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1008, 20/03/2021 - Aperitivo online
1008
20 . 03 . 2021

Rosso e arancione

Se questa vita è una vacanza tra due eternità, allora la Primavera è una vacanza tra le stagioni, precaria e confusa, inquieta e imprevedibile.
I nostri Ingegneri (delle Tenebre) ancora faticano ad abituarcisi, con tutto questo sole che entra all'improvviso dalle aperture nei muri e fa specchio sugli schermi, come a ribadire chi è che comanda sulle lucine debolissime dei nostri LED. In più ci si mette la Situazione perdurante, che in teoria ha avvicinato tutta l'altra Gente™ allo stile di vita che da sempre ci è proprio... ma che in pratica ci lascia smarriti quanto gli altri.

Evangelion, e in particolare l'Unità 02, ci ha insegnato che nonostante il senso comune, rosso e arancione (e bianco) possono stare molto bene insieme. Andiamo avanti forti di questo insegnamento, fortissimi e debolissimi insieme come Asuka Langley.
Il film che conclude 25 anni di Neon Genesis Evangelion è infine uscito nelle sale giapponesi, come accennavo stupefatto la volta scorsa. E anche rosicando molto, perché chissà quando e come lo vedremo mai da questa parte del mondo (e comunque non sarà la stessa cosa).
Oltretutto a quanto pare è un capolavoro, un Magnum Opus che conclude degnamente il cartone animato giapponese più importante di tutti i tempi. 155 minuti che premono contro i limiti dell'animazione cinematografica per fare sempre di più e sempre meglio, per osare quel che nessuno ha mai osato. L'apoteosi di un genere, di un medium, di un popolo intero.

Ma ci tocca pazientare. E se uno volesse nel frattempo trastullarsi con i videogiochi, potrebbe... no, non giocare davvero a qualcosa, non scherziamo! Potrebbe trovarsi un'altra cosa da attendere con impazienza, ad esempio questo Forspoken presentato da SquareEnix in settimana.
Si tratta del gioco precedentemente noto come Project Athia, annunciato insieme a PS5 e di fatto uno dei pochi titoli che ad oggi ci abbiano fatto intravedere qualcosa della Nuova Generazione. Non a caso uscirà tra un anno e mezzo.
A realizzarlo sono i sopravvissuti di Final Fantasy XV (letteralmente i sopravvissuti, considerata l'incidenza di crolli nervosi e ospedalizzazioni tra i membri di quel team). E in effetti quei paesaggi fotorealistici ricordano molto l'ultimo Final Fantasy, con un personaggio nerovestito stilosissimo che fa acrobazie anti-gravità. SquareEnix sta anche rastrellando l'elite dei professionisti videoludici giapponesi, come dicevamo in occasione di Final Fantasy XVI, e ci sono le premesse per il ritorno di una nuova Grande Stagione Giapponese sulla scena del divertimento elettronico.
Noi possiamo solo aspettare.

Lo-Rez: arte, storia, web design
20 . 03 . 2021

Più grosso più lungo e tutto intero

Il cinema di supereroi non ha esattamente contribuito ad arricchire il lato più artistico della settima arte, ma è riuscito comunque in imprese incredibili. La stessa esistenza del cinecomic per molti anni è stata considerata impossibile. I grandi successi relativi ai supereroi che ci sono stati negli anni 80 e 90 (i Superman di Donner e i Batman di Burton) in realtà non erano reali film tratti da fumetti, ma riletture degli autori dell'epica dei personaggi, così personali da riuscire, in certi casi, a indispettire il fandom. E' stato solo con lo Spiderman di Raimi e l'X-Men di Singer (regista che ancora trovava assurdo realizzare a schermo dei costumi) che abbiamo avuto un cambiamento epocale nel cinema d'azione, avvicinatosi incredibilmente al fumetto.
Questo però è ancora poco, perché ancora più incredibile è quello che è riuscita a mettere in campo la Disney, con il suo super-progetto multi pellicola portato avanti su dieci anni che è culminato in Infinity War. Una vera e propria saga mandata nelle sale con sprezzo del pericolo che ha ribaltato il paradigma commerciale alla base del celluloide ottenendo, in ritorno, risultati sfavillanti.
Anche la Snyder's Cut di Justice League va indubbiamente annoverata tra le anomalie dei cinecomic, per quanto pianti le sue radici anche nell'anomalia della pandemia e dei cinema chiusi. Un film uscito 4 anni fa dal risultato patetico che è stato oggi completamente rifatto fino a diventare un film monstre da quattro ore radicalmente diverso nello stile, nell'anima e negli intenti.

