Nosferatu 2025
Le lucine sono state spente e riposte in soffitta, o in cantina, o dovunque tenete i simboli di gioia e speranza quando non servono più.
I nostri personaggi nella strip di oggi sono più sentimentali, più pavidi o forse solo pigri: le loro lucine sono ancora lì, addobbano i loro cubicoli e ormai sembra quasi una beffa.
La lenta discesa nel gelo e nelle tenebre inizia ora. Appropriato dunque che in questi giorni sia uscito un nuovo film di Nosferatu, la saga cinematografica nata col cinema stesso.
Nosferatu (1922) fu costruito per aggirare i Diritti d'Autore, ed questo è uno dei tanti aspetti che mi affascinano di questo filone dei proto-vampiri. Anche in letteratura mi sono appassionato ai vampiri ante-litteram venuti prima di Bram Stoker, come quella storiella con protagonista Ann Radcliffe che abbiamo celebrato a Ognissanti.
Ma ce ne sono altri: il vampiro di Polidori, Carmilla, e soprattutto il nostro compatriota Franco Mistrali da Parma, con il suo Il Vampiro: una Storia Vera (una storia fintissima).
Nosferatu però appartiene al cinema: è nato con esso, e il cinema è nato con Nosferatu. Il cinema ha una sua Storia, dopo oltre un secolo se l'è guadagnata, e le persone che hanno fatto e visto quel cinema degli inizi sono irrevocabilmente tutte nella tomba (tranne Lugosi, che è notoriamente un vampiro vero).
Quel film primordiale visto da noi moderni, rotti a tutte le malizie di un secolo di film, fa ridere. Fa riderissimo ma si coglie comunque una pulsione oscura sotterranea che 103 anni fa si poteva solo far intuire, e che invece oggi nell'opera dichiaratamente filologica di questo Nosferatu (2024) deborda da ogni fotogramma. L'oscurità si spande dal Conte a macchia d'inchiostro e contamina i personaggi umani: o forse è il contrario.
Questo nuovo film è stato fatto nel modo più duro e difficile in cui si possono fare i film: non è esibizionismo, è il prodotto di uno che sta provando a inseguire la sua idea a qualunque costo. Risultato: un'estetica sublime. Una fotografia assetata di sangue che sbrana senza pietà Netflix e le sue regolette patetiche.
I poster sono tutti da incorniciare nella vostra cameretta (degli orrori).
La cura maniacale coinvolge anche l'esperienza audio, assente nella “Sinfonia degli Orrori” del 1922 che era una sinfonia molto silenziosa. Ma anche oggi non mancano gli ostacoli per godere appieno dell'audio come parte integrante dell'opera. Ascoltare questo film doppiato significa infatti rinunciare a tre mesi di pre- e post-produzione da parte di un team di professionisti solo per la voce del Conte, per non dire dell'attrezzatura milionaria e le 24 distinte tracce audio: in cambio di tutto questo, la distribuzione italiana ci garantisce che ascolteremo i “doppiatori più bravi del mondo” che recitano un doppiaggese italiota becero e sgrammaticato, con gli stessi microfoni che usano per registrare le fiction di Don Matteo, buttato fuori in dieci giorni come viene viene.
Questo nuovo film riesce a rappresentare Nosferatu per l'anno 2025 così come i suoi predecessori hanno fatto per il 1922 e il 1979. E magari prima o poi il suo regista, così maniacale nell'inseguire la composizione artistica, riuscirà a farci arrivare anche un significato, o un'emozione. Questo Nosferatu è solo una sequenza di reel ben prodotti e pronti per impressionare gli amici del Conte sui social. Il vampiro attraversa le epoche, mutando secondo i costumi della società.
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L'altro giorno sono incappato per un qualche motivo in un filmato relativo a Reverse: 1999 che è un gioco un po' cinese alla Genshin che è in giro dal 2023 e sembrerebbe dar da mangiare ai suoi sviluppatori. Nel mainstream dell'informazione videoludica si parla, secondo me, sempre troppo poco di questi prodotti ed è un po' il motivo per cui mi sono messo, ogni tanto, a scriverne in questa colonna. Reverse: 1999 avrebbe dalla sua anche un notevole carisma per ambientazione e storia e forse un giorno farò anche la mattana di installarlo. Le cose non sono andate molto bene né con Honkai: Star Rail né con ZenZenZenZuzzurellone. A parte il feeling con entrambi i titoli sicuramente il principale scoglio che mi sono trovato davanti è il fatto che questi giochi, avviati, hanno caricamenti lunghissimi e io sono troppo vecchio per aspettare. Oggi sono felice con un gioco in cui pigi un tasto e mandi degli ometti a battagliare e tra pigiare il tasto, investire monete e guardare pubblicità (di fatto una parte del gameplay) sconfiggi nemici sempre più forti. Siamo arrivati allo stato per cui già mi annoia, ma mi costa così poco aprirlo che ogni tanto ci gioco ancora.
Non sono il target di questo tipo di prodotti, ma un target ce lo devono avere, se la loro casa di produzione mangia. E non basta, ci sono altri cespugli dove non ficchiamo mai il naso. FIFA esce ogni anno con un gioco nuovo più o meno come quello dell'anno prima e la sua utenza lo compra e lo fa rientrare dalle spese. Il simulatore di contadino, guidatore di autobus o sistematore di cose negli scaffali esselunga hanno tutti una versione ogni anno e una piccola nicchia di giocatori che pagano per giocarli. Io andrei a controllare bene bene la vita di questi personaggi che li giocano, ma a parte le paranoie mie anche loro pagano tutti i loro bravi stipendi a fine del mese.
