Strip
serie
419, 04/07/2009 - Il pedalò sul cavo
419
04 . 07 . 2009

Johnny Taker

L'agenzia di viaggi Follow The Rabbit ha rimesso in moto i suoi potenti mezzi per portarvi tutti, una volta ancora, sull'atollo di Paya Paya. Oggi l'obeso angioletto Bob, tuttora pallido come un verme nonostante i due anni trascorsi spaparanzato al sole dei tropici, è alle prese con avventure balneari.
Del resto, come possiamo biasimarlo? Fare il server admin ai tropici dev'essere uno scherzo crudele.

Un paio di settimane fa paventavo un commento su certi cartoni animati nipponici che sto vedendo in questo periodo... uno dei quali, incredibile a dirsi, è stato visto anche da Cymon qui a fianco. Si tratta di Eden Of The East.
Credo che, nonostante sia terminato da pochissimo in Nippolandia, sia già trasmesso in Italia da MTV. Non posso esserne certo, non potendo guardare la TV, e forse da anni i palinsesti televisivi sono tutta una montatura, un inganno costruito solo ai miei danni... insomma, non lo so.
Quando dico che mi piace un certo anime (e l'ho detto ad esempio qui), non sono mai sincero fino in fondo: ho sempre trovato che manca una certa maturità, nonostante gli anime che guardo io siano dichiaratamente per un pubblico più o meno adulto. Quando i protagonisti sono maggiorenni, o quando i temi sono trattati con una certa maturità, mi stupisco sempre. Non mi sono mai stupito tanto come per Eden Of The East.
Cercare di spiegare la trama sarebbe un esercizio futile, dovrei mettermi a parlare di 20.000 disoccupati nudi spediti in un container a Dubai, di un telefono cellulare magico, di una fotomodella serial killer, di una folla di “zombi” in un supermercato, di un otaku che non esce dalla sua stanza da anni perché non ha un paio di pantaloni... suonerebbe tutto molto sciocco. E invece questo anime affronta temi molto seri, è tutto tranne che sciocco o superficiale. I protagonisti hanno addirittura 22 anni!
Come in Death Note, anche qui ci sono persone speciali coinvolte in un gioco misterioso, che usano il mondo come un terreno di gioco, senza considerazione per le vite altrui. Però c'è anche una ragazza laureata che vuole andare a vivere da sola per non dover dipendere dalla sua famiglia, e c'è un club di disoccupati per protesta contro la rigidità della società nipponica e della morale del lavoro. Ci sono dodici persone con l'incarico generico di “salvare il Giappone” e i mezzi per farlo, ma ciascuno ha un'idea diversa di cosa significhi.
Ma scrivere ancora di Eden Of The East sarebbe troppo faticoso: è un'opera complessa, guardatela e lasciatemi in pace. Mi limito a dire che merita anche per l'arte: è tutto ad altissimo budget, visto che sono solo 11 episodi (oltre ai film che usciranno tra un sacco di tempo), e si vede.

Sarà meglio che riprenda a parlare un po' di videogiochi, visto che anche la settimana scorsa ho evitato l'argomento. Sarà la Crisi, in giro c'è poca roba. È tornato però il mirabolante Dungeon Fighter Online, quel gioco di ruolo/azione in 2D a scorrimento e multiplayer. Il lettore fedele, con una memoria di ferro e un'ossessione fuori dalla media per FTR, il lettore cioè che non esiste, ricorderà che ho già citato questo giochetto. All'epoca, 3 anni fa, era un oscuro MMORPG coreano, di cui non sapevo purtroppo nulla perché non sapevo ancora leggere gli ideogrammi coreani. (Neanche adesso.)
Fa piacere sapere che questo titolo è finalmente arrivato in Occidente.