(ovvio, parlando del film ci saranno inevitabilmente degli spoiler, sapete com'è la regola)

Nasceva male, Justice League, nasceva dall'isteria Warner tutta marketing che faceva pressione perché si corresse dietro al progetto Marvel nonostante quest'ultimo godesse ormai di una macchina industriale magistralmente odiata e di una lungimiranza che gli aveva permesso di procedere a passo fermo attraverso gli anni. La Warner non riusciva a capacitarsi di avere a disposizione materiale sostanzialmente equivalente e di non riuscire a farne fuori gli stessi soldi, ma soprattutto non riuscire a farli fuori nello stesso modo. Poco importava il successo (molto più cinematografico) del Cavaliere Oscuro di Nolan che, come Donner e Burton, sembrava essere stato capace di lavorare su un fumetto prendendone allo stesso tempo le distanze. Loro volevano il fumettone, loro volevano i fottuti soldi che il fumettone faceva.
Zack Snyder non è certamente Nolan e probabilmente non ha neanche la ruffianaggine del Whedon degli Avengers, ma anche tenendo conto di tutti i suoi limiti è evidente che questa pressione tutta commerciale ha minato il suo lavoro fin da Man of Steel, film imperfetto che a sua volta nasceva come progetto autorale su Superman e improvvisamente scopriva di essere l'inizio di un universo esteso che doveva bruciare le tappe e riguadagnare in pochi balzi anni di terreno perduto. Da lì è disceso l'altrettanto imperfetto Batman V Superman (che però non riesco a odiare) e in un crescendo di assurdo masochismo la prima cut di Justice League, un film di Snyder che però poi Whedon aveva dovuto ricucinare per farlo sembrare qualcosa che evidentemente non voleva essere arrivando a uno dei più clamorosi disastri del cinema blockbuster dell'ultimo decennio. A partire da quello il progressivo scoramento nei confronti del progetto DCEU, il tentativo fallimentare di Affleck di crederci ancora, lo scompanginarsi delle truppe. E, dopo ancora, l'ostinazione di Snyder, il fatto di trovarci nel mondo dei cinecomic, le piattaforme di streaming ruggenti e la pandemia. Tutto per arrivare a oggi: Justice League Snyder's Cut.

Si sente il malcelato rancore di Snyder fin dal titolo: Snyder's Cut, il film che ho fatto io, il film come lo volevo io, il film che sarebbe andato nelle sale se si fosse fatto come dicevo io. E' un rancore che lascia anche dei segni sulla pellicola. Quando, in una delle prime scene, Aquaman lascia il villaggio di pescatori e parte un video musicale dell'Eurovision con coretto di contadinette islandesi che va, va, va avanti ben oltre il necessario, capisci che Snyder vuole che qualcuno ci provi, a dirgli che doveva tagliare qualcosa, così che lui possa tirargli un pugno in faccia e sfogare una frustrazione cresciuta negli anni. Noi però non siamo interessati a dirgli che certe scene sono troppo lunghe, in una sorta di legame empatico nerd noi che ci siamo messi a guardare quest'opera consapevoli che sarebbe durata quattro ore abbiamo anche deciso che sì, per una volta può fare come vuole lui, tanto per capire cosa succede, quando si lascia a un regista la briglia così sciolta.
Tanto se anche Snyder avesse scorciato gli intervalli musicali, asciugato certi ralenty un po' cringe e possibilmente tagliato di netto la parte di Martian Manhunter oscenamente accessoria comunque non sarebbe riuscito a dare al film una dimensione ragionevole perché, semplicemente, c'è troppa roba in Justice League per renderlo un film di dimensioni normali.

