Strip
serie
742, 28/11/2015 - Tecnomante
742
28 . 11 . 2015

I 400 calci

Il nostro Gödel dimostra in questra strip non soltanto di possedere poteri paranormali, ma anche di saper infilare citazioni ironiche da Arthur K. Clarke nelle sue conversazioni quotidiane con il suo diabolico Direttore. Che grand'uomo.

Anche questo editoriale, come quello di settimana scorsa, vi giunge sfasato nel tempo e nello spazio rispetto alla mia esistenza attuale. Ma in fondo non è sempre così, per tutti gli scritti che incontrate sull'internet? Niente di speciale, quindi. Chissenefrega di dove si trova il vostro Autore, in quale buco sperduto e infestato di scimmie selvatiche! A voi queste parole arrivano puntuali e chiare come sempre: potenza della magia digitale.

Tecnologia. Volevo dire tecnologia.

Nemmeno stavolta però giungo nelle vostre case a mani vuote. Oggi vi porto un link. Non è molto, ma è meglio di nulla. Ed è il meglio che posso fare nella mia condizione attuale.
Si tratta della pseudo-recensione di un filmetto carino di quelli che piacciono a noi, quelle parodie nostalgiche degli anni '80 tanto grezze e tamarre. Il film è Turbo Kid, e da come ne parlano in giro pare che valga due ore della nostra vita. Non è cosa da poco.
Più che altro però mi preme farvi notare il sito su cui è pubblicata, i 400 Calci, a quanto pare il miglior sito di critica cinematografica italiano di tutti i tempi.
Se le scimmie assassine non mi hanno divorato, forse ci risentiremo.

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28 . 11 . 2015

Vecchi felici

La strip di questa settimana non è un'idea mia, ma credo che il vero autore sarà contento di vederla realizzata, quindi non starei troppo qui a parlare di infrangimento di copyright. Allo stesso modo voi potete mettervi la qualifica di tecnomante su Linkedin. Magari poi me lo segnalate e io vi endorso di brutto a riguardo.

Vi ho ultimamente parlato del mio ritorno a Windows e ai videogiochi per PC con un articolo acidello su Bioshock Infinity che tecnicamente è uno di quei giochi che voi tutti avete adorato. Bioshock è stato preso soltanto in quanto è certamente un ottimo benchmark tecnico, non perché da anni nutrissi disio di averlo nelle mie mani. Diverso discorso per X-COM. Se devo scegliere un videogioco, uno solo, da chiamare casa, non può che essere l'originale della serie.

Non ho accumulato abbastanza ore di gioco col titolo 2012 e di certo non ve ne farò una recensione con tre anni di ritardo. Quello che tengo a sottolineare è come sia stata conservata l'impostazione originale del titolo, semplificando in modo benedetto alcuni aspetti e lasciando il feeling del combattimento iperstrategico tra commando addestrati. Credo sia molto difficile nella nostra epoca (ovvero gli ultimi cinque anni) far digerire ai giocatori un sistema a turni pieno di regole a volte non esattamente intuitive e il fatto che nel remake di UFO si sia deciso invece di riproporre proprio quello è il consueto paradosso che mi fa sedere in un angolino a meditare.
Oggi, dopo aver fatto passare tre anni dall'uscita del titolo, possiamo facilmente parlare di X-COM come di un successo triplaA. Ma è stato un successo nonostante il suo sistema di gioco o grazie al suo sistema di gioco? E, soprattutto, com'è possibile che prodotti del genere si possano riproporre solo tirando in ballo grandi capolavori del passato, mentre appaia assurdo a tutti produrre qualcosa di genuinamente nuovo? Non è credibile pensare che tutti i giocatori del 1994, vedendo questo remake, gli si siano buttati addosso e soprattutto che il loro peso abbia spostato la bilancia delle vendite verso il clamoroso successo. Molti giocatori del 1994 sono stanchi, ingrigiti e senza voglia di comprare nuovi titoli (come me), ma, soprattutto, presi tutti insieme non fanno nemmeno lontanamente i volumi di oggi. Allora perché queste operazioni funzionano? Perché dobbiamo avere dieci-dodici uscite mese di sparaziona pigia i tasti e guardalo picchiare forte e l'unico modo per avere qualcosa di completamente diverso dobbiamo rifarci al vecchio? Secondo me le meccaniche che portano a questi risultati risiedono nelle contorte menti degli uomini del marketing delle major che, come sapete, sono super boss cattivi del genere James Bond, quindi non sono di certo lineari.

Considerando che ho da fare con alcuni sectoidi, signori, vi lascio. L'editoriale chiude qui. Comincia a fare freddo e, strizziamoci l'occhio a vicenda, a noi piace così.

“la linea orizzontale / ci spinge verso la materia, / quella verticale verso lo spirito. / con le palpebre chiuse / s'intravede un chiarore / che con il tempo e ci vuole pazienza, / si apre allo sguardo interiore: / inneres auge, das innere auge ”

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