Strip
serie
705, 28/02/2015 - Test list
705
28 . 02 . 2015

In prima linea

Dopo una pausa contemplativa nei recessi bui dell'Internet, la settimana scorsa, oggi i nostri guerrieri Neo & Gödel tornano in prima linea contro le forze del Male... quelli del marketing, per l'occasione rappresentati da un'adorabile Clara.

Ancora una volta la marea promozionale ha spazzato le nostre coste, raggiungendo perfino quella spiaggetta nascosta in cui rintaniamo noialtri, lontano dal chiasso dei turisti. Stavolta il gioco in questione è The Order: 1886. Non mi interessano i dilemmi filosofici su quante ore dura e quanto è originale: non mi interessa un accidente, ciascuno deve pensare se vale 60 euro e trovare dentro di sé la risposta, tutto il resto è tempo sprecato. A me interessa l'arte, e The Order ne mostra un po'. Non posso restare indifferente davanti a quello che obiettivamente è il gioco tecnicamente migliore di tutti i tempi, l'ultimo discendente di una dinastia nobile che annovera, tra gli altri, il mai dimenticato Quake. Quake 1.
Gli esperti si sono dilungati in analisi tecniche profondissime, e il loro verdetto è unanime. Peccato che poi il gioco ci faccia annoiare, ma nessuno è perfetto.

Passando invece alle emozioni forti, devo dire che guardare tutti i 45 minuti del video di gameplay di Final Fantasy XV mi ha commosso più di tanti altri giochi giocati.
Per la prima volta vediamo del gameplay concreto, nella fattispecie il combattimento, e il nostro cuore si rasserena: questo titolo esiste davvero, e sta crescendo forte. L'interfaccia, nel senso della UI che compare a schermo nelle varie situazioni, ha un design sopraffino che mi fa lacrimare di gioia, soprattutto se penso a tutte le evoluzioni che ha subito dal lontano 2006, quando ne vedemmo le prime immagini.
Siamo venuti a conoscenza di tanti dettagli in quel video, ma è solo l'inizio: dopo questi video verrà la demo vera e propria, attesa dalle folle più di tanti giochi completi. E poi, in un futuro lontano, Final Fantasy XV si manifesterà finalmente nel mondo, e il destino dell'umanità sarà compiuto.

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28 . 02 . 2015

Beating clock

Scrivere editoriali per FTR è sempre più difficile e diventa sempre più tremendamente difficile scriverli in orario. Ma la colpa non è di FTR, in fondo, ma solo della vita reale che si porta via pezzi sempre più grossi di noi. Fortuna che siamo ostinati come conigli.

Ho dedicato alcune righe a The Order settimana scorsa e sono titubante a dedicargliene ancora. Perché, come al solito, il gioco non lo ho mai toccato con mano, ma lo vivo raccogliendo in giro quello che dice la rete. Pur con questo modo curioso e supponente qualche idea me la sono fatta, ma il livello di dettaglio a cui scende è troppo profondo perché abbia voglia di avventurarmici. Mi riservo di trovare il coraggio, prima o poi.

Potrei fare i lirico a tutti i costi con tante frasi interessanti parlando del fatto che è morto Spock. Non sono mai stato un grandissimo fan della serie classica di ST, ma penso che Spock in particolare trascenda il piccolo giardino dei trekker. Da un punto di vista superficiale, dal punto di vista delle informazioni che tutta la massa condivide, Spock era Star Trek, perché rappresentava il vero salto dal mondo reale all'immaginario della fantascienza. Era l'archetipo dell'alieno, dell'altro che era lontano da noi, ma poteva essere avvicinato. E Nimoy, in tutto questo, aveva una parte determinante, con quel suo volto che appariva straniante al di là del trucco, la sua gelida inespressività, il suo carisma. Tutte cose sottili e impalpabili, che si possono attribuire solo all'uomo e al professionista, a prescindere dalla serie TV.

Nonostante questo, però, il primo pensiero che mi è sorto alla mente quando ho sentito la notizia è stato crudele. Ho pensato che finalmente avrebbero smesso di sfruttare Spock nell'orribile remakeboot di Star Trek, cercando di usarlo per legittimare un'operazione che tutt'oggi considero una bestemmia. Ma, si sa, io sono fatto così, anche di fronte a un fatto intimo e umano come la morte non riesco a vederlo al di fuori del contesto mediatico, perché in fondo è attraverso quel contesto che lo recepisco. Cercare di liberarsene e parlare da una posizione più elevata sarebbe, nel mio ordine di idee, la vera mancanza di rispetto.

Stiamo dunque chiudendo un altro editoriale fugace? Si, lo stiamo facendo, non possiamo farne a meno. Rassetteremo le cose dentro la nostra testa e le rimetteremo in fila. A breve. E poi qualcuno le butterà ancora in giro. E noi le rimetteremo a posto. Ostinati come conigli.

“A bordo di un'astronave / Senza pilota / Che punta verso la galassia a cercare dove c'è vita / Come nei sabati sera in provincia / Che sembra tutto finito poi ricomincia”

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