Lo-Rez: arte, storia, web design
04 . 07 . 2009

Building web: emmevuci

Con il mare alle porte e il caldo che (a targe alterne) si presenta, una strip con Bob sul canotto direi che è l'ideale. Certo, Bob vive in vacanza tutto l'anno, ma che è un angelo fortunello lo diciamo da sempre, però, almeno, in questo periodo ci fa meno invidia, perché magari lo raggiungeremo presto anche noi in un posto intriso di salsedine o roba del genere.
Io, intanto, per rinfrescarvi, vado di nerdate tecniche che più tecniche non si può, per il solo personal sollazzo, così imparate.
Nella notte dei tempi un gruppo di scienziati sottoterra decise che ci voleva un nuovo modo di fruire la pornografia e creò l'HTML. Visto poi che gli archivi più sicuri per mantenere foto osè, allora, erano gli archivi sotterranei del DARPA, decisero di riversare lì le tecnologie sviluppate. Passarono anni a sollazzarsi con le loro collezioni, poi, un giorno, un bimbetto scoprì che con un telefono in un pomeriggio di noia si poteva entrare nei sistemi del DARPA a piacimento e giocare a Guerra Termonucleare Globale. Lo disse a tutti i suoi amichetti e nacque internet (bhe, all'incirca).
Capirete che quindi il primo internet era buono solo per mostrare documenti ed era molto semplice, roba che non poteva eccitare troppo i programmatori: linguaggi di markup che dove li metti stanno, poca logica o reattività... progettare siti web era stimolante come imbiancare il proprio sgabuzzino. Alcuni fecero diversi tentativi per rendere la programmazione web più complicata e quindi alzare la sfida (per esempio usando Frontpage), ma a lungo mettere in piedi paginette fu appannaggio solo di grafici e bimbetti con la foto del cane, la Sacra Disciplina (la Programmazione o Progettazione Software) poco si interessò.
Un giorno, però, uno di questi mentecatti che progettavano web decise che, magari, con a disposizione un server, si poteva provare a farlo pensare un po' prima di consegnare le pagine, nacque quindi il web dinamico, con un po' di smandruppi server-side (i primi in perl). Il problema fu che, per l'appunto, queste pratiche non ebbero la tutela dei sacerdoti della disciplina e della sant'indentazione quindi per anni mettere in piedi siti internet dinamici fu pura anarchia, con codice che veniva messo in piedi un po' in una qualche maniera, file buttati a casaccio e robe del genere. Ognuno si attaccava ai DB come gli pareva, ognuno sputava fuori HTML dagli orifizi più strani, ognuno metteva la logica dove trovava più comodo.
In tutto questo bailamme, poiché deve nascere un eroe quando l'epoca si fa oscura, apparvero gli emmevucì.
EMME VU CI sta per Model, View and Controller e non si può definire un linguaggio né un pacchetto applicativo o una libreria. E' un framework, un modo di fare le cose, una serie di cassettini da riempire. In ogni cassettino ci metti alcune cose che ti servono e tutti i cassettini, assieme, fanno una webapplication. Per darvi una brevissima panoramica un MVC mette a disposizione delle tecniche rapide per implementare "spinotti" di attacco di database (Model), strumenti adatti a mostrare l'HTML più oppotuno comprendente i dati desiderati (View) e naturalmente alloggi per tutto quello che può essere intelligenza tra una cosa e l'altra (Controller)
L'MVC più famoso, quello che trovate a prescindere in tutti i libri di scuola, è struts, tecnologia Java. La SUN avrà tanti aspetti negativi, ma in realtà negli anni ha finito col dominare molti ambiti proprio perché ha sempre creato dei prodotti che fanno della razionalità e della razionalizzazione del lavoro il loro cavallo di battaglia. Struts è oggi ancora usatissimo da un pacco d'aziende alla facciazza delle tecnologie di moda ed è abbastanza uno standard per chi intenda sviluppare web in java. La cosa che però è un po' più degli ultimi anni è che, in un modo o nell'altro, praticamente tutti i linguaggi fighetti per il web hanno sviluppato un loro MVC che, basandosi sullo stesso principio di struts, incarnale peculiarità del linguaggio in cui è creato. E' il caso dell'oggi famosissimo Ruby on rails, che viene venduto come la rivoluzione del web, ma che, come vedete, è un concetto vecchiotto e venduto bene. Se però scavate nella cultura di ogni dialetto scoprirete anche Django per gli appassionati del Python o Zend per chi si occupa di PHP. Ovviamente, però, sapete che io son perlista e volete che i perlisti non abbiano qualcosa? Certo che ce l'hanno! Per chi vuole fare programmazione web strutturata in perl la soluzione ideale è Catalyst!
Bhe, Catalyst, come tutte le altre cose perl, si odia e si ama per varie ragioni, ma tutto questo sarà tema di un altro incontro di building web. Voglio infatti portarvi alle mie vicende personali a poco a poco, con questi pallosissimi pistolotti didattici che però, diabolicamente, splitto a puntate come il peggior nettuno sat. Perché? Perché questa è column mia e qui comando io.
To be continued...

“All I see is me and you / Eyes of green hidden by blue / All I know is all I see / The part of me ”

Cymon: testi, storia, site admin