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serie
133, 15/11/2003 - L'allenamento, tav. 6
133
15 . 11 . 2003

Whoa

La mia prima impressione: Revolutions è il film più rumoroso della storia, dopo un'ora di stridii di metallo contro metallo e immani detonazioni le mie orecchie volevano una pausa.
Da qui in poi le cose si fanno più difficili, dare una seconda impressione sul film non è affatto banale. Ma tant'e', mi pagano per questo...

Scherzavo, sulla faccenda del pagamento.
Spero che anche voi, come me, degniate di poca considerazione i "critici" e le loro recensioni. Mi accontenterei di capire la mia reazione alla conclusione di Matrix. Però mi pare che in sostanza parecchia gente sia rimasta delusa. Bè, mi sarei stupito del contrario, dopotutto siamo solo umani.
Non sono tra quelli che amano "leggere" i film come "testi", che sfoderano un sorrisetto di superiorità come a dire che loro hanno compreso il film a livelli che i comuni mortali non potranno mai raggiungere. Non sono neanche tra quelli che sfoderano un sorrisetto di superiorita' come a dire che loro non si sono fatti ingannare dall'hype, ma hanno smascherato il solito filmaccio di Hollywood fatto solo per spillare soldi agli ingenui. O almeno spero... se per caso divento così sparatemi, per favore.
Subito dopo il film ero un po' deluso, soprattutto perchè a me non piacciono i lieto fine, neanche a metà. Ammetto che i dialoghi a tratti insopportabili e i discorsi sull'Amore mi avevano irritato (non parliamo della battuta di Monica Bellucci, che in 3 secondi scarsi e' riuscita comunque a gettare un'ombra di ridicolo squallore sull'intero film). Però non mi sono rassegnato, e non mi rassegno tuttora, a liquidare la trilogia come un fallimento.
Come diceva Emily Dickinson (tenetevi forte)... il problema non è nel film, e' in me.
Sono io che ho il vizio di perdere il tempo a fantasticare su come potrebbe svilupparsi una storia, parto per voli mentali tanto vertiginosi che perdo di vista la terraferma, e in sostanza mi ostino a vedere nei film solo quello che voglio vederci.
Forse non dovrei sforzarmi di piegare i film alla mia interpretazione... è impossibile. Non esistono interpretazioni (ne' cucchiai).

Ammetto con vergogna che NON ho rubato il film scaricandolo una settimana prima dell'uscita. Ma se avessi sottomano il DivX rippato magari avrei potuto cogliere particolari come la successione numerica di Fibonacci all'inizio, o l'effige che appare tra gli altri simboli. Avrei potuto trascrivermi i nomi della famigliola indiana e andarmi a cercare su Google i loro significati. Avrei dovuto accorgermi dell'anagramma di "LIMBO" alla stazione, e della targhetta "HEL" in ascensore. Avrei dovuto fare i compiti a casa e documentarmi sui Merovingi, su Persefone, sui Serafini.
Mi rendo conto che i riferimenti ci sono, proprio come nel primo, e ancora pù criptici. Voglio credere che ci sia qualcosa di trascendente in questo film. Deve esserci un livello superiore. Ma mi sembra una simbologia disseminata qua e là senza una precisa intenzione. O meglio, se c'era un'intenzione forse era solo quella di spingere a farsi delle domande.
I codici, il buddismo, gli occhiali scuri sono tutto contorno, la sostanza è un film d'azione. Questo l'ho sempre saputo e sono anche riuscito ad accettarlo. Nel 1999 ho imparato che l'importante nel cinema e' il come, non il cosa.
Però non riesco a rassegnarmi fino in fondo, volevo che Revolutions mi stupisse ancora, come la prima volta. Non so cosa volevo: la teoria delle matrici dentro altre matrici, un risveglio di Neo nella sua stanza come se fosse stato tutto un sogno, un ritorno dentro la matrice per convertire l'umanità in massa... qualcosa di diverso dall'inevitabilita' di questa conclusione più o meno pacifica.
A pensarci bene, volevo più fantasia e meno logica nella trama: di solito questo film è accusato del contrario...

