Strip
serie
643, 07/12/2013 - Wrecking Ball
643
07 . 12 . 2013

Una nuova speranza

C'è un test più efficace di ogni demo per capire se dovete giocare Bravely Default. Chiudete gli occhi e ascoltate la colonna sonora. Se dopo 5 minuti non state piangendo, lasciate perdere: è un gioco che non fa per voi.

Se invece quelle note risvegliano in voi ricordi ancestrali, allora benvenuti a casa. Ogni pixel di questa casa è impregnato di storia, la nostra storia personale ma anche quella di una comunità di gente incline alle stesse passioni, e di un genere ormai lontano dalla sua Età d'Oro ma sempre vivo nel nostro cuore.
Abbiamo conosciuto questo titolo quando era ancora soltanto un nome buffo, perso tra i tanti nomi buffi che i giapponesi danno ai loro giochi. Queste stesse pagine sono state la cronaca dell'amore che stava sbocciando. Si è subito distinto perché era fatto da persone (non case di produzione, badate bene, ma singoli individui) con una storia di successi alle spalle che ci faceva ben sperare. Veterani dell'Età d'Oro del gioco di ruolo giapponese, quella a 16-bit. Il fatto che l'editore fosse SquareEnix poi alimentava le nostre speranze: è un istinto più forte di noi, non mordere mai la mano che ci ha nutrito.
Abbiamo seguito il suo sviluppo affrontando le solite difficoltà: l'ostacolo degli incomprensibili segnetti che i giappi usano per scrivere, la paranoica riservatezza degli editori orientali, l'indifferenza del giornalismo rivolto alle masse occidentali, l'ignoranza del popolo bove che non sa distinguere il tratto di Akihiko Yoshida da quello di Ryoma Ito. Ma anche tutto questo fa parte della tradizione, e ci dà soddisfazione ed orgoglio rovistare tra le scansioni rubate di riviste giapponesi ogni volta che compare un trafiletto sul gioco... è quello che ci definisce come videogiocatori di un certo tipo.
Ed ora, dopo esserci emozionati ad ogni nuova rivelazione di un costume strambo, dopo aver assistito dalla finestra alla pubblicazione in Nippolandia e alle scene di giubilo in quelle contrade lontane, il gioco è finalmente giunto tra noi. È stato un lungo viaggio ma come sempre ne valeva la pena.

In questo momento di gioia piena e di riscossa dopo anni vissuti nell'ombra, non dobbiamo scivolare nella tentazione di lanciare frecciate d'odio contro questo o quello. Bravely Default è un prodotto fatto come si faceva una volta, rappresenta l'eccellenza della vecchia scuola, il culmine di una tradizione antica. Final Fantasy da tempo ha preso altre strade: so che è facile sentirsi traditi, ma quando amiamo davvero qualcuno dobbiamo essere pronti al sacrificio estremo di lasciarli andare per la loro strada, se è questo che vogliono.
Final Fantasy non è mai stato un gioco per i nipponici più hardcore: loro erano attaccati a Dragon Quest e ad altri titoli ancora più oscuri, molti dei quali non hanno mai lasciato ufficialmente le coste di Nippolandia. Invece l'ambizione di Final Fantasy, rimasta inalterata attraverso 25 anni, è di fare il cinema... costruire esperienze audiovisive spettacolari a più non posso e storie emotivamente coinvolgenti, anche per il pubblico femminile (?!). Tutte cose che potrebbero apparire banali in quest'epoca, ma che hanno sempre spaccato in due la comunità dei fanatici di giochi di ruolo orientali.
Mi pare quindi ingiusto affermare che Bravely Default cattura il vero spirito di Final Fantasy, mentre la serie che porta il sacro nome è ormai diventata cibo per i porci. So che molti di voi, bravi figlioli, sono delusi e infuriati con SquareEnix perché ha voluto osare tanto con Final Fantasy XIII (e forse il vostro rancore risale al XII). Se volete gettarvi su Bravely Default rinnegando il vostro padrone siete liberi di farlo. Ma no, Bravely Default non incarna il ”vero“ spirito di Final Fantasy. Bravely Default è un distillato della vecchia maniera di fare gli RPG orientali, tutti quanti, un gioco che cattura le sensibilità del passato in maniera perfetta, come se fosse stato realizzato nell'Epoca d'Oro e poi chiuso in una bottiglia per tutti questi secoli.

