La Creatura
Anche gli Ingegneri delle Tenebre, a modo loro, sono capaci di piccoli e grandi gesti d'amore incondizionato. Ogni volta che vedete una rotellina che gira, o che Instagram si mette a precaricare furiosamente le foto con algoritmi predittivi sofisticatissimi affinati dai programmatori migliori del mondo per tentare di risparmiare un mezzo secondo di attesa alle vostre vite vuote e miserabili, ecco che si manifesta l'Amore.
Amore ovunque, sparso sulle rocce dei vostri cuori induriti.
Siamo noi la Creatura, dicevamo la volta scorsa, perché la Creatura (1954) è il mostro più patetico del Cinema: non fa paura a nessuno, ammazza giusto un paio di coglioni che comunque ci stavano antipatici, si muove lento e impacciato come... come un tizio dentro un costume di gomma, sempre a chiedersi cosa ci faccio qui, confortato solo dal fatto che almeno la sua faccia è nascosta dalla maschera. La Creatura nuota sottosopra seguendo la Bella che nuota in superficie, la Bella dalla permamente impossibile e il costume di un bianco castigatissimo e puro. La Bella è del tutto ignara della presenza del mostro sotto di lei: ma il mostro è a casa sua, dopotutto, questa è la sua stramaledetta Laguna Nera e la Bella provocante non aveva il diritto di irrompere così nella sua vita, di stracciare la sua privacy e fare luce sull'esistenza meschina e solitaria di quel fossile vivente.
La stessa tensione erotica e abnorme, ma a parti invertite, si ritrova in un altro dei film più belli di tutti i tempi, Night Tide. Forse sarà materiale per le rosee festività dell'anno prossimo, se ci saremo ancora.
Mi ha piacevolmente sorpreso questo articolo del nostro zietto Multiplayer.it, sempre a tema, che tra i momenti più romantici dei videogiochi cita la fuga in motocicletta di Ryu e Nozomi in Shenmue. Davvero si tratta di una delle scene più emozionanti che ho mai sperimentato con il joypad in mano: quella canzone stupenda mentre le luci multicolori della notte di Hong Kong sfrecciano sulle cromature della moto, e Nozomi, nel suo soffice maglione lavato con Perlana, con le braccia strette attorno al petto virile di Ryo, l'eroe un po' sfigato che di giorno guida il muletto al porto e che se sta fuori a cena deve chiamare sua nonna per avvisarla.
Ma noi adolescenti volevamo essere Ryo lo stesso.
Lo-Rez: arte, storia, web design“Milano /
Ti amo /
Anche se non sei il mare”
Signore maschere
Il problema dei caricamenti sarebbe affascinante da discutere. Probabilmente in un passato lontanissimo, qualcuno veramente cercò di creare un sistema che DAVVERO misurasse l'avanzamento di un'attività. Poi, i suoi discendenti, dopo averlo rinchiuso ormai folle in un manicomio, accettarono che qualsiasi animazione dava percezione di un avanzamento e quindi si limitarono a creare oggetti che ogni tanto procedevano, mentre sotto il sistema ravanava. Ovviamente, essendo casuali, mostravano spesso bizzarrie, come barre che saltavano dal 5% al 80% in un lampo e barre che si assestavano rapidamente intorno al 99% e lì rimanevano per ore. I discendenti di questi accettarono che il movimento era già di per sé avanzamento, senza bisogno di comunicare calcoli avventati. Loro introdussero la rotellina. La rotellina nemmeno sa che sotto qualcosa sta agendo, lei si mette a danzare sul palco come l'intermezzo tra i due atti di un'opera, mentre dietro al sipario cambiano le scene. Messa così, la cosa ha anche un tocco di romanticismo.
E' giunto il bistrattato carnevale. Bistrattato perché, non essendo mai stato proposto nelle serie TV degli anni 90, ha perso terreno nei confronti di Halloween e la generazione televisiva ha deciso che non era importante celebrarlo. Però, alla fine, come festa non è mai morta. Perché è una festa importante, incastrata nel serioso calendario cristiano e allo stesso tempo disegnata per violarlo, scardinando i principi del sistema, a patto che lo si faccia da dietro una maschera.
