Strip
serie
687, 25/10/2014 - GIustificare bug
687
25 . 10 . 2014

L'eroismo dei singoli

Ogni programma è bello per chi l'ha scritto, ma ci sono buone probabilità che tutti gli altri lo detestino. In questa strip possiamo osservare il soggetto Neo che, da buon Ingegnere delle Tenebre, difende con affetto paterno le sue creature, per quanto piene di difetti.

Continuo a rimanere impressionato dalla profondità di Theatrhythm Final Fantasy Curtain Call Eccetera Eccetera: è un gioco intricato almeno quanto il suo nome. Certo tutto si riduce a pigiare il tastino al momento giusto (o ad arpeggiare col pennino se preferite), ma volendo guadagnare tutto il vantaggio possibile uno dovrebbe assemblare un party specifico per ogni canzone/livello, e scegliere accuratamente le abilità di ogni personaggio e l'oggetto da equipaggiare.
Proprio come nei Final Fantasy seri.
La quantità di tempo ed energie da riversare in questo titolo per spremere tutto il buono che ha da offrire, comunque, va ben oltre le mie possibilità presenti.

Da pochi giorni è anche uscito Final Fantasy XIII per PC, al che un fan rischia l'overdose... peccato perché non si sono impegnati molto per fare la conversione, che di fatto potrebbe essere facilmente presa per un insulto bello e buono da chi ama la piattaforma PC.
Oltre a sperare in futuri aggiustamenti ufficiali, possiamo sempre contare su singoli individui eroici, dotati di folle ossessione almeno quanto di eccezionali capacità. Lo strumento GeDoSaTo attualmente va per la maggiore, e consente se non altro di aumentare la risoluzione del gioco a dismisura, senza problemi di prestazioni. E davvero si tratta di un titolo che si merita tutto questo dettaglio, e che a distanza di 5 anni è tuttora capace di lasciare a bocca aperta per la sontuosità di ogni fotogramma.
Tutto va come deve andare, insomma. Nel frattempo, la vita continua.

Lo-Rez: arte, storia, web design
25 . 10 . 2014

Gamesweek 2014

Lo so, è un periodo che la puntualità della pubblicazione FTR lascia un po' a desiderare, ma per stavolta ho una giustificazione quasi professionale. Per il primo anno vi daremo lil reportage della Gamesweek nella settimana della Gamesweek invece che la settimana dopo, così ci sarà ancora possibilità che qualcuno metta Gamesweek in google, ci trovi e ci dia contatti a caso. Sapete perfettamente quanto raccattare contatti nei modi più meschini sia professionale, per la gente che conta.

Piccola premessa: io alla Gamesweek quest'anno non è che avevo tanta voglia di andarci. Un po' dipende dal fatto che sono anziano, un po' dipende dalla Gamesweek dell'anno scorso. Diciamo che l'anno scorso avevo finito di dare alla fiera la scusante dell'immaturità e comunque non l'ho vista crescere come avrei voluto. Il problema è sempre quello: cosa va a fare uno alla Gamesweek? Quest'anno sono arrivato ad avere una mezza risposta, nonostante il problema dell'anzianità rimanga, una risposta positiva che mi ha ridato ottimismo.

