Indie, vol. 2
Andiamo di fretta e oggi non ho tempo per la strip: Cloud, Link, i tornei clandestini di videogiochi, la serie Jobs, bla, bla, bla.
Anche questa settimana rimaniamo in fissa con i giochetti indie: mi rendo conto di essere pericolosamente vicino alla linea sottile oltre la quale sarò considerato come uno sporco hipster. È un rischio concreto, ma se credete che mi importi qualcosa a quanto pare siete nuovi da queste parti.
Non apprezzo i giochini indipendenti per darmi un tono da critico raffinato: apprezzo i giochini indie e sono stanco dei gioconi ad alto budget perché sono vecchio. Ne ho viste tante, e non ne posso più. Ah, sì, sono anche un critico raffinato.
Mi piacciono i giochini indie perché ammiro la gente che li fa: formazioni minimaliste composte da un programmatore e un artista, qualche compositore da garage ed è fatta... l'essenza del videoludo come si faceva ai vecchi tempi, liberato dagli avvoltoi attirati da un banchetto diventato ricco, quando questa Industria è cresciuta al punto da superare gli incassi di quella cinematografica.
I giochini indie hanno carattere e personalità, due caratteristiche che si perdono nelle mega-produzioni che coinvolgono centinaia di persone. Mi piacciono anche perché non devo giocarli davvero: preferisco pensare che siano tutti belli e divertenti da giocare, così come senza dubbio li vorrebbero i loro creatori. Se li giocassi davvero, probabilmente si rivelerebbero delusioni.
La volta scorsa ho citato un paio di giochini di questo genere. Oggi ne ho un altro, anche se dobbiamo un po' allargare la definizione di “indie” visto che questo è fatto da un gruppo di veterani dell'industria: Duelyst. Però sono su Kickstarter, eccetera eccetera.
L'arte promozionale è strabiliante, e in questo caso sono felice che il risultato si avvicini così tanto alle intenzioni dell'artista. Mi commuove anche la scelta di tradurre questi design nel gioco in pugnetti di pixel, personaggini bidimensionali ma arricchiti da effetti di luce e ombra modernissimi.
Non lo giocherei mai, naturalmente (è solo multiplayer competitivo), ma è bello vivere in un mondo in cui possono esistere queste cose.
Comics blooming
Domenica scorsa, molto semplicemente, Cartoomics. Non l'ho mai considerata una delle fiere centrali per quello che riguarda il fumetto e la nerditudine in Italia, ma tant'è, è in Italia, pareva brutto non pagare visita.
E' il secondo anno che la fiera si svolge all'area fieristica di Rho, l'area "di lusso" diciamo, quella per gli eventi "arrivati". L'anno scorso devo ammettere che il suo ampliamento mi aveva lasciato un po' perplesso, mi era sembrata dispersiva, un po' priva di anima, quest'anno invece l'ho vista molto meglio, molto più focalizzata nell'offrire servizi e prodotti.
In realtà l'ala fumetti rimane sempre un po' strangolata nella logica della mostra-mercato, che mi va benissimo, eh, nel senso che la pulsione all'acquisto in luoghi come questo è malsana, ma sempre ben accetta, ma comunque fa sì che la maggior parte della fiera sia adibidita a esposizioni di fumetti e altre cose fighe per la vendita. Manca quindi il gusto dello stand da attention whore, il pupazzone in plasticone, i poster. Anche le aree di dibattito e discussione sono un po' ai margini. Certo, il Cartoomics è una fiera un po' più dal basso del Gamesweek, le Case Editrici immagino non ci spendano dietro moltissimo (soprattutto quando, appunto, hanno eventi come Lucca), ma forse qualche tocco glamour in più mi sarebbe piaciuto.
Molto meglio, a suo modo, l'area games. Continua a essere un pochino un grande oratorio, ma in fondo è proprio questo il senso: accogliere persone e farle giocare. C'è una maggiore aria di coinvolgimento e desiderio di incuriosire anche perché in generale il mondo del gaming è meno sotto i riflettori. Non avevo grande istinto di sperimentazione, anche perché ero in giro da solo, ma ho visto un mucchio di gente divertirsi.