In questo senso Snyder's Cut è un'enorme lezione sul cinema, sulle sceneggiature e su cosa significa realizzare un film. Non è possibile, per esempio, con un'epica che sta già galoppando per conto suo, pensare di introdurre personaggi come Flash e Cyborg con pochi tocchi, senza costruirli dedicandogli dello spazio. Non si tratta semplicemente di parlare della loro backstory (dopotutto su come Flash abbia ottenuto i poteri non c'è una riga di script), si tratta proprio di lavorare perché il pubblico empatizzi con loro, li trovi rotondi, decida di appassionarsi alle loro vicende. Il cinema non è successione di eventi, la successione degli eventi forma la scaletta che è l'ossatura dell'ossatura dell'ossatura della storia. Molta gente oggi è convinta che per scrivere una storia bisogna soltanto far accadere cose, ma è una stupidaggine. Il grosso del lavoro che bisogna fare perché una storia funzioni è convincere lo spettatore che quella storia serva a qualcosa. E' inutile mettere in pericolo un personaggio se a nessuno interessa il suo futuro. La magia non è mettere immagini scintillanti su uno schermo. La magia è fare in modo che la gente provi per quelle immagini dei sentimenti.
Nello Snyder's Cut questo tempo c'è, possiamo scoprire cosa prova Barry Allen e dove va la sua vita, possiamo scavare nell'angoscia di Victor Stone, tutti temi che non c'entrano niente con gli eventi principali, ma che servono per quando Flash e Cyborg si troveranno a rischiare la vita contro il cattivo finale. Possiamo addirittura dare una qualche tridimensionalità a Steppenwolf, il grosso buzzurro con l'ascia che rappresenta il cattivo. Aquaman, a parte alcune immagini atlantidee, è forse il personaggio che gode di minor lavoro, ma in questo Snyder potrebbe essere stato abbastanza astuto da mettere in conto che comunque lui un film tutto suo per delinearsi lo ha già avuto (così come Wonder Woman).
Snyder poi deve anche occuparsi della resurrezione di Superman, mica robetta. Se vogliamo è la resurrezione di Superman che rovina completamente la cut 2017 di Justice League, perché in fretta e furia i personaggi decidono di tirarlo fuori dalla bara, dargli una scossettina ipertecnologica e rimetterlo in piedi. Poi lui si sveglia un attimo con le palle girate, guarda Lois negli occhi e la scena dopo scende giù a menare Steppenwolf come se fosse un assurdo cheat all'interno della storia. Se Superman risorge dalla tomba e torna a salvare il mondo questa cosa deve essere resa con la dovuta epica, deve avere dei tempi scanditi, devi dare un momento al pubblico perchè abbia paura di Superman e poi può lasciarlo un attimino a Smallville ad accarezzare il grano per ripigliarsi e decidere di intervenire nella battaglia finale. Senza il ritmo correttamente scandito questa roba non puoi proprio presentarla su schermo, poco contano i baffi, le tute rosse e nere, le mutande sopra i pantaloni o i pettorali di Henry Cavill.