L'errore è dire, a questo punto, "e poi ci sono i videogiochi veri che..." e mettersi a mappare il disastro, parlare di licenziamenti, triplaA cancellati, gente che si straccia le vesti perché nessuno compra i loro prodotti et cetera et cetera. In questo periodo è uscito Marvel: Rivals e quello sì sembra rientrare dall'investimento. La Blizzard si è un po' arrabbiata perché assomiglia a Overwatch (ma alla fine non è che la Blizzard non abbia mai copiato niente) e ovviamente ci sono quelli che dicono che fa i soldi perché è Marvel (anche se questa cosa non è più molto vera da un po'). Viene anche da pensare, riguardo il "perché è Marvel" che forse è una spiegazione, ma per un altro motivo. Se Elon Musk può mandare al collasso i conti di X per comprarsi una nazione e Riot può fare Arcane per fare qualcosa di bello sfondando il budget, può anche essere vero che Marvel (Disney) faccia un videogioco non esattamente con ritorno economico per rivitalizzare un brand che di certo non è ai livelli della sua epoca d'oro e quindi, magari, reintrodurre i Fantastici 4 in pompa magna senza doverlo fare con un trailer di un film che può essere demolito dai fan. Dico questo non perché oggi Rivals sia un fallimento, ma perché potrà esserlo domani, questi giochi hanno la tendenza a morire d'improvviso e senza troppe ragioni visibili, nell'arco di una notte. Per Marvel potrebbe non essere un problema, anche un vivacchiare potrebbe giustificare l'investimento.
Quello che manca oggi secondo me oggi nelle analisi del settore è qualcuno che tenga in considerazione tutti questi collegamenti e tracci i collegamenti tra essi, che ci sono, per il semplice fatto che parliamo sempre e comunque di videogiochi. Questo non accade perché siamo sempre stati abituati, nel passato, a trattare i videogiochi in maniera disorganica. Quando usciva un GDR, nel passato, ci aspettavamo guadagnasse "in quanto GDR" e andando sul suo mercato, stessa cosa con gli strategici o con i puzzle game. Con gli Action Adventure abbiamo cominciato a dirci che "beh, però questo Tomb Raider ve lo dovete giocare tutti" e questo fenomeno si è acuito con la dittatura dei triplaA, quando dovevi avere un Assassin's Creed anche se a te lo stealth è sempre stato sulle balle.
Da un certo punto di vista siamo coscienti di alcuni bacini in cui i pesci nuotano senza poterne uscire, dall'altro ormai è evidente che il potere dei videogiochi nella società è tale che tutte le acque sono tracimate e quindi chi va a comprare Farming Simulator è il padre che usa l'account epic del figlio, chi gioca a Genshin Impact non sapeva neanche che esistevano i videogiochi prima e in realtà lo prende come vedere un anime. Chi guarda Arcane non finirà mai a giocare a League of Legends, non importa quanto glielo fai bello, ma forse a Riot l'idea di fare videogiochi va un po' stretta (ci sarà un editoriale su Arcane e l'animazione, relativamente presto).
Poi ci sono quelli che accoppiano mele e pere e non capiscono perché non gli tornano le somme, quindi prendiamo al solito Killing the Justice League dove abbiamo della gente che stava facendo un ottimo gioco per giocatore singolo, ma lo ha trasformato in una cosa che non si sa bene dove doveva collocarsi sul mercato. Il corrispettivo Marvel, dall'altra parte, si è invece limitato a copiare qualcosa che andava Bene Ma non Benissimo ed ecco che sono arrivati i risultati.
Il senso di questo discorso è che ci vuole un bel coraggio a dire di avere coraggio. Se un occidentale cercasse di fare un Reverse: 1999 probabilmente si schianterebbe perché il suo mercato di riferimento rigetterebbe il progetto, anche se lo facesse bene, anche se lo facesse meglio, delle contropartite orientali. Marvel Rivals, intanto, è un gioco cinese, come quel Wukong che voleva vincere il gioco dell'anno e questa è la nuova droga che ci manderà in confusione. Se mettete tutte queste cose assieme e cercate di guardarle assieme comincia a essere più facile capire perché tanti capitani d'industria prendono delle decisioni che poi si rivelano fallimentari o magari gli cambiano direzione a metà strada. La geografia, purtroppo per loro, è troppo complicata per essere afferrata. E la geografia, lo abbiamo già detto, determina la storia.
Noi, fortunatamente, dobbiamo solo ricordarci di riscattare l'omaggio Epic di giovedì (se non ce l'abbia già) e installarne qualcuno quando ci coglie la noia. Se siete vecchi e stanchi è un'insospettabile fortuna.
Cymon: testi, storia, site admin“I draw a circle in chalk, watch you forget how to walk / Late summer hail and a bat full of nails / Watch me split all the seeds from the stalk / I am that dark demolition / Heathen with no inhibition / Oh gods, the desire, never felt nothing higher / Got a skirt full of fresh ammunition”