Un'idea strana
Strano è stato strano, l'episodio di settimana scorsa: quante volte è successo nella nostra storia ventennale che le due colonne di FTR cantassero all'unisono lo stesso tema?
Domanda retorica: è successo quasi mai, perché il processo produttivo di FTR non richiede alcun contatto umano tra i suoi autori, e questi editoriali sono del tutto scoordinati. Ma forse è ancora più strano che eravamo d'accordo sulla qualità di uno o più episodi di Star Trek.
L'attualità videoludica è dominata da una notizia epocale (l'inizio di una nuova “era”, potremmo dire se noi qui fossimo Taylor Swift, e vorremmo tanto esserlo!): Microsoft, Activison, Blizzard, King, bla, bla bla.
Non ce ne occuperemo.
Oggi invece mi preme definire meglio un'idea che si aggira come uno spettro su queste pagine da qualche settimana. L'ho accennata più volte ma senza mai darle forma: quest'idea è intrappolata nel buffer del teletrasporto, per citare ancora Star Trek. È ora di tirarla fuori, Scotty.
La gente compra anche i giochi complicati.
M-ma come! Ma quindi mi stai dicendo che per vendere a scatafascio non c'è bisogno di annacquare le formule videoludiche fino a ridurle a omogeneizzato per bimbi?
Ma è una scoperta sensazionale! Ubisoft, fermati subito! Hai sentito, Ubisoft? Non c'è più bisogno di infliggerci la sciagura di un Assassin's Creed annuale... puoi fare i soldi lo stesso!
Questa è davvero una grande sorpresa. Un fenomeno proprio bizzarro. Eppure i dati di vendita non mentono: Elden Ring e Baldur's Gate 3 e Starfield non sono più eccezioni. I grandi editori videoludici se ne sono accorti, ma la loro inerzia è pachidermica e passerà del tempo prima di vedere un'inversione di tendenza. Dovremo sopportare qualche anno di Sony e altre che dirotteranno i finanziamenti su una decina di Giochi Online A Servizio, inseguendo il sogno dei soldi di Fortnite. Ma il falò della speranza è stato acceso.
Questo risveglio tardivo mi fa tanto male, a me personalmente, perché mi colpisce nella carne viva di Final Fantasy: se il XVI non ha venduto tantissimissimo come speravano, vuoi vedere che per rivitalizzare la serie bisogna trasformarla in... in... un JRPG a turni? Ma pensa un po'!
È un fenomeno che ha rilevato anche qualche commentatore italiano (esistono!): i giapponesi soprattutto hanno venduto l'anima un decennio fa, imbastardendo la loro storica scuola di design per inseguire le sirene dell'Occidente. Ma è stato tutto inutile, perché alla fine abbiamo scoperto che alla gente piacevano ancora, quei giochi là. Ci sono voluti giochini indie di successo, lettere d'amore ma anche un po' plagio svergognato, ma l'abbiamo scoperto.
Ci siamo accorti che robe come Chained Echoes (privo di una sola idea originale che sia una, in cinquanta ore di gioco) e Sea Of Stars (che arraffa quel che può, come può, da Mario RPG e Chrono Trigger) incassano parecchio. Son fatti bene, per carità, ma gli originali sono e devono essere migliori di così.
E allora vediamo che la gente compra non solo i giochi complicati, ma anche i giochi fatti come una volta. Questa presa di consapevolezza, unita al rischio sempre più ingiustificabile delle megaproduzioni da centinaia di milioni, sta riplasmando il settore videoludico in forme nuove.
Mi piacciono di più, queste forme, rispetto alle previsioni distopiche di un mercato spartito tra Spider-Man e Call Of Duty e null'altro più. Mi intenerisce il cuore vedere un gioco sporco e bastardo e duro come Armored Core VI che fa dei numeri di tutto rispetto. Mi intenerisce persino la favola di Baldur's Gate 3, che sta vendendo l'impossibile, nonostante a me personalmente faccia un po' ribrezzo, come dicevo.
(Non perdo occasione per farmi il sangue cattivo accanendomi sulle molte miserie di questo gioco, come le armature implausibili e assurde.)
Ci addentriamo nelle brume ottobrine, forse stavolta per davvero. Godiamoci questo vento videoludico che ha ripreso a gonfiare le nostre vele.
Lo-Rez: arte, storia, web designStrani mondi abbandonati
Un altro editoriale che comincia parlando di strani mondi e che subito mette le mani avanti rispetto a quanto successo settimana scorsa. Io l'avevo detto, la settimana prima, che avrei fatto un editoriale su Strange New Worlds, quindi è Lo-Rez che si è accodato facendo altrettanto. E' importante avere entrambi i pareri perché vengono da due diverse esperienze Trek. L'unica cosa che voglio aggiungere sulla puntata canterina che, ribadisco, mi è piaciuta, è che da quando l'ho vista ho ricominciato a guardare a ciclo continuo questo (oltretutto aggiornato ai 4K).
Questa è stata la settimana di Stranimondi la manifestazione del fantastico che ho già più volte citato in questa sede. Ci vado tutti gli anni che posso (e che il mondo non è in lockdown) e quest'anno sono riuscito a passarci tutto il sabato. Ormai è un evento che si tiene dal 2015 e che quindi ha una sua dignità anche storica e a me piace sempre tantissimo perché riunisce veramente un sacco di gente appassionata di fantastico in molte sue forme, che fa anche discorsi interessanti. Quest'anno ho anche avuto il piacere di incontrare un po' di persone del giro degli scrittori (che modo elitario di metterla giù), potreste pensare che questo sia stato arricchente da un punto di vista culturale eccetera eccetera, ma in realtà ci siamo solo divertiti un sacco a sparare cazzate.
Poi, oh, accidentalmente ci potete pure trovare in vendita uno dei miei libri. Quest'anno poi ho avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere anche con un po' di autori Edikit, rinfrancando lo spirito di corpo.
Non siamo qui per parlare di me, siamo qui solo per far parlare me, ma di argomenti a piacere. Ho scoperto settimana scorsa dell'esistenza di Pariah Nexus, serie TV di animazione dedicata all'universo di Warhammer 40k. Warhammer 40k, come ben sapete, è un universo molto affascinante. Non nasce da un punto di vista narrativo e forse perché questo non è mai stato realmente visto come efficace per raccontare storie, ma visto il potenziale delle sue immagini secondo me potrebbe essere foriero di ottimi prodotti. Pariah Nexus è appena cominciato, è una storia brutta e sporca di disperazione, le premesse sono buone, potrei tornare sull'argomento più avanti.
La cosa che però più ho trovato affascinante di questo progetto (per ora) è che è distributo da Warhammer+ che è una piattaforma a sottoscrizione mensile per contenuti relativi all'universo Warhammer.
In questi ultimi mesi, per più ragioni, si sta cominciando a riflettere sulla sostenibilità delle piattaforme di streaming, ovvero quanto effettivamente progetti come Netflix abbiano un ritorno economico. In particolare ci si chiede come possa un canale, che in realtà è fatto apposta per non avere revenue particolarmente alte, anche a partecipare al processo produttivo delle serie TV, finanziando tanti show quanti rendono sensato un abbonamento mensile. Quello che si comincia a sussurrare in giro è che i conti, con operazioni del genere, non tornino, da cui abbonamenti che diventano più costosi, lavoratori che vendono sfruttati e un'altra serie di magagne capitalistiche che non sappiamo dove arriveranno.
Da un certo punto di vista iniziative come questo Warhammer+ appaiono come un'ennesima tegola su quel modello e anche una nuova opportunità. Il brand Warhammer è vasto, ma ovviamente il suo bacino di pubblico non può competere con quello di Netflix, però è ragionevole pensare che, come progetto a corollario di altri prodotti effettivamente redditizi, il ritorno puramente economico di una serie TV possa essere ragionevole affiancato a un ritorno di immagine che irrobustisce il brand. Insomma, i soldi per far parte di una community del genere giustificano i costi produttivi di qualcosa come Pariah Nexus (che ovviamente non ci aspettiamo del livello realizzativo di un film di Hollywood), gratificano l'utenza e magari possono portare guadagni di secondo livello, in questo caso sembra che tutto possa quadrare più facilmente. Questo però significa che ai produttori di Pariah Nexus conviene molto di più distribuirlo così che mandarlo su Netflix, anzi, paradossalmente Netflix potrebbe essere usata come piattaforma secondaria (ovvero già quei soldi in più rispetto al progetto base) in tutte quelle nazioni dove effettivamente la penetrazione di una cosa come l'account Warhammer+ potrebbe non essere elevata.
Il danno che le piattaforme di streaming potrebbero ricevere dai vari brand che si accorgono di poter facilmente diventare non solo produttori delle proprie storie, ma anche distributori, è evidente. Forse nessuno sa cos'è Pariah Nexus, ma pensate cosa potrebbe essere di un'eventuale seconda stagione di Arcane se servisse a spingere un eventuale Epic Network plus.
Il genio è fuori dalla bottiglia. I padroni dell'etere hanno ridotto le filiere nell'illusione che questo avrebbe portato giovamento al pubblico e il pubblico avrebbe ripagato con soldoni, in realtà hanno dato strumenti a entità di vario genere di intervenire sullo stesso mercato mentre la gente si è già dichiarata non pronta a sostenere all'infinito il sistema, se non risultasse più conveniente.
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