Parlando di empatia mi piace segnalare un'interessante variazione rispetto alla cut 2017. Allora la città russa radioattiva dove Steppenwolf mette la sua base era abitata e il film indugiava a più riprese su piccoli bambini che soffrivano sotto il tacco del mostro extra-dimensionale. L'intento era chiaro, serviva del sentimento in scatola facile da consumare, qualcosa che non aveva bisogno di costrutto e, si sa, bambini che soffrono in zona pseudo di guerra sono sempre efficaci. Tutta quella parte scompare, anzi, la città viene esplicitamente dichiarata deserta. Ai tempi ricordo che l'elemento di questi civili che dal basso vedevano il realizzarsi dell'apocalisse mi era sembrato una delle poche idee utili di tutto il film, ma la realtà dei fatti era che erano un'arma narrativa per attirare l'attenzione su qualcosa che mi sarebbe dispiaciuto vedere distruggere. Alla Snyder Cut non servono proprio e la loro rimozione non è un problema perché le tre ore precedenti di crescendo hanno fatto sì che lo spettatore abbia già abbastanza da rimanere coinvolto senza doversi chiedere perché dei teneri bambini russi dovrebbero andare a stare in una città radioattiva diroccata e poi venire pure a lamentarsi se un mostro alieno decide di gentrificarla trasformandola in una base per la distruzione del pianeta.

Nel finale, la vendetta di Snyder ha un che di comico. Lo vedi che taglia, aggiunge e monta come un ossesso, una specie di Jack Torrance con Aftereffect che ridacchia tra sè. Poi scrive "epilogo" su schermo e tutta la gente della produzione intorno a lui tira un sospiro di sollievo: ecco, ha finito, ora si calmerà. Invece no, lui a quel punto tira fuori una risata diabolica da spaventare Jared Leto che fa il Joker e nell'epilogo infila tre epiloghi personali, un paio di preview come se qualcuno fosse lì a volergli far fare i seguiti, alcune strizzatine d'occhio gratuite e naturalmente la scena di Batman e Joker nel futuro impossibile. Tira fuori, insomma, qualcosa come altri venticinque minuti di pellicola quando ormai la gente comincia a non potere più. Perché questo è lo Snyder cut. Si fa come voglio io. Non vi alzerete da quel divano finché io non ve lo dirò.
Ah, però non mette la scena dopo i credits
Spendiamo un paio di parole sul futuro apocalittico già profetizzato in Batman V Superman e qui ripreso in due punti. Non credo se ne farà mai niente, dal punto di vista di produrre un effettivo film, ma a suo modo questi spezzoni già funzionano instillando nello spettatore una sincera inquietudine nei confronti di Superman nella sua feroce versione killer. Anche se i riferimenti a personaggi e storyline inesistenti sono sovrabbondanti è bello da una parte avere Batman e Superman sostanzialmente in pace e dall'altra questo spettro di distruzione incombente.

Concludendo mi sono divertito a guardare Snyder's Cut, sicuramente non mi ha lasciato quell'oscida sensazione di tempo buttato dell'originale Justice League, ma c'è voluto coraggio a iniziare a guardarlo e di certo non lo rifarei. Quella storia poteva essere raccontata solo con quei tempi e quei tempi, nella mia idea di cinema, sono sbagliati. Però rimane un'opera secondo me con dell'ottima epica supereroistica e, soprattutto, con una cifra tecnica che di nuovo sopravanza il mondo Marvel, che per certi aspetti intenzionalmente mantiene un basso profilo per non rischiare con le masse. I personaggi sono buoni, la trama è stupida come succede sempre in questi casi, ma si vengono a creare interessanti punti di tensione. Bisogna dare merito alla Warner (e a Snyder!), alla fine, di aver raddrizzato uno Zeitgeist contrario con un'operazione assurda, che però è assurda solo se, per l'appunto, ci atteniamo al giudizio strettamente cinematografico. Snyder's Cut viene distribuito sulle piattaforme di streaming, in certi contesti anche esplicitamente spezzato in episodi. In fondo se lo pensate come una serie TV o come uno sceneggiato ad altissimo budget il fatto che sia così lungo non è nemmeno un handicap terribile, visto che è più breve di certe sessioni di bingewatching di prodotti più mediocri. Rimane un bellissimo esperimento di cosa rappresenta l'artigianato del cinema e di come dallo stesso materiale possono uscire cose diversissime.

“Not impressed”

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