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1006, 06/03/2021 - Infrangere la legge
1006
06 . 03 . 2021

Raggi catodici

La natura mostra timidi segnali di risveglio, e quasi la si sente fischiettare mentre bada ai fatti suoi indifferente alle tribolazioni di noialtri.
L'inverno che si tramuta in estate è uno spettacolo maestoso quanto le nostre Alpi assolate riecheggianti degli stucchevoli gorgheggi di The Sound Of Music (1965): uno scenario perfetto in cui tutto succede perché deve, come se finire Tutti Insieme Appassionatamente fosse un esito inevitabile... difficile da credere ora, data la Situazione. Però credo che fosse difficile anche allora.

Attendo il momento in cui potremo guardare indietro alla storia videoludica e riscoprire le opere del passato, e sentire cos'avevano da dire quando sono state fatte, come possiamo fare oggi con i vecchi film. Quando i videogiochi di 50 o 70 anni fa esisteranno e saranno più di qualche misero mucchietto di byte (come quelli dell'ATARI2600), chissà che ritratto restituiranno di chi li ha fatti, e di chi li giocava! È facile fare dell'ironia, adesso, ma vedremo quando toccherà a noi come ci giudicheranno i posteri.
Intanto bisogna vedere se ci arriveremo, a 50 o 70 anni nel futuro, noi e i videogiochi: non mi riferisco solo alla Civiltà Umana, che potrebbe resistere come anche no, ma soprattutto alla capacità di preservare cose fragili e complicate come il software e l'hardware... già oggi quanta fatica facciamo a far partire quegli eseguibili vetusti, tra emulatori, driver, patch, convertitori di formati arcani eccetera!
Il problema di preservare i giochi e il software in generale è noto e non ne parlerò: a me oggi interessa evidenziare solo un certo dettaglio, peculiare dei videogiochi. Il fatto è che i videogiochi una volta erano fatti per i monitor CRT tutti ciccioni e unti, non per le lastre di vetro odierne. Oggi possiamo ammirare quei pixel colorati preservati nell'ambra eterna degli 1 e degli zeri, all'interno degli emulatori: ma è come guardare le farfalle trafitte dagli spilli nelle teche. Se invece si proiettano quei medesimi pixel su uno schermo bombato, sporco e analogico, ecco... Miracolo! La farfalla dispiega le sue ali sgargianti e spicca il volo.
Certi sprite deformi e coi colori strani, che ci paiono così primitivi, vengono trasfigurati dal miracolo analogico, e sono come restituiti alla vita.
Ma gli schermi a tubo catodico sono vecchi, brutti e ciccioni, e non li vogliamo più. Cosa possiamo fare? Ryu e Rocket Knight e l'astronavina di Thunder Force III sono condannati per sempre a un aspect ratio totalmente sballato, e a pixel duri come pugni negli occhi? Ma no, non scherziamo: questo almeno è un problema con una soluzione, e la soluzione è una simulazione fisica accuratissima dei raggi catodici e della convessità e degli aloni dei fosfori e delle interferenze dei cavi compositi e delle frequenze di scansione e dell'aliasing temporale dei segnali...!!!
Ovvero ricreare via software il funzionamento fisico dell'intero apparato di uno schermo CRT. Non esistono scorciatoie o compromessi: l'amatore appassionato non si accontenterà mai di nulla di meno di questo. Si sa, questo genere di cose tende ad attirare anche individui un tantino, come dire, squilibrati. Ma è il suo bello.
Da parte mia mi accontento di raccogliere i frutti di questo lavoro prezioso, come FFcrt: un filtro che simula vari tipi di monitor, con cui intendo pasticciare in futuro anche per qualche lavoretto artistico qui su FTR. Naturalmente esistono effetti del genere per gli emulatori di console e arcade, ma nessuno ha ancora raggiunto la fedeltà visiva perfetta.

Per quanto riguarda invece il futuro prossimo (per quel che valgono i nostri progetti e sogni) credo che mi dedicherò su queste pagine ad altri mucchietti di pixel, modernissimi e fatti su misura per i nostri schermi modernissimi.

“She came warmly close to him. She spoke in gently confidential undertone, as one who imparts a secret that is not to be too lightly given. 'Because', she said, 'there are better dreams'.” (The Sea Lady)

Lo-Rez: arte, storia, web design
06 . 03 . 2021

La città dei fiori

Che ci crediate o no il tema della legislazione sul trattamento dei dati mi affascina. Non mi affascina tanto nei suoi tecnicismi (terribili) o nei suoi cavilli (infernali) quanto l'idea che sottintende e soprattutto l'importanza che, negli anni, sta assumendo. L'internet è nato come luogo dove noi dovevamo riporre i dati che ci interessava salvare ed è diventato invece un luogo che invece i dati li assorbe, restituendone niente meno. Molti, quando vedono lo sguardo della legge posarsi sulla rete, sono sempre sospettosi e sono spaventati che questo comporti una limitazione della libertà, ma qui parliamo di qualcosa che non possiamo lasciare a sé stesso. I dati, come dicono molti, sono realmente una risorsa, una risorsa inaspettata e dagli infiniti utilizzi. Non mi interessa che crediate che possano controllare la società, pensateli pure come qualcosa di materico, come l'oro, come il petrolio o come il gas naturale. Qualcosa da estrarre e riutilizzare in un ciclo produttivo virtuale che, come tutti i cicli produttivi, termina con un guadagno. In una società capitalistica questi termini sono sufficienti per stabilire che deve esserci una regolamentazione e che deve esserci una sorveglianza, qualcosa che limiti le possibilità prima che qualcuno provochi dei danni gravi.
Personalmente credo che le basi del GDPR, la legislazione a oggi in Europa, siano piuttosto efficaci, limitate dal fatto che sono circoscritte a una fetta di pianeta quando l'internet è worldwide (nel nome). Possiamo stare qui a chiederci quanto possano essere capaci di penetrare nei meandri dei big player della rete, abituati a fare quello che vogliono e, soprattutto, con la capacità di fare cose che noi non potremo mai verificare, ma su questo pesa proprio la nostra immaturità digitale come civiltà. Abbiamo ancora un sacco di strada da fare.

Sanremo non è certamente un argomento che di solito viene trattato su FTR, ma questo non vuol dire che il vostro anziano qua della colonna non lo guardi. Non ho mai fatto mistero di flirtare a volte anche pesantemente con la cultura pop per cui penso che queste mie parole non scandalizzeranno nessuno. C'è però un aspetto che credo sia interessante trattare qui riguardo il Festival ossia la sua capacità di essere sopravvissuto all'era digitale e, anzi, averla cavalcata. Sanremo è tutt'oggi per molta gente un evento puramente televisivo, l'ultima grande vetrina dotata di una certa grandeur, ma per un gruppo considerevole di persone è anche diventato un evento internet pari ai più importanti tornei di Fortnite. Twitter, questo si l'ho già scritto su questa colonna, è un mondo a parte con leggi e gente particolari e ha praticamente adottato il Festival, con più decisione di tanti altri social network, trasformandolo in un evento non solo pubblico, ma anche interattivo, una specie di Royal Rumble di parole e interazioni con narrative proprie, regole proprie e da cui un buon giocatore può trarre la sua dose di ragionevole divertimento. Ho già raccontato come Twitter sia un GDR Massivo, Sanremo lo si può considerare uno dei suoi grandi eventi, in cui puoi ottenere bonus speciali e drop leggendarie e in cui un numero molto elevato di utenti si collegano per giocare assieme.
E questo, a suo modo, è il futuro. Non il futuro dei rover su Marte o dei missili che atterrano (ecco un argomento su cui manca colpevolmente una colonna), ma il futuro della gente comune che è il futuro più importante e allo stesso tempo quello più difficile da prevedere, i nuovi modi che troviamo per interagire rimescolando i vecchi simboli con gli strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione.
Eh, ma io Sanremo non lo guard... Fa niente! Un giorno certe cose arriveranno anche da te, o tu invecchierai e andrai da loro. Quello che conta è saper osservare il mondo mentre questo gira.

Bene conigli, editoriale un po' surreale, si sta facendo primavera e sentiamo di avere il diritto di farci sgarzolini e con le orecchie dritte. Accadono cose. Siamo confusi. Siamo confusi da prima che accadono cose, ma quando poi accadono non sappiamo proprio cosa fare.

“Metti un po’ di musica leggera / Perchè ho voglia di niente / Anzi leggerissima / Parole senza mistero / Allegre ma non troppo / Metti un po’ di musica leggera / Nel silenzio assordante / Per non cadere dentro al buco nero / Che sta ad un passo da noi, da noi / Più o meno”

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