Forse si è detto tutto quanto c'era da dire nel primo film, e gli altri due si limitano a rendere esplicito quanto era sottointeso. Il calcio volante di Trinity, l'intonaco che cade dalle colonne, Neo che si rialza, Smith che pronuncia le stesse identiche battute, e infine Smith che esplode dall'interno, un'altra volta. E' tutto come un deja vu. Come... un gatto nero?
In qualsiasi altro film avrei pensato che si tratta di assenza di idee, ma un deja vu, in Matrix, non accade mai per caso.
Qualche sviluppo interessante c'è, comunque. Il fatto che le macchine non usano alcuna arma da fuoco, ma in sostanza combattono solo corpo a corpo: come nei cartoni giapponesi. O il faccione che parla a Neo, che mi ricorda almeno una mezza dozzina di boss dei videogiochi.
Forse dovrei essere grato al film anche per la battaglia contro le seppie: è vero che mi ha rotto i timpani, però e' la prima volta che vedo traslate in un film le dinamiche esatte di uno sparatutto arcade a scorrimento, e non il contrario.
Mi piace l'idea della personificazione dei programmi e della "virtualizzazione" delle persone, come se software e umani cercassero un punto d'incontro a metà strada.
Non mi sento preso in giro dalla spiegazione che dà l'Oracolo ai poteri di Neo: è vero che e' solo una frasetta, ma e' significativa. Diamine, veniamo a sapere che i poteri di Neo sono totalmente differenti da quelli di Morpheus e gli altri: lui non controlla solo il proprio avatar nella matrice, lui e' legato a tutte le macchine, anche quelle nella Realta'.
Sullo scontro finale non ho nulla da dire, si vede dove sono stati spesi i quattro milioni al minuto; è DragonBall senza i neonati irritanti e i vecchietti perversi. Le ragioni della distruzione di Smith non sono ben chiarite (come niente altro, del resto), e non mi interessa sapere se i fratelli Wachowski hanno le idee chiare in proposito o se semplicemente non sapevano più che pesci pigliare: a me piace così, e' un equilibrio tra rivelazioni e incognite. Le spiegazioni scolpite nel granito le lascio agli ingegneri noiosi.
In realtà mi pare che vengano fornite non una, ma parecchie spiegazioni:
a) Neo e Smith sono opposti, e quando si sommano gli opposti danno zero;
b) Neo sovrascrive il codice di Smith, come aveva fatto nel primo Matrix, ma se allora aveva innescato una degenerazione virale, stavolta questo "buffer overflow", o come volete chiamarlo, è fatale;
c) Neo è un messia, incarnato e morto per sconfiggere la morte...
avete l'interpretazione matematica, quella informatica e quella teologica, cosa volete ancora? Magari il karma e l'Oracolo c'entrano qualcosa... sbizzarritevi pure. E' un film che vi dà la possibilita' di farlo, la Tana del Bianconiglio ve la scavate da soli.
Non è importante quello che avevano davvero in mente gli autori... se poi avevano in mente qualcosa. Mi piace l'idea di un film aperto (con approfondimenti davvero utili in altri media: Animatrix, Enter The Matrix, Matrix Online...).
Quello che rimpiango è la sorpresa degli effetti nelle riprese, come il bullet-time: in Matrix vedere Neo che fa due passi lungo un muro era sbalorditivo, ma i superpoteri esagerati che sfoggia negli altri film non sono altrettanto innovativi, per il Cinema.

Matrix o no, non mi mancherà mai lo spazio per segnalare qualcosa come il primo sguardo su FF XII. Whoa!

“I really wanted to see them introduce two new characters - The Postgres and The MySQL, who team up to defeat The Oracle.”