E' giusto, nella nostra cultura cristiana, andare contro le convenzioni sociali a patto di farlo in un luogo preposto per quello e nascondendo il nostro volto. Cosicché tutto quello che faremo, una volta che avremmo preso il mantello e gettato via, potrà essere gettato via con noi.
Internet, a suo modo, è un eterno carnevale. E' un luogo che non esiste, un luogo che possiamo far scomparire letteralmente schiacciando un tasto. E dentro, sempre, indossiamo una maschera. Poco importa che ci presentiamo o no con il nostro vero nome e la nostra vera faccia, sappiamo che spesso in molti ambienti che frequentiamo quel nome e quella faccia non significano niente, per cui valgono come una maschera. E, così agghindati, viviamo il carnevale.
C'è chi trova il carnevale un momento di gioia dove tornare bambino o meglio dove ritrovare quei genuini istinti di divertimento che la società, sbagliando, ci impone di nascondere crescendo. Così l'internet diventa un parco giochi, bizzarro quanto si vuole, ma un parco giochi in cui scherzare, magari andando oltre i limiti di quello che si potrebbe scherzare nella vita reale, ma sempre consapevoli di essere in mezzo a uno scherzo.
Poi, ci sono quelli che hanno proprio spesso di stare agli scherzi, ma nutrono nel profondo un desiderio di rivalsa e di vendetta nei confronti della vita che non ha senso, è puro irrazionale rancore. Il carnevale esiste anche per loro, perché loro, nella magica gabbia lontana dalla realtà, possono essere gli eroi e i paladini in lotta contro i nemici che credono di avere. Ma in tutto questo non c'è gioia, non c'è nemmeno fantasia, c'è solo la sicurezza della maschera dietro cui esercitare una violenza repressa più per paura che per rigore morale, un bisogno di primeggiare ed essere protagonisti che è una deformazione dell'egocentrismo.
Perché accettiamo anche questa seconda categoria di persone nel carnevale? Perché non esiste caos, se metti delle regole ed è la necessità di caos che alimenta una situazione del genere. Dobbiamo concedere tutto, tutto è un male necessario e poi, quando le persone arrivano all'estremità sbagliata dei loro desideri, soddisfando istinti che avrebbero dovuto mettere a tacere, allora spesso imparano qualcosa e tornano indietro dalla festa un po' migliori.
Perché, invece, questa cosa mette a repentaglio l'esistenza stessa di internet? Perché internet non finisce, è un ecosistema eterno. Puoi anche abbandonarlo, ma quello che hai fatto rimane, persistente, anche per molto tempo. E perché non tutti sanno che l'internet è un carnevale e lo prendono sul serio. Vi immaginate quanto terribile potrebbe essere prendere sul serio il carnevale? Guardatelo da fuori: persone che nascondono il loro volto e rompono le regole come unica disciplina. Potreste mai andare d'accordo con un mondo del genere? Eppure con l'internet molti lo fanno. E non solo. Molti danno anche retta a ciò che l'internet propone. Come se chi rompe tutte le regole possa essere utile a fare altre regole.
E' così invece. E noi tutti dobbiamo accettare che abbiamo un problema. Noi, che siamo su internet da quando era diversa (ma sempre un carnevale), dobbiamo prendere coscienza di questo con ancora più forza.
Ma, intanto, godetevi la festa.
Cymon: testi, storia, site admin- Bisogna rimanere nella legalità e ci rimarremo! A costo di dover imbracciare il mitra e di dover appiccicare al muro tutti i nemici del popolo!
Don Camillo scalpitava come un cavallo. - Gesù, sentite che roba?
- Sento, don Camillo: sento, purtroppo.
- Gesù, perché non gli sparate un fulmine in mezzo a quella marmaglia?
- Don Camillo, rimaniamo nella legalità: se per far capire a uno che sbaglia tu lo stendi con una schioppettata, mi vuoi dire a che scopo io mi sarei fatto mettere in croce?