La Teoria dell'Indottrinamento
Con l'arrivo della bella stagione, e l'ausilio di dispositivi di comunicazione miniaturizzati, diventa possibile per una grande professionista come la nostra Clara lavorare all'aria aperta, magari al tavolino di un caffé alla moda. E così la bella PR scrive i comunicati stampa sul suo telefono... peccato che il contenuto sia sempre la stessa frase, espressa in tante forme diverse: “Cari Videogiocatori, Andate Al Diavolo”.
Anche la strip di oggi, grazie alla chiaroveggenza inquietante che da qualche tempo ci contraddistingue, tocca un tema di attualità senza volerlo. La strip era pianificata infatti da settimane, ma è caduta proprio nel bel mezzo della polemica su un certo DLC (come li chiamano i giovanotti d'oggi): quello che dovrebbe correggere il finale di Mass Effect 3.
Stupirò me stesso, oggi, parlando del finale di Mass Effect 3.
Come la penso sul gioco l'ho scritto qua. Del resto non potrei passarlo sotto silenzio, quando la nostra strip di domenica su Multiplayer.it, che aveva questo soggetto, ha superato ogni record di commenti. Di solito i commenti dei lettori sotto la strip mi fanno un male intollerabile, e vorrei che scendesse un grande fuoco dal cielo a bruciarli tutti. Anche quando ci fanno i complimenti, eh!
Ma stavolta, incredibilmente, la discussione è stata perfino interessante, con diversi commenti che valeva la pena di leggere: è un evento più unico che raro, e bisogna celebrarlo. Grazie!
Naturalmente la nostra vignetta era solo lo spunto, la gente moriva dalla smania di esprimersi sul tema caldo del momento: il finale di Mass Effect 3, a quanto pare, ha irritato non pochi individui, e la marea delle proteste ha assunto una dimensione mai vista nella storia dell'Intrattenimento. Vorrei dire nella storia dell'Arte, ma è una parola troppo grossa. La gente, insomma, c'ha RABBIA.
Io ovviamente non ho giocato Mass Effect 3, né ho intenzione di farlo. Però questo dibattito ha solleticato il mio interesse, e mi sono documentato sulla fonte di informazione più autorevole del nostro tempo. In buona sostanza: dopo avere promesso millemila finali diversi a seconda delle scelte di grande spessore morale che ciascun giocatore ha fatto durante tutta la serie, Bioware ha fatto invece un gioco con due o tre finali “diversi”, distinguibili per lo più dalla tonalità di luce di un lampo visibile per qualche secondo. Non sto scherzando, mi hanno detto che è proprio così. Già questo ha fatto imbizzarrire i giocatori come altrettanti bufali ottusi (perché lo sono). Ma c'è ben altro!
Il famoso finale (nelle sue quasi indistinguibili varianti) sembra infatti talmente assurdo da far sembrare logica una puntata di Twin Peaks, magari vista sotto l'effetto di stupefacenti, dopo aver bevuto sei birre medie corrette al whisky.
I nullafacenti esaltati dalle potenzialità di internet hanno prodotto terabyte di dissertazioni dottissime sui meccanismi narrativi, sui registri stilistici ecc., nel tentativo di analizzare questo dannatissimo finale. Del finale, come di tutto Mass Effect, non mi importa proprio nulla, ma questo genere di discussioni mi fa sempre piacere. Un intervento, addirittura, mi ha profondamente esaltato. È il commento sul forum da cui è partita tutta la cosiddetta Teoria dell'Indottrinamento.
Ora dirò qualcosa del finale, per cui chi ci tiene a non rovinarsi la sorpresa può tapparsi le orecchie. Però, onestamente: che ve ne frega della sorpresa?
Certi tizi particolarmente ossessionati, dicevo, hanno messo insieme una teoria che dà un significato molto profondo e perfettamente coerente al finale, e che anzi lo rende davvero un esempio splendido di narrativa. È una storia lunga, magari guardiamoci il video di spiegazione, è fatto davvero bene. Riassumendo: tutta la scena finale è un'allucinazione del protagonista Shepard, e non è reale. Sono i cattivi (?) della serie, i Razziatori, che cercano di manipolare la sua mente (come hanno già fatto con altri personaggi). Due finali su tre, quelli che sembrano in apparenza finire meglio, sono in realtà la vittoria dei Razziatori, e l'ultimo è quello in cui Shepard spezza l'illusione.
Data la quantità di indizi che puntano in questa direzione, tutti spiegati da gente ossessiva che non ha nulla da fare tutto il giorno se non postare su Youtube, mi sembra del tutto evidente che si tratta dell'interpretazione corretta. In altre parole, chi non ci crede non ha capito una mazza.