È così, in effetti, che si catturano le fatine volanti.

Lo-Rez: arte, storia, web design
07 . 12 . 2013

Fool's garden

In queste ultime settimane si rincorrono le notizie dei modi più stupidi in cui le persone hanno sfruttato o mancato il day one delle nuove console. Come ben dice Lo-Rez, dopotutto, non esiste vera notizia intorno a questi pezzi di plastica, se non le loro inevitabili rotture, dovute all'endemica immaturità del loro hardware. Se non altro sono cose che fanno folklore, quello ci salverà sempre.
Per quello che riguarda le cose accadute davvero, invece, la prima che mi preme considerare è lo sbarco di YouTube su 3DS. Della miopia della Nintendo riguardo i social network e le interazioni sociali moderne non parleremo mai abbastanza, la sua console portatile sembra fatta apposta per pluggarsi in un ecosistema iperconnesso e invece è limitata al piccolo giardinetto dei Mii. Il fatto che si sia aperta a YouTube ha del miracoloso. E' ben vero che oggi qualsiasi telefono è, di per sé, un player YouTube e che in moltissimi casi si tratta di schermi e risoluzioni migliori dello schermino 3DS, ma a suo modo l'ergonomia del piccolo N è qualcosa che potrebbe dare del valore aggiunto alla visione. Potreste (ridalli) obiettare che il 3DS non è nemmeno un oggettino 3G e quindi dipende patologicamente dal WiFi, ma anche qui voglio ricordarvi che le soluzioni per avere connettività con a disposizione solo un WiFi sono infinite e più credibili della possibilità che vi facciate un doppio contratto telefonico (è il tema che già affrontammo ai tempi di PS Vita).

Passiamo oltre: Akihiko Yoshida molla Square Enix. E' un nome che probabilmente seguono solo i più nerd tra voi, ma la notizia ha una certa importanza per il momento in cui è stata data. Akihiko, infatti, è una delle menti dietro al design di Bravely Default. Bravely Default, ne ho parlato settimana scorsa, è IL JRPG del momento e sta sbarcando in occidente, mentre ne viene già annunciato il seguito. A suo modo, se ben gestito, rischia di essere il rinascimento della Square Enix. Non si hanno molti particolari sul perché l'autore molli, in realtà dalle sue parole sembra di capire che, per esempio, vedremo comunque la sua firma in fondo ai Bravely, però è impossibile credere che tutto quello che stia accadendo sia solo una sequenza casuale di coincidenze. Staremo a vedere col tatto di avvoltoi.

Per dare un tocco personale a questo editoriale volevo annunciarvi che ho finalmente messo le mie manacce su Fire Emblem: Awakaning. Si parla di Fire Emblem all'incirca da quando presi il 3DS, quasi due anni fa. Poi ci si mise l'importazione e infine la mia letargia anziana, che mi ha permesso di acquisirlo solo ora invece che al Day One, come i più nerdacci esaltati hanno fatto. Per ora non ha granché senso parlarne perché ho praticamente giocato solo la parte che già avevo visto nella demo. Come sapete sono sempre in imbarazzo a parlare di giochi vecchi, per esempio avrei già un badile di cose da dire su Kingdom Hearts, ora che ho potuto provarne un capitolo, ma probabilmente non lo farò. Allo stesso modo farò passare sotto silezio le mie ore spese al fianco di Chrom. Volevo però che sapeste che alla fine il gioco l'ho preso e che anche qua, nel pianeta apatia, essere videogiocatore ogni tanto è ancora bello.
Accidentalmente, sarebbe il caso di ricordare che ho messo le mani anche su Tekken, completando la triogia dei tre picchiaduro usciti su 3DS. Si, mi sento un po' bambino viziato, anche se ho recuperato la versione tedesca a soli 15 euri.

Lo schematico editoriale di oggi finisce così. E' inutile precisare che la strip del giorno è tutta colpa mia, perché non credo che Lo-Rez segua la scena beceramente pop, nemmeno quando ci sono ragazze biotte che penzolano da palle di ferro e leccano martelli. Che, detta così, potrebbe effettivamente essere la trama di uno di quei giochi bizzarri di cui si interessa a volte.

“Cause we got the fire, fire, fire, yeah we got the fire fire fire / And we gonna let it burn burn burn burn / We gonna let it burn burn burn burn / Gonna let it burn burn burn burn / We gonna let it burn burn burn burn ”

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