Di solito il primo indice di successo di una Gamesweek lo da la metropolitana quindi da subito ho capito che sarei finito in un evento clamoroso. Anche le fermate più sperdute dove l'ho presa io erano sature di adolescenti videogiocatori, adolescenti incapaci di usare la medesima metropolitana nel modo più efficiente disponibile, siamo d'accordo, ma comunque entusiasti adepti del culto del VG. Sono andato all'apertura, 9:30 del mattino, di sabato, però, giorno ovviamente ferale, e all'apertura dei cancelli la fiera era già satura di gente, con difficoltà a muoversi e camminare liberamente.
Diciamocelo, da questo punto di vista forse la fiera dovrebbe investire in spazi più grandi. So perfettamente che, paradossalmente, un ambiente piccolo e saturo da un'impressione di successo molto più di un ambiente dove la gente può muoversi comodamente, ma una fiera in cui, oggettivamente, nei corridoi non ci può muovere è invivibile. Posso acettare di fare la coda per provare tal prodotto (anche se non l'ho fatto), ma fare la coda per andare dal punto A al punto B mi sembra eccessivo. Dal punto A al punto B, dal punto B al punto C e via andare, però, ci siamo andati. Che aria si respira alla Gamesweek? Secondo me, finalmente, le macchine da gioco hanno fatto un passo indietro e hanno lasciato parlare soprattutto i giochi. Ovvio, oggi i rapporti di forza tra le tre ammiraglie sono talmente consolitati e sconnessi che in ogni caso lo scontro non sarebbe risultato affascinante quindi meglio lasciare che siano i publisher a dire la loro, a giocare la loro partita. Non per niente l'ambiente forse più imponente lo aveva la Ubisoft.

Chiedevo, all'inizio dell'articolo, cosa ci fa la gente alla Gamesweek? Partiamo invece dall'altra questione, quella della mia anzianità. La Gamesweek è un fenomeno generazionale, ma molto più distante dalla mia generazione di quanto voglia ammettere. Quando avevo vent'anni era abbastanza normale che i ventenni si occupassero di videogiochi ed era abbastanza normale che dei ventenni si incontrassero alle fiere. Oggi eventi come la Gamesweek sono eventi per quattordicenni e questo è qualcosa di cui tenere conto. Impattare su una generazione del genere, infatti, significa creare qualcosa di puramente umorale, visibile, esposto, senza bisogno di costrutto. E questo la Gamesweek è: un posto dove c'è rumore, dove c'è gente, dove ci sono luci colorate, un po' come le prime discoteche al pomeriggio. I giochi esposti, meglio conoscerli un pochino che scoprirli sul posto, perché così ci si potrà dedicare a loro avendo dei riferimenti, si potrà rivaleggiare, tra ragazzini, tra chi ha più dettagli e informazioni. Si va alla Gamesweek per cercare conferme della propria passione, non per vederla procedere.
In questo senso Gamesweek funziona benissimo e rispetta perfettamente la sua identità. Certo, ci sono dei sottoprodotti un po' più impegnativi, come l'area tornei e l'IGDS, ma sono cose che devono sfruttare la Gamesweek come incubatrice, non devono riconoscersi in essa. Il loro scopo è camminare un giorno con le loro gambe.

Infine, per chiudere, il festival del ravano. Il negozio di videogiochi interno alla fiera è uno dei motori principali della fiera stessa, secondo gli stessi principi esposti sopra. Perché è nei negozi che i ragazzini hanno un rapporto reale con i videogiochi, è nei negozi che i videogiochi ancora riescono a dirsi giocattoli. Unieuro, partner della fiera, quest'anno ha deciso di fare le cose in grande soprattutto dal punto di vista prezzi. Happy Hour con console vendute con generosi tagli, offerte importanti, pre-order aggressivi. La sensazione è quasi che Unieuro voglia farsi un po' strada nel mondo dei videogiochi, cosa sensata considerando che l'unico progetto mirato che li riguarda è Gamestop, con gioie e dolori, e quindi un concorrente o comunque qualcun'altro che si impegni a riguardo dovrebbe trovare spazio.
Personalmente sono stato molto soddisfatto di portarmi a casa Sonic All-Stars Racing Transformed a 5 euro, ma ho visto moltissime persone soddisfatte. Può essere svilente dire che un negozio è fulcro in una fiera, ma voglio ricordarvi che noi, come nazione, abbiamo molto da imparare sul mondo fiere e molto da sperimentare. Soluzioni di successo di ogni genere ben vengano, ci insegneranno anche qualcosina su cosa siamo.

“What have I become / My sweetest friend / Everyone I know goes away / In the end / And you could have it all / My empire of dirt / I will let you down / I will make you hurt”

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