Resta il problema che questo straordinario colpo di scena, questo ribaltamente che poteva entrare nella storia del videogioco, è stato realizzato talmente male che la gente non l'ha capito. Non è questione di sottigliezza: è questione di soldi. Probabilmente mancavano i soldi (ovvero il tempo) per realizzare completamente la visione degli sceneggiatori, e quindi si è fatto uscire il gioco col finale monco, alla faccia dei poveri idioti che hanno pagato. Tutto come al solito, insomma.
Non servono eroi
La polemica di Mass Effect 3 non si è ancora sopita. Non vorrei annoiarvi ancora, ma è un argomento che mi affascina sotto molti punti di vista. Ci troviamo davanti a uno di quegli eventi storici di videoludo che tra una decina di anni qualcun'altro (bhe, spero proprio qualcun'altro) racconterà con nostalgia. E poi parliamo di scrittura creativa, dopotutto, qualcosa che sempre tocca per me corde speciali.
Settimana scorsa ho giustapposto Dead or Alive e Mass Effect 3, ma il ragionamento che ho fatto sta benissimo in piedi anche prendendo Resident Evil: Revelations. Vorrei quasi farvi una recensione, del gioco. Dopotutto avrebbe senso perché lo ho preso quasi al day one. Ma lo sto giocando con ritmi molto blandi e rilassati e voglio completarlo come faccio con gli anime.
Di Resident Evil: Revelation si è addirittura parlato di una brutta trama in generale o, quantomeno, una trama un po' sciapa. Bha, non saprei. Ci sono cose assurde, poi arrivano i mostri, poi la metà dei personaggi tradisce tutti, si rischia la fine del mondo. A un certo punto un personaggio mette in fila una dietro l'altra tutte le minchiate che hanno infilato nella trama per darle brio e quando dice di essere sul punto di spiegarle gli sparano, perché è ovviamente qualcosa di troppo assurdo, a tutto c'è un limite.
Ma c'è una nave da crociera che esplode e un paio di culi quindi funziona proprio tutto, anche Resident Evil: Revelations gira e rimane in piedi. Perché è un videogioco.
E poi, amici videogiocatori, non sfogate proprio tutta tutta tutta la vostra rabbia contro i poveri ragazzi Bioware. Considerate che la Ubisoft è lì lì per finire Assassin's Creed.
Questa settimana ho fatto una capatina al cinema a vedere John Carter da Marte. Ci sono andato con le migliori aspettative, perché di fondo sono un amante del pulp SF di una volta. Ne sono invece rimasto delusissimo e, a suo modo, le motivazioni possono ricucirsi al liet motiv di questo periodo.
John Carter da Marte è una storia vecchia come il mondo. C'è una principessa (il mestiere più antico del mondo) che deve essere salvata e un eroe ferito, seminudo e straniero piomba sulla scena. Da qui in poi un po' di botte.
Persino questo schema classico può invecchiare, però, e in questo caso è invecchiato proprio male. I dialoghi sono tutti del secolo scorso, con lui che dice "ma no", lei che dice "te la do", lui che risponde "si può". E lei non è nemmeno strapassera. E' un po' spallata, buzzurrina, per niente sensuale. E' il solito sforzo di uscire dal canone classico della gnocca seminuda e protesa alla celebrazione dell'eroe, che farà tanto bene all'idea di donna nel mondo, ma fa scendere le braghe dal punto di vista narrativo.
E' una storia anni 20, potremmo quasi perdonargliele tutte queste cose, ma anche qui manca la verve epica, manca la cattiveria di voler prendere lo spettatore per il bavero e scrollarlo. John Carter non dice una sola frase epica per tutto il film e tiene la scena così così, i cattivi sono i soliti picchiatori presi fuori da un bar di periferia che non sarebbero capaci di spaventare nemmeno Topolino, le battaglie sono più o meno battagliose, ma a parte il momento muscolare in cui lui macella da solo migliocentinaia di alieni pure loro non risvegliano niente.
Anche qui il punto si ripete: il solito schema seminudo salva principessa funziona, funzionerà sempre, ma è solo uno scheletro su cui costruire qualcosa di visivo e impressionante. Questo non è stato realizzato.
Bene, ho voluto mettere il piatto un po' di pensieri sparsi dopo settimane piuttosto monografiche. Non c'è molto altro da dire. A Dead or Alive sono una pippa seconda solo al computer, ma cercherò di conviverci. Un giorno, invece, devo farvi un editoriale sul Blake 7, ricordatemelo. Dalle facce avete tutti bisogno di cose vecchie.
Cymon: testi, storia, site admin“You can take everything I have / You can break everything I am / Like I'm made of glass / Like I'm made of paper / Go on and try to tear me down / I will be rising from the ground / Like a skyscraper! / Like a skyscraper!”