertimento elettronico è affollato di sprovveduti che sanno sì e no tenere in mano il joypad.
Per fortuna nell'isola di Nippon le antiche tradizioni resistono ancora: là non solo sono maestri nella pressione dei tasti, ma sono anche tanto esigenti in fatto di dispositivi di controllo che non esitano a costruirseli da soli, i loro joystick. In realtà è un fenomeno presente da sempre tra gli appassionati di picchiaduro uno vs. uno, dove alla precisione della levetta si affida letteralmente la propria vita. Il picchiaduro praticato a certi livelli è uno sport estremo, e il joystick è importante per il giocatore come una macchina di Formula 1 per il pilota. Lo stesso succede per i mouse nel settore degli FPS per computer, dopotutto.
Come ho già ripetuto più volte io non sono un professionista, anzi per dirla tutta sono una pippa a King Of Fighters, Soul Calibur e compagnia, però mi affascina l'ambiente. Costruirsi un joystick a partire dai pezzi di ricambio originali dei coin-op giapponesi (ordinati da case storiche come la Hori), decorarlo con gli adesivi ufficiali dei vari giochi, e poi portarlo ai tornei in giro per il mondo è un'esperienza mistica.
Avrei altro da dire, ma per stavolta credo di essermi reso ridicolo a sufficienza.
Non mi resta che ridirigervi al Covo Degli Sbronzi per gli ulteriori sviluppi della nostra Finta Polemica tra webcomic. Wow, guarda mamma, una Guest Strip! Che emozione!
Cavaliere dello zodiaco
Siete fortunati. Essendomi laureato lunedì ormai l'esaltazione si è ormai spenta e non dovete sorbirvi urla scalmanate o atti osceni d'ostentazione dell'umile risultato che ho ragg...DOTTOOOOOOOOOOOORE! DOTTOOOOOOOOOOOOOOORE! SONO DOTTOOOOOOOOOOOORE! DOOOOOOOTTT! DOOOOTTT! DOOOOOOOOTTOOOOOORE!!!!!! Che poi non so se sia il caso di dirlo, ma divento anche bastardo quando sono in un certo stato. Comunque, ripeto, siete fort....SONO DOTTORE E VOI NOOOOOOO! SONO DOTTORE E VOI NOOOOOOO! E SE ANCHE SIETE DOTTOOOOORI IO SONO PIU' DOTTORE DI VOOOOOOI! AAAAAH! AAAAAH! E ME LA RIDOOOO! AAAAAH! COME ME LA RIDOOO! AAAAAH! Che poi in fondo ormai si laureano cani e porci, cosa ci sarà mai da esaltarsi per...AAAAH! AAAAH! AAAAH! SONO PRONTO A DOMINARE IL MONDO! HO I SUPERPOTERI! RIDURRO' UN SCHIAVITU' TUTTE VOI PICCOLE CREATURE MESCHINE! AH AH AH! AH AH AH! Insomma, sono laureato e morta lì.
Una persona giudiziosa, una volta laureata, probabilmente si metterebbe in moto per entrare in quel bizzarro e labirintico castello di illusioni e follia chiaamto mondo del lavoro, ma io ho intenzione di prendermi deliberatamente alcuni mesi sabbatici con cui traghettare il mio vile corpo fino a settembre, momento più onesto, giusto e moralmente corretto per cominciare a lavorare. Questo tempo ovviamente non verrà completamente buttato via, ho intenzione nel frattempo di fare l'esame di stato per essere iscritto nel Sacro Libro del Destino degli Ingegneri delle Tenebre (o all'albo...devo vedere quale delle due iscrizioni comporta gadget più interessanti) e per forgiare un curriculum degno di Bill Gates, curriculum in cui naturalmente sarete citati anche voi, o almeno questo sito. Ho sentito che un po' tutto il mercato dell'IT cerca infatti ingegneri informatici che abbiano abilità a produrre sceneggiature per webcomic assurdi e editoriali dalla lunghezza imbarazzante e ho intenzione di far valere le mie credenziali.