Cartoomics è una fiera fumetti, ci si aspetta che a farla da padrone siano i manga, perché sono sempre i più nerd sulla piazza, seguiti da DC/Marvel. In realtà non è andata granché così. Il mondo giapponese ok, è una sorta di rumore di fondo di questo tipo di eventi, sia perché comunque l'atmosfera nippon oriented è adeguatamente scaldata dai cosplayer, il mondo DC/Marvel l'ho visto un po' indietro. Ho visto invece accelerare e passare in curva molti alti brand il mondo LEGO (per ovvi motivi) e il mondo Disney. Disney in questo momento, su Topolino, sta proponendo una di quelle serie tamarre e un po' sperimentali che mi piacciono tanto, chiamata Raceworld. C'è un po' del taglio alla PK, c'è un sacco di psichedelia, c'è un'idea originale. Non è perfetta perché il design delle macchine è orribile e le vicende sono frettolose, ma di contro c'è un sacco di carisma, a partire dalle copertine. L'area principalmente Disney era una specie di set di Art Attack dove si poteva stare assieme, ma non l'ho mai vista attiva quindi non vi so dire. C'è da dire però che Topolino era presente in molti luoghi, in modo più pervasivo del consueto. Anche l'idea del cofanetto con i numeri 1000, 2000 e 3000 è un bel colpo di mercato, anche se ovviamente non mi ha fatto né caldo né freddo, considerando che io due su tre li ho presi al momento dell'uscita. Mica pizza e fichi.
Un altro elemento molto interessante: tantissima musica. Stand dedicati agli anni 60 e 70 perché per essere nerd qualsiasi passione va bene, due palchi con concerti di vario genere, interviste a gruppi a caso. La musica ci sta sempre bene ed è stata trattata a Cartoomics in guanti bianchi, bene sottolinearlo.
Molto bello anche lo stand dei memorabilia LucasArts, uno splendido angolo in cui si è ripercorsa la storia della casa attraverso tutte le epoche. Dal retrogaming più spinto su NES fino agli ultimi titoli Playstation. Uno degli organizzatori me ne ha parlato come di un omaggio doveroso e io ho concordato assolutamente.
Ottimo cosplay. Non so se quest'anno ero semplicemente meglio predisposto, ma ho visto un sacco di opere molto interessanti. Una citazione per la coppia Yu/Creamie che erano sul mio metrò al ritorno, perché comunque bisogna avere una certa età o un certo gusto per il vintage, ormai, per usare quei personaggi, ma erano fatti molto bene. Possiamo invece tranquillamente affermare che Kill La Kill ha fatto al molto cosplay bene come solo Gurren Lagan era riuscito prima.
Chiudiamo questo breve e asciutto resoconto con i miei acquisti. Due semplici +1 dati dal Tutto Ratman (uno dei migliori degli ultimi tanti) e da Gunslinger Girl (la cui disastrata vicenda editoriale mi lascerà a vagare per sempre tra le fumetterie). L'unico acquisto in blocco che invece ho voluto fare è stato Kingdom Hearts, il manga. Lo so che è un'opera imperfetta, ma 358/2 è un gioco che mi ha colpito veramente molto e mi ha fatto venir voglia di recuperare le vicende di Sora in qualche modo. Il cartaceo è sicuramente il più rapido.
Vi lascio. Il mondo dei videogiochi è pieno di occhiali e controller, non crediate che non me ne sia accorto. Volevo parlare di questo, ma scivolare sul Cartoomics mi è sembrato più corretto. Abbiamo comunque un mucchio di tempo per tornarci su.
Cymon: testi, storia, site admin“Lunedì sera, la discoteca / Martedì sera, la discoteca / Mercoledì che mal di testa, ma sono andata alla discoteca / Giovedì sera, la discoteca / Venerdì sera non volevo andarci ma Fabio è venuto a cercarmi e allora sono / andata, alla discoteca / Sabato sera, la discoteca / Domenica alla discoteca”