La somma Frieren
Le margherite sono i predatori naturali del Videogiocatore. E ora ci hanno circondato. Sono apparse senza preavviso quando le coltri di pioggia si sono aperte, e con esse è arrivato il cioccolato decorato con ghirigori di zucchero.
Ma quest'anno i prati fioriti per me sono sovraccarichi di un significato nuovo e bellissimo: mi ricordano Frieren.
I campi di fiori questa primavera mi fanno un effetto diverso perché sono l'incantesimo preferito di Frieren.
Le prime quattro puntate di Frieren consistono quasi totalmente in una contemplazione silenziosa di prati fioriti dipinti ad acquerello, dei quali scopriamo a poco a poco il senso profondo. Ma senza fretta. Ottanta minuti che costituiscono a tutti gli effetti un episodio unico (la prima stagione infatti ne ha altri 24 dopo questo), un'introduzione dai modi gentili ma che colpisce forte e basso quando meno te lo aspetti.
Frieren è un'elfa minuta, ben più antica degli anni che dimostra, e trascorre quasi tutto il suo tempo persa nei ricordi, passeggiando trasognata e placida attraverso le vicende e gli scenari classici dell'RPG fantasy occidentale. Può permettersi questa tranquillità perché è una maga tremendamente potente, talmente forte che non è rimasta più alcuna minaccia al mondo in grado di impensierirla.
Per tutti gli altri invece le minacce ci sono ancora, eccome: questo squilibrio sarebbe capace di mettere in crisi qualunque impianto narrativo, e difatti ha affossato tante mega-produzioni recenti dei gaglioffi incapaci di Disney, Amazon & Netflix, con i loro patetici Protagonisti Forti™. Qui no: qui lo squilibrio di potere ed esperienza è gestito a meraviglia, e anzi è il cuore stesso della narrazione.
Dopo queste prime puntate fatte di passeggiate tranquille e rimembranze agrodolci (che culminano già in qualche picco di intensità emotiva capace di ridurre in lacrime il più cinico degli spettatori), la storia si incanala sui binari più consueti del genere... Non chiedetemi quale genere, io qua dentro sono quello che non guarda i cartoni animati giapponesi (?!). Ma comunque un genere dev'essere di sicuro, perché negli ultimi anni sono usciti centinaia se non migliaia di prodotti tutti fatti così: medioevo europeo banalissimo, dinamiche da RPG se non proprio da videogioco.
A sentire la Gente, l'esecuzione di queste formule (il Torneo di Magia) in Frieren è comunque sopraffina e degna di nota. E del resto ha colpito anche me, che su queste pagine negli anni mi sono costruito un personaggio la cui caratteristica distintiva è che non guarda i cartoni giapponesi... e anche se fosse, comunque detesta il Fantasy Medievale Europeo Banalissimo come si vede negli RPG occidentali da Neverwinter Nights a Baldur's Gate III.
Eppure Frieren ha fatto breccia nelle mie difese: è una maga davvero così esperta.
Frieren mi ha fatto passare sopra tutte queste atmosfere che trovo insipide, e mi ha affascinato con la sua fattura magistrale. C'è un fotogramma nel momento dell'“Apice della Magia” che è davvero un tuffo al cuore, e me lo porterò dentro per un po'; oltretutto è una meraviglia anche tecnica, animata da certi giovanissimi prodigi che al momento sono il meglio del meglio dell'animazione nipponica.
Gli ultimi due episodi infine ritornano alle atmosfere rilassatissime degli esordi, e giunti fino a qui i protagonisti hanno accumulato un tale bagaglio emotivo che per disintegrarci l'animo e ridurlo in mille pezzettini ormai basta uno sguardo, un cenno, un flashback di un secondo inserito a sorpresa che interrompe un dialogo (infatti il montaggio è favoloso, con certi tagli da cinema d'autore che mi ha sorpreso vedere in un anime).
E poi, non per guastare quest'atmosfera tutta matura e sentimentale, ma Frieren offre anche dei momenti mostruosamente pervertiti come solo i giappi sanno fare... ma sempre delicatissimi e attenti a non spezzare la poesia del momento. Il personaggio di Fern è un monumentale capolavoro di perversione implicita e trattenuta, per così dire: la battuta “Da qui si vede solo mezzo cielo” è già entrata di diritto nella storia della perversione nipponica (per quanto affollata sia), e ha abbattuto la diga delle fanart.
Tutti abbiamo conosciuto almeno una Fern nella vita, che ci ha fatto impazzire in più di un modo, o uno Stark. I più fortunati (o sfortunati) hanno conosciuto una Frieren o lo sono stati essi stessi. L'arte è uno specchio in cui riconoscersi.
Ma basta così, meglio non dire troppo, altrimenti “quando ci rivedremo sarebbe imbarazzante...”