Lo-Rez: arte, storia, web design
15 . 11 . 2003

Matrix has you

Questa è la recensione di Matrix: Revolutions. E' rivolta soprattutto a chi il film lo ha già visto quindi non si farà scrupolo di fare accenni sugli accadimenti, sul finale e su quant'altro si possa ritenere SPOILER. Se dovete ancora vedere il film e non volete che il primo che passa venuto a sputar sentenze vi rovini la sorpresa saltate pié pari questo editoriale e rileggetelo dopo essere stati al cinema.

Cominciamo col dire che bisogna fare due discorsi distinti: c'è un discorso relativo alla trilogia di Matrix che finalmente è giudicabile grazie a quest'ultimo capitolo e un discorso relativo a Matrix:Revolutions come film in sè, due discorsi collegati, ma che potrebbero non seguire la stessa strada.
La trilogia di Matrix mi ha pienamente soddisfatto. Abbiamo degli schieramenti molto più complessi del mero bene contro male, ci sono personaggi che hanno grande impatto sia sulla scena che sulla narrazione e, soprattutto, abbiamo una trama ad ampio respiro che non si può comprendere senza aver ben chiaro il quadro generale, una trama che sta ben sopra il livello medio a cui il cinema americano ci ha ormai abituati. Matrix è un film sulla scelta (c'è una scelta chiave praticamente in ogni pellicola) però è, paradossalmente, anche un film sulla predestinazione e sull'impossibilità di mutare l'universo, un film ambientato in un mondo di macchine dove tutto è un'equazione in cerca d'equilibrio e dove passato, presente e futuro, sono già presenti e scritti, se li si sa leggere con gli occhi dell'oracolo. Mentre il primo capitolo ci ha fornito preziosissimo materiale di carattere estetico ampliando di molto l'immaginario collettivo il secondo e il terzo hanno costruito un universo virtual-reale convincente applicando (finalmente!) i principi propri della letteratura di Gibson e di una parte del cyberpunk meglio di quanto persino Gibson stesso (in campo cinematografico) abbia mai saputo fare. Tolta la patina mitologica e esoterica di Matrix, infatti, scopriamo una struttura rigida, incredibilmente logica, degna di un calcolatore elettronico. Il lavoro di decostruzione cominciato con Reloaded dove il concetto di Eletto era stato umiliato per essere ridefinito come "bug", "valvola di sicurezza" o semplicemente risultato di un calcolo (ecco di nuovo l'equazione)continua in Revolutions arrivando a compimento, lasciando a Smith il suo ruolo di nemesi, ma mortificandolo nella medesima maniera. Non c'è grande sfoggio di volontà orgogliosa capace di smuovere monti e mari in Matrix, c'è solo il meccanicismo proprio delle macchine dove ogni bug genera un altro bug e dove tutto è zero o uno. Stentiamo persino, a questo punto, ha considerare il male cattivo. Tutto si incastona nel grande disegno, ma il grande disegno ci appare come un progetto in UML piuttosto che come una centuria di Nostradamus.
Il mondo delle macchine non è una Matrix nella Matrix. Era quello che speravo ai tempi di Reloaded e si è avverato. Probabilmente è colpa della mia avversione per le scatole cinesi, ma comunque credo che questa sia la soluzione migliore. Molti sostenevano l'idea perchè Neo alla fine di Reloaded fermava le seppie col pensiero. Sebbene dopo Revolutions non abbiamo ancora avuto spiegazione di questo fatto oggi credo che la cosa non debba sconvolgerci. Perchè dovremmo credere che Neo sia capace di scardinare le regole stesse di Matrix e non possa fare lo stesso con quelle della realtà? Pensare che Matrix sia violabile naturalmente è un illusione, i programmi, anche i più complessi, fanno sempre e solo quello che sono progettati a fare. Essere Eletto in Matrix è già la manifestazione di qualcosa di soprannaturale. Portare tutto questo all'esterno della matrice non mi sembra così sconvolgente. Matrix: Revolutions permette alla saga di conservare i suoi punti oscuri su cui i fans non si metteranno mai d'accordo, ma è giusto così. I livelli a cui questa storia si può leggere sono talmente tanti che è impossibile che tutto armonizzi. La nostra stessa realtà reale di tutti i giorni non armonizza, che nessuno pretenda il libretto d'istruzioni di Matrix. Va tutto bene così, è tutto assolutamente geniale così.