E' strano essere laureati, credo di essere ancora sotto shock. E' successo, voglio dire, c'ero e credo di essermi accorto che stava succedendo, ma al momento sono ancora piuttosto insensibile al cambiamento, non riesco a rendermi conto del fatto che lunedì 18 aprile si è chiusa una parte della mia vita e che sta per cominciarne un'altra. E' per questo che forse avevo più confessioni intime da farvi settimana scorsa piuttosto che oggi. Al momento sono semplicemente stordito, mi sento meno coinvolto di come mi sono sentito quando ho visto laurearsi i miei amici, ad esempio ed in qualche modo la cosa mi spaventa. Presto le cataratte si apriranno e tutte le sensazioni mi investiranno contemporaneamente. E' una di quelle cose che mi piacerebbe evitare.
Intanto, comunque, i miei serbatoi di tempo libero si sono riempiti dopo un periodo in cui, per fargli dar qualcosa, bisognava raschiargli il fondo con la spatola. Questo apre molte prospettive, adesso ho l'opportunità di riprendere in mano tanti (vecchi) giochi che non ho mai avuto modo di completare (Star Trek Away Team) o sviscerare (Throne of Darkness, che non so se durerà, ma gli voglio dare una chance). Poi, a parte il costante impegno in Yu-Gi-Oh per eliminare l'insidiosa banda dei demoni e ottenere le carte divinità egizie (che credo nel gioco non ci siano, ma fa figo dirlo lo stesso), potrò anche dedicare qualche oretta a Kingdom Hearts: Chain of memories. Difficile ora tratteggiarne un giudizio positivo. Grafica eccezionale, indubbiamente, atmosfera sognante e psichedelica estremamente ben fatta, temi ben sviluppati, però non so quanto riuscirò ad esaltarmi a mischiare il mio mazzo alla ricerca della maledetta attack card 0 mentre con una mano sarò costretto a schivare una marea di heartless. Considerate che è un gioco a cui si può arrivare a combinazioni complesse e l'unica cosa che mi ha permesso di andare avanti fino ad oggi è stato il pestaggio indiscriminato dei tasti. Capirete che in qualche modo mi è difficile cogliere lo spirito dell'esperienza videoludica.
Spostiamoci invece più nei pressi della tana, più precisamente al campanello. Un nuovo webcomic ci ha suonato alla porta, si chiama It's a mess life e ci fa piacere annotarlo. Una volta, quando questo sito era agli inizi e il mondo era un posto arido e senza cuore, mi ero ripromesso di tenere traccia di tutto il materiale webfumettistico prodotto il lingua dantesca. Oggi, considerando l'esplosione che questo genere ha avuto negli ultimi tempi, capisco che l'attività è sostanzialmente proibitiva però c'è sempre...come dire...un'espansione del mio ego quando un webcomic ci segnala la sua nascita quindi penso che in questi casi una citazione in uno dei miei humili fogli sia quantomeno doverosa. L'editoriale ha da chiudersi, forse settimana prossima se nulla accade di clamoroso vi tocca la dischiusizione sugosa e segaiola sul "Tanto non lo facciamo per voi", dal titolo "Tanto non lo facciamo per voi: disanima filosofica per la comprensione delle strategie editoriali del coniglio o anche solo carta igenica di qualità sopraffina". Tenete su le orecchie, quindi.
"....and the challenger: he's fast, he's deadly, he's Julian Bashir. They call him "The doctor""
Una nota alla citazione: non scervellatevi, si tratta di una citazione da Star Trek, ma particolarmente hardcore. Bisogna avere dei signori attributi per riconoscere la puntata senza punti di riferimento. La metto solo perchè credo sia assolutamente adatta alla mia nuova condizione.
Cymon: testi, storia, site admin