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691, 22/11/2014 - Calcolatori elettronici
691
22 . 11 . 2014

Sarà per un'altra volta

Quella dell'Amministratore di Sistema è un'arte antica che si tramanda da mille generazioni. Un po' di orgoglio professionale è normale... e possiamo anche perdonare a questi sistemisti qualche bizzarra fissazione.

Ma parliamo di divertimento elettronico. O meglio della sua assenza, dato che parleremo di Assassin's Creed Unity.
Ho sperato con cuore sincero, e fino all'ultimo, che fosse un ottimo gioco, un gran bel gioco che segnasse l'ingresso trionfale della Nuova Generazione videoludica.
Che peccato quindi assistere all'ennesima delusione per un gioco mediocre, debolissimo e fragile sotto tutti gli aspetti, gravato dopo quasi 10 anni ancora dagli stessi odiosi problemi che affliggevano il primo gioco della serie e poi tutti gli altri.
Speravo che giocare Assassin's Creed Unity potesse restituirci la stessa emozione che abbiamo provato durante la campagna promozionale, e invece niente: ci hanno dato la solita storia inesistente, i soliti personaggi inutili, i soliti controlli malfunzionanti. Magari Ubisoft farebbe meglio a scambiare i suoi team di sviluppo e di Pubbliche Relazioni... forse produrrebbe finalmente giochi migliori. Anche la sua grafica straordinaria, e il dettaglio mirabolante delle ambientazioni, degli abiti, degli scorci di Parigi, non vale nulla se per ottenerlo il prezzo da pagare sono continui rallentamenti, difetti visivi e crash di sistema (per una volta almeno anche su console, e non solo sul povero PC).

Sono talmente amareggiato che non ho neppure l'energia di prendermela con Ubisoft, maledetti cani disonesti e approfittatori. Pazienza, non posso dire che la vita non ci abbia già abituato alle più cocenti delusioni. Sarà per un'altra volta, o forse per un'altra, o un'altra ancora.

Solo una postilla per rinnovare un po' di fiducia nell'umanità: il fumetto di XKCD sull'atterraggio della sonda sulla cometa eccetera. Con questo dialogo carico di tensione tra le due parti della sonda rappresentato come una conversazione su Whatsapp, XKCD stavolta ha veramente superato se stesso.

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22 . 11 . 2014

Perché si

Potreste chiedervi che intimità abbiano mai i sistemisti e come main in questa intimità si trovino a usare il termine "calcolatori elettronici", ma immagino ci conosciate abbastanza da sapere che vi conviene non farlo.

La recensione di Pokémon Rubino/Zaffiro è dolceamara, ma in fondo non dice niente che non ci aspettassimo. Si tratta del motore di XY con innestata sopra la trama di due capitoli tra i più amati, niente di più, niente di meno. Certo, ci si avvicini a questi scatolotti, diciamo, commemorativi, sempre con l'aspettativa di trovarsi davanti qualcosa di inaspettato, un quid che giustifichi il rilascio, un particolare che impreziosisca l'esperienza. Non è andata stavolta così e ci sono buoni motivi, XY hanno impreziosito l'esperienza Pokémon, le hanno fatto fare il salto generazionale. Aspettarsi che a così breve distanza un remake potesse fare altro nel medesimo universo era eccessivamente ottimistico.

La cosa interessante di Rubino/Zaffiro è però ciò che sta intorno alla recensione. Anche se sono tutti d'accordo con l'analisi, anche se tutti sanno esattamente cosa aspettarsi, a nessuno importa. La gente comprerà Rubino/Zaffiro a prescindere semplicemente perché sono Rubino/Zaffiro, lo avevano già ordinato tutti ancor prima di vedere uno screenshot e nessuno ne è pentito, né lo sarà dopo averlo visto.
Non si ammira mai abbastanza la macchina del marketing Nintendo, Pokémon viene rilasciato nello stesso momento in tutto il mondo, i giornalisti sono stati costretti a firmare col sangue affinché non raccontino le uniche cose veramente interessanti sul gioco, lo scatolame ha la sua bella edizione speciale e vari ninnoli di corredo. Esattamente come il discorso di sopra, tutto ciò prescinde dall'effettiva qualità del gioco, dal suo senso. Pokémon è un evento mondano, qualcosa di codificato, qualcosa in cui sai esattamente cosa ti aspetti e lo ottieni. E intanto la casa di produzione fa una quantità oscena di soldi.
Ha senso storcere il naso perché non esiste reale innovazioni, ci sono addirittura delle regressioni rispetto a XY e in fondo se si è giocato l'originale ci si può godere poco più della grafica nuova? Ha senso, parlando in termini generici, perché le produzioni dovrebbero sempre andare avanti e non vivere sullo splendore dei brand che li rappresentano, però sinceramente non siamo qui per quello, non oggi. Pokémon è un gioco di meccaniche raffinate e delicatissimi equilibri. Con Rubino/Zaffiro, in un passato lontano, ha raggiunta le vette del gamedesign. Quello che si vuole fare qui è riportarlo pari pari, lasciando la sperimentazione a un altro momento. Anche perché c'è anche u interessante tema di carattere generazionale da sviscerare. Rubino/Zaffiro, nella sua prima incarnazione, venne giocato da bambini di 12-13 anni, perché quello era il target di quei prodotti. Oggi viene riproposto e acquistato da ventenni che sono i bambini di quel tempo, che compiono l'acquisto sull'onda della più spudorata nostalgia e che, soprattutto, componogno una parte importante del vasto mercato 3DS che, tra i suoi vari meriti, ha allargato il range di età degli handheld. In più modi, quindi, questa operazione tanto squallida, a prima vista, è il gioco giusto al posto giusto.

Non pensiamo poi che questa macchina si esaurisca coi Pokémon. Majora's Mask è considerato uno dei titoli di punta della prossima stagione. Esattamente come fu per Ocarina alla nascita del 3DS, anche in questo caso procederemo al recuper rigoroso e fedele del gioco di Zelda, trasferendolo su 3DS. E tutti saranno clamorosamente entusiasti di questo, tutti saranno felici di acquistarlo, sia perché lo hanno giocato a suo tempo sia perché hanno desiderio di avvicinarsi a qualcosa che comunque è entrato nella mitologia della N (e vogliono una soluzione meno smanettona dell'emulazione).
Queste operazioni Nintendo funzionano perché si. E lo fanno in modo tanto cristallino che polemizzarci su risulta alfin sterile.

“Oh, how can I explain? / It's so hard to get on / And these visions of Johanna / They kept me up past the dawn / ”

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