Ora però parliamo di Revolutions. Tutti sanno che, nella trilogia di Guerre Stellari, il Ritorno dello Jedi è spesso considerato un capitolo sotto tono per diversi motivi e la stessa sensazione mi si è presentata di fronte alla chiusura di questa trilogia. Revolutions, come film in sé, mi ha piuttosto deluso. Reloaded è inarrivabile, lo so. Traboccante, barocco, confuso, cannibale delle sue stesse carni, Reloaded è, da solo, diversi punti sopra molto di quanto la fantascienza ha mostrato sul grande schermo, era impossibile pretendere che dopo una cosa del genere si potesse avere una chiusura dello stesso calibro. Revolutions, però, cambia bruscamente registro, decide di giocare con regole nuove, gioca male certe carte e la cosa si sente. Quello che ho adorato in Reloaded era tutto il richiamo all'interno della Matrice di ciò che era il mondo dei programmi, il labirinto di codice che era il mondo virtuale. Mi esaltavo per personaggi come il fabbricante di chiavi, l'architetto, il Merovingio con le torte a sorpresa...In Revolutions invece la matrice manca e si sente moltissimo. Esistono solo due sequenza ambientate nel mondo virtuale, la prima e l'ultima. La prima è assolutamente accessoria, stucchevole citazione del primo film e mal gestita. Il Merovingio era un personaggione che meritava un trattamento di assoluta dignità e invece si è trovato relegato in una ventina di minuti dallo scarso significato. L'ultima, con i suoi eccessi, è buona. Forse il combattimento è un po' troppo estremo, ha un sapore spermentale che rischia di essere indigesto, ma non lo si può rinnegare. In mezzo a tutto questo cosa c'è? Bhe, della grande epica ambientata nel mondo delle macchine. Un tunnel che ai più nostalgici può ricordare quello della Morte Nera in cui le seppie sono sempre troppe e troppo agguerrite, una battaglia della darsena che, ai più milanesi, può ricordare la cronica mancanza di parcheggio nella nostra città. A parte gli scherzi ci sono immagini di guerra che sono gioia per gli occhi e per il cuore, che richiamano tutta la fantascienza epica e ben fatta che da sempre amiamo, ma che, per me, non sono proprio Matrix, non sono cariche della sua particolare genialità. Revolutions quindi ha il suo carico di meriti e peccati come tutti. Ha il merito di finire la saga in modo intelligente (perchè Neo che chiede pace alle macchine è un finale molto più raffinato della sempre morte-distruzione-punizione di tutto il male di questo universo) e il merito di consegnarci ancora degli scenari interessanti (la città delle macchine, la matrice degli Smith). Gli rimane addosso il non aver rispettato la promessa che ci era stata fatta in Reloaded di un film intricato, ancora più complesso e ancora più virtuale.
In fondo va a gusti, mi sembra di capire che chi ha amato Reloaded ha storto il naso di fronte a Revolutions e chi ha odiato Reloaded abbia trovato Revolutions più godibile. Forse il bello di Matrix è anche questo...
Per concludere: vorrei altri Matrix? Assolutamente no. I giornali, col solito sensazionalismo da quattro soldi hanno detto che il finale aperto li chiamava a gran voce, ma non è un mistero che i giornali capiscano poco di qualunque cosa scrivano. Matrix è compatto e autosufficiente nei suoi tre capitoli, non ha bisogno di niente. Qualunque cosa verrà dopo di lui (non escludo la possibilità) credo mi deluderà, saprà di commercializzazione estrema e ridondanza. Ma solo il futuro potrà risponderci sull'argomento.

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