Pasqua a Cortana
Esiste questa malsana filosofia di vita che fa credere alla gente che la propria vita sia determinata dalle tab del browser che hanno aperte e che quindi queste non si debbano chiudere mai. Si creano quindi culti con persone che ne tengono aperte decine, gente che salva gelosamente lo stato della propria navigazione in cassaforti di platino, zeloti che sacrificano la loro intera RAM affinché il loro browser possa tenere in vita un'ecosistema più complicato della Foresta Amazzonica.
Tutto questo, sia chiaro, è pura follia, vi hanno dato i tab del browser per navigare in più punti contemporaneamente secondo però i limite della vostra attenzione come persone, non come diario di tutta la vostra vita. Se vi serve veramente di tenervi aperta una pagina web ogni tanto ci sono mille modi per conservarla, tra segnalibri, post-it, piattaforme come Pocket e RSS. Se invece un tab non vi serve più, ma proprio non riuscite a chiuderlo provate a venderlo su Wallapop. Sembra che la gente ci faccia un mucchio di soldi (svuotandosi casa, che non sembra proprio il segno di un'economia salutare).
Eravamo stati assai tiepidini su Halo, ma questa dev'essere l'epoca dei grandi riscatti perché la seconda stagione ha superato le nostre più rosee aspettative. La seconda iterazione della saga di Master Chief si presenta subito con un primo episodio epico e intimista e va avanti con un gran ritmo affondando le braccia fino ai gomiti nella migliore military sci-fi. Il grosso dei quid della prima stagione sono dati rapidamente per archiviati e vengono invece chiamati in campo i temi che hanno reso il videogioco immortale. Io non ho mai giocato niente della saga (non sono mica un boxaro) quindi mi posso considerare impermeabile agli easter egg, devo dire quindi di aver apprezzato il modo genuino in cui Covenant, umani, Flood e persino l'Halo stesso trovato collocazione nella storia. Certo, non è una serie esente da difetti, ci sono alcune soluzioni facilonissime e ingenue che si potevano elaborare un po' meglio, ma queste si presentano quando ormai sei sedotto quindi sei pronto a perdonarle. Certo, i Flood non sono proprio niente di nuovo e la virata zombie-movie del finale non è proprio quello che l'epica guerresca aveva previsto, ma qui condividono difetti serie TV e ambientazione originale quindi ancora una volta non voglio infierire. I Flood, poi, incastrati nella più vasta trama dell'universo di Halo (che, ammetto, ho un po' sbirciato) assumonon poi un senso di per sé perfettamente coerente.
E' il caso di parlare di Dragon's Dogma 2 o Princess Peach Showtime per sembrare dei veri giornalisti di videogiochi? Non avendo giocato a nessuno dei due probabilmente non dovrei parlare di nessuno dei due, però sono sicuro che così deluderei i miei tre-quattro lettori. Che dire, trovo interessante l'uscita di Princess Peach perché sembra proprio che Nintendo stia usando lei per cavalcare l'onda dello Strong Female Character che impera in vari ambiti della cultura di massa odierna. Personalmente è già da molto che mi sembra che Peach si sia affrancata dall'idea di Damsel in distress, almeno dall'era dei Kart o di tutti gli altri più-o-meno party game in cui ha sempre avuto un ruolo paritario nei confronti di Mario. Forse, più in generale, l'idea che la storia di un idraulico che deve salvare una principessa rosa confetto da una tartaruga-drago piena di spuntoni possa in qualche modo trasmettere qualche idea di stereotipo è un po' peregrina, Peach è da sempre un archetipo decontestualizzato che tutti possono interpretare come meglio credono. Princess Peach Showtime sembra invero un gioco dal target giovanile, che persone sopra una certa età stanno comprando come al solito "because is Nintendo", questo un po' misura come mai il suo andamento di vendite sia considerevole, ma non devastante come spesso accade alle IP della N. Eppure il lavoro di charadesign (aka "costumi") fatto è notevole, secondo me è un gioco da cui potrebbero realmente gemmare dei veri videogiochi con poco sforzo. E si sa che Nintendo si lascia raramente scappare un'opportunità "con poco sforzo".
Aggiornamento personale: forse già a missione cinque Fire Emblem: Awakening Lunatic ha raggiunto il suo limite per me, sembra assolutamente impossibile andare oltre questa missione in cui i nemici continuano ad arrivare arrivare e arrivare e sono tutti capaci di oneshottare la maggior parte dei tuoi uomini. Forse è ora di cedere a guardare un qualche video youtube o un walkthrought dettagliato? Mi abbasserò a tanto? Credo di volerlo fare anche solo per convincermi che una soluzione, di un qualche genere esiste
Cymon: testi, storia, site admin“Holy Diver / You've been down too long in the midnight sea / Oh, what's becoming of me? / Ride the tiger / You can see his stripes but you know he's clean / Oh, don't you